Focus
di Massimo Maresca
Se le pietre potessero parlare
Se le pietre di Capri potessero parlare, direbbero di un suo figlio che ha consumato le vie dell’isola, senza fermarsi mai, per raggiungere i più fragili. Don Vincenzo Simeoli chiude definitivamente gli occhi all’età di 76 anni, dopo una lunga malattia, lasciando insieme al vuoto un esempio vivo di vita cristiana.
Pastore inalterato, dal giorno della sua ordinazione per le mani dell’allora Arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Antonio Zama, don Vincenzo è stato il prete di tutti, instancabile e paterno, attento e premuroso, vigile e deciso.
Prima di ritornare a Capri per svolgere il suo servizio pastorale, don Vincenzo aveva servito le comunità di Preazzano (Vico Equense) e della Trinità di Piano di Sorrento. A quei tempi era facile vederlo per la strada, lui che non aveva l’automobile per scelta, perché con la scusa di un passaggio poteva incontrare altra gente, altre persone a cui annunciare l’amore di Dio. E quando il mons. Felice Cece gli aveva proposto di diventare parroco in solido dell’isola azzurra, don Vincenzo aveva accettato col sorriso.
Uomo concreto, scevro da ogni orpello, ha assolto con onore la sua missione per le vie delle comunità a lui affidate. Molte volte lo si vedeva in giro, magari con una busta della spesa fra le mani, andare in anonimato da qualcuno per sostenere le difficoltà. Altre lo si vedeva portare la Comunione Eucaristica nei posti più lontani a coloro che non potevano più raggiungere la chiesa per la messa domenicale.
Padre del perdono, don Vincenzo ha accolto un’infinità di confessioni, tutte sepolte definitivamente nel suo cuore di prete. A tanti ha lasciato una carezza sulle fragilità umane, a tanti un incoraggiamento a non mollare. Gli si poteva dire tutto, senza mai sentirsi dei mostri per gli egoismi e le scorrettezze messe in campo nella quotidianità.
L’amore per la sua isola l’ha contraddistinto, la cultura e l’interesse per la storia e per la riscoperta delle storie, hanno fatto sì che don Vincenzo producesse una numerosa serie di testi e di contenuti audio-video altamente eruditi e al tempo stesso potabili per tutti. Il suo stile, anche in questo, era quello di non lasciare indietro nessuno.
Don Vincenzo era grato per la sua storia e per i passi che aveva compiuto. Spesso capitava che nominasse il rettore che ai tempi del seminario l’aveva accompagnato nella formazione, il grande Padre Antonio Baruffo, napoletano e gesuita. Il sorriso scortava ogni suo racconto, la mano callosa, conseguenza della terra da lui zappata, ogni sua memoria.
Tutti lo piangono e tutti gioiscono per il grand’uomo che è stato e per l’esempio asciutto che ha consegnato all’isola. Si apre oggi un nuovo capitolo nella storia luminosa di Capri, fatto di discrezione e lungimiranza, di pazienza e testardaggine, di dono e di offerta. E come a don Vincenzo piaceva bisbigliare ai defunti durante le esequie, così anche oggi la sua gente lo ringrazia e gli sussurra serena: «Affidati al Signore. Egli ti salverà». Adesso celebra la Liturgia del Cielo.