Anna Maria Boniello. Capri – Quelli accaduti a Capri negli ultimi giorni non sono i primi atti vandalici che da qualche tempo si stanno verificando sull’isola. Ultimo episodio in ordine cronologico quello che nel mese di Novembre ha riguardato la stele di Lenin ai Giardini di Augusto le scritte in via Matteotti. Un fenomeno preoccupante che si sta ripetendo spesso e che inizia a destare preoccupazione e rabbia fra la popolazione abituata fino ad ora alla tranquillità che ha sempre contraddistinto la cultura de luogo. L’episodio dei giardini di Augusto ha visto presa di mira dai vandali la scultura dedicata al rivoluzionario russo dall’artista Giacomo Manzù che nel 1970 decise di regalarla a Capri, e che nel corso degli anni è sempre stata oggetto di polemiche e di atti vandalici caratterizzati prevalentemente da connotazioni politiche. Invece i graffiti dello scorso novembre erano di tutt’altro tenore, nessuna dichiarazione politica ma scritte contro le forze dell’ordine, ispirate probabilmente dall’ambiente delle curve degli stadi come “A.C.A.B” acronimo inglese traducibile con “tutti i poliziotti sono bastardi”, “Hooligans” ed addirittura un disegno di una persona intenta a fumare uno spinello, stesse scritte tutto il viale Matteotti, attiguo alla piazzetta dell’artigianato, ormai luogo di ritrovo di gruppi di ragazzini che si lasciano andare a schiamazzi notturni e bravate senza senso. Tutto ciò probabilmente opera di giovanissimi che attingono ad un immaginario lontanissimo dalla realtà di Capri e che non sono mai stati individuati, forti del fatto che il monumento si trova in una zona decentrata e che d’inverno è praticamente deserta. Uno scempio che fece montare l’indignazione fra la cittadinanza e nel mondo degli intellettuali che si sono sempre battuti per la salvaguardia del monumento a Lenin, unico nel suo genere in Italia. Ancora più grave l’episodio accaduto in settembre, alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico, quando il personale della scuola elementare di Tiberio Giuseppe Salvia, alla riapertura dell’edificio, si trovò davanti alla disarmante scena degli interni della scuola vandalizzati, attrezzature distrutte, muri imbrattati con vernice, suppellettili gettate sul pavimento, residui di bivacchi con bottiglie e lattine di birra vuote ed addirittura alcune sedie bruciate, danneggiate anche i computer ed un fax dove i vandali riversarono liquidi e vernici. Un episodio che ha lasciato ancora di più l’amaro in bocca anche perché compiuto nella scuola che porta il nome di un simbolo di legalità, il caprese vicedirettore del carcere di Poggioreale Giuseppe Salvia, che fu ucciso negli anni ’80 dalla camorra. Un “dettaglio” del quale probabilmente i giovani teppisti non erano nemmeno al corrente, ma che assolutamente non giustifica la gravità dell’atto, che fu prontamente condannato dalla popolazione, dall’amministrazione ed anche dal parroco di Capri Don Carmine del Gaudio, che organizzò una fiaccolata di riflessione sull’episodio alla quale parteciparono il sindaco Gianni De Martino e centinaia di isolani. Fortunatamente tutti i danni furono riparati in tempo e la scuola potette essere aperta per l’inizio dell’anno scolastico, mentre alcuni degli autori del raid vandalico furono scoperti dalla polizia, dopo un indagine di poco più di un mese, che evidenziò il fatto che i vandali, tutti residenti sull’isola erano giovanissimi di età compresa tra i 14 ed i 15 anni. Quindi l’episodio non potette essere imputato ai “soliti” villeggianti.