La sentinella della piazzetta
di Massimo Maresca
Esattamente nel 1950 si poteva trovare ancora l’ufficio per noleggio auto. Dopo qualche anno l’attività di famiglia ne fece un’edicola. Parliamo del famosissimo giornalaio della piazzetta di Capri, che da un sessantennio è al servizio dell’informazione e punto di incontro per tanti turisti e abitanti del luogo che abitualmente acquistano riviste e quotidiani.
Michele è la punta di diamante, 53 anni, persona di grande disponibilità e gentilezza che, lo possiamo dire con franchezza, ha un punto di vista privilegiato sul salotto del mondo, tanto privilegiato da essere l’unico durante il lockdown a restare comunque tutti i giorni aperto. Abbiamo voluto incontrarlo per capire cosa ha significato vivere nel centro di Capri nel momento in cui sembrava un cuore senza sangue, con delle arterie vacanti, piene solo degli echi delle stagioni passate quando, a fiotte, i turisti invadevano davvero ogni strada, ogni vicoletto e, per l’appunto, la piazzetta stessa.
Michele fin da giovanissimo ha aiutato l’attività di famiglia, anche durante i suoi studi presso la facoltà di giurisprudenza. Finito il servizio di leva obbligatorio, entra a pieno regime nell’esercizio di edicolante. Per questo abbiamo voluto ricevere da lui qualche parere in merito all’evoluzione dei flussi turistici, perché di certo Michele ne è un perfetto testimone.
Gli chiediamo quale era la sensazione, fino all’estate scorsa, al vedere una piazza stracolma di gente, seduta o sempre in movimento. «La sensazione è favolosa», ci risponde, «in quanto vedi persone di ogni etnia e cultura. Certo, a volte diventa stressante… specialmente in piazzetta dove penso passino tutti le persone che arrivano a Capri. Ma, al di questo, la percezione più assurda la avverto ogni 3 di novembre, quando chiude la maggior parte degli alberghi, dei negozi, dei ristoranti. Si inizia verso il 15 ottobre e dentro sento un vuoto, un vuoto dell’anima che non so spiegare, ma che è comprensibile».
E cosa ha significato trovarsi praticamente isolati nel salotto del mondo durante tutto il lockdown, quando ogni bar aveva per ovvie ragioni chiuso i battenti? «Posso solo dire questo: un’esperienza apocalittica! È da trent’anni che sono in piazzetta e non ho mai visto niente di simile, nemmeno nelle giornate più ventose e piovose dell’inverno».
Abbiamo chiesto a Michele anche di esprimere il suo parere in merito alla ripresa faticosa di questi giorni. «Dobbiamo distinguere la “ripresa alla libertà personale” e la “ripresa economica”. I capresi, abituati d’inverno a stare in piazzetta a bivaccare e chiacchierare – diciamo a passare la maggior parte della giornata -, hanno sofferto molto le restrizioni governative. Ricordo il primo giorno in cui furono abolite le autocertificazioni… sembravano come i bambini al termine della scuola, a giugno», ci confida il nostro amico. «Per la “ripresa economica” devo dire che i capresi sono molto preoccupati per l’economia locale e la voce ricorrente è che ‘a settembre e a ottobre saranno dolori’… Purtroppo anche dal mio punto di vista devo ammettere un po’ di timore ma, come si suole dire, si parla sempre di prolungamento della stagione turistica. Penso sinceramente che sia arrivato il momento di pensarci seriamente da parte di noi capresi. Ci vuole un turismo ed un’economia che ci permettano di avere lavoro almeno per 9 mesi l’anno, invece di 6 – che lentamente sono diventati anche 5 per alcuni settori. Se la riflessione non è seria, i nostri giovani saranno costretti a scappare da Capri per necessità di lavoro. Il futuro è dei giovani!».
«Le dicerie sono molteplici», continua, «La più ricorrente, all’inizio, era che il virus è stato creato in laboratorio. Oggi, invece, vedo la preoccupazione di molte persone che sono senza lavoro e noto un certo nervosismo generale. Spero per il bene di tutti noi e del mondo intero che la situazione torni come prima e che questa parentesi ci faccia riflettere sui valori umani che a volte vanno messi da parte ma che sono la prerogativa di ogni vera civiltà». E insieme col caro Michele, che ringraziamo, ce lo auguriamo anche noi, di vero cuore.