Periscopio da Capri.
Inauguriamo lo spazio periscopio con un pezzo di Valentina Coppola che da oggi si occuperà di società e cultura per Capri Press
Il Pinocchio di Buscemi apre la rassegna CapriCentoCinquanta
di Valentina Coppola
E’ il burattino più famoso al mondo a dare il via alla rassegna primaverile Capri Cento Cinquanta, organizzata dall’Assessorato alla cultura e turismo per festeggiare l’Unità di Italia.In una cornice suggestiva come la chiesa del SS. Salvatore, nei dintorni della famosa piazzetta, l’attore Andrea Buscemi insieme con la rivelazione Martina Benedetti hanno messo in scena Pinocchio di Carlo Collodi. La performance, accompagnata dal pianoforte di Dino Mancini, musicista di Giorgio Panariello, ha conseguito un gran successo. Forse perché è proprio l’immagine rivoluzionaria, del bambino che non vuole mai crescere, che parte dal basso e lotta, nato dalla penna di Carlo Lorenzini, alias Carlo Collodi, (egli stesso mazziniano e partecipante alle rivolte risorgimentali) che riesce a sintetizzare al meglio le lotte e i cambiamenti dell’Italia di oggi e di ieri, che hanno reso possibile l’unità del bel Paese.
Dalla sua prima edizione nel 1881 Pinocchio annovera 240 traduzioni ed il libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano. Il cinema gli ha reso omaggio più volte, tra cui l’indimenticabile prova televisiva di Comencini nel 1971, mentre tra le rappresentazioni teatrali, singolare quella di Carmelo Bene, in più riprese dal 1961 al 1999. Ed è proprio a quest’ultima che Andrea Buscemi fa riferimento nel suo recital, ci racconta, infatti, quanto fu brutale il suo approccio alla favola da bambino, quando lo vide per la prima volta a Pisa. Probabilmente perché la versione di Bene è ben diversa da quella canonica: è chiara l’incapacità , il rifiuto di crescere, il viaggio del disincanto di un burattino in balia di una fatina dai capelli turchini. E lui lo riprende, oggi , svelando la parte crudele dell’opera, senza indugiare nel banale universo favolistico, affrancandosi dunque dalla chiave di lettura dedicabile ai più piccoli. Buscemi è un uomo affascinante, confessa di essere stato anche lui un po’ Pinocchio nella sua vita, ma che ha riscoperto la bellezza della verità da adulto. Da vero uomo di teatro non è affatto spaventato dalla ‘location’ caprese, una vecchia seppur affascinante chiesa, perché, afferma come sia giusto ricordare quanto stimolante sia salire sul palcoscenico, al di là delle splendide scenografie ( è infatti ora impegnato con Eva Robbins L'Avaro" di Molière), anzi, afferma , rappresenta uno stimolo in più e un monito per non dimenticare il vero obbiettivo del teatro. Il recital d’ altra parte, per sua natura , si adatta ad ogni tipo di apparato scenico, e lui si auspica anche una lettura di Pinocchio nelle scuole e qui però, conclude un po’ spaventato, ci racconta un divertente aneddoto in cui Gassman, invitato a dialogare con una scolaresca, venne invaso dalla voci della classe che lo ammutolì. Ama, invece, la versione cinematografica di Roberto Benigni (2002), il film più costoso della storia del cinema italiano che ebbe però poco successo ai botteghini; qui Buscemi ci racconta come abbia avuto la fortuna di assistere alla prima con il regista e come questi gli abbia poi spiegato, scena dopo scena, le particolarità del film. In realtà quella di Benigni era un Pinocchio con immagini da favola, che si rifaceva dettagliatamente alle illustrazione d ‘ epoca, schiavo delle esigenze estetiche.
Collodi nella sua opera non fa mancare energici attacchi alla società e Buscemi rimarca questo aspetto quando gli chiediamo qual è secondo lui la principale differenza tra teatro e televisione. L’ artista, infatti, è direttore artistico di una rete toscana, Canale 50 nonché produttore del Peccioli Teatro: una compagnia teatrale che produce spettacoli di autori italiani e stranieri e che organizza alcuni festival, tra cui quello estivo “Undici lune a Peccioli” e quello invernale “Fiabesque” dedicato appunto al mondo della fiaba. La risposta sembra quasi ovvia, attacca la televisione odierna, i reality show e sottolinea ancora la magia del teatro affermando che esso è “ carne ragionante che si incontra con carne ragionante “
Forse Pinocchio è il ritratto di una Italia non c’è più , un’Italia unificata e fiduciosa , tuttavia il recupero della memoria storica è fondamentale in un paese a tutt’oggi diviso . E poi Pinocchio è una fiaba eterna: in fondo tutti noi siamo un po’ come lui, tutti abbiamo incontrato il nostro Lucignolo, il Gatto e la Volpe , il Grillo Parlante ma anche la nostra fata. Tutti , o quasi, abbiamo imparato la lezione sulle bugie,che sono di due tipi, quelle dalle gambe corti e quelle dal naso lungo.
Capri Cento Cinquanta proseguirà fino al 10 Giugno, l ingresso è libero e saranno tutti dedicati alla storia, ai personaggi e alla musica che hanno contribuito o che hanno testimoniato, in qualche modo, il sentimento di Unità nazionale.