Anna Maria Boniello. Capri – Il Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri dello scorso 24 Gennaio, che ha cancellato la sede distaccata del Tribunale di Napoli a Capri dall’elenco di quelli ripescati dal Ministro, Ischia, Lipari e Portoferraio nell’Isola d’Elba, sta provocando una serie di violente reazioni negli ambienti isolani che reputano l’esclusione una vera e propria disparità di giudizio con le altre popolazioni che risiedono nelle isole. E per riavere il loro tribunale, i capresi sono ben decisi a scendere sul piede di guerra. Primi a dar battaglia saranno i sindaci che, come già hanno assicurato, poteranno la loro protesta in seno all’Ancim, l’associazione nazionale dei comuni delle isole minori, che rappresenta gli interessi di queste comunità che non vivono sulla terraferma. Ed anche l’associazione degli avvocati locali, così come ha assicurato il Presidente Mario Coppola, ha annunciato i passi che intende intraprendere attraverso gli organi istituzionali al fine di riproporre la questione personalmente nelle sedi ministeriali. A tale scopo l’avvocato Coppola si è impegnato a chiedere un appuntamento con il Ministro per rappresentargli che il problema dell’insularità deve valere per tutte le comunità che sono fortemente penalizzate proprio a causa del vivere su un isola. Tra questi i collegamenti marittimi deficitarii ed i costi notevoli di trasferimento dalle proprie località in terraferma di testimoni. Argomentazioni queste che potrebbero essere sicuramente accolte dal Governo per emettere un nuovo decreto che non andrebbe a penalizzare solo l’isola di Capri e La Maddalena. La sezione distaccata del Tribunale di Napoli, tra l’altro, che ha sede nel piccolo immobile di Via Roma, di proprietà comunale, ha origini antiche. Un piccolo presidio di giustizia sull’isola, nato come pretura mandamentale, e che nel 1989, in virtù della riforma, divenne sezione distaccata della Pretura Circondariale di Napoli. Alla fine degli anni ’90, quando nacque la figura di giudice unico di I grado si trasformò in Sezione Staccata del Tribunale, status che ha mantenuto sino alla cancellazione della sede nel settembre 2013. Una decisione ritenuta iniqua e che venne contestata anche dalle associazioni di categoria, Federalberghi ed Ascom, sino alla disponibilità delle due amministrazioni comunali di Capri ed Anacapri che votarono un ordine del giorno comune per chiedere al Governo di evitare la chiusura, facendosi anche carico degli oneri da sostenere per il mantenimento della sede del Tribunale sull’isola. “Un tribunale dunque a costo zero -spiegano Ciro Lembo e Franco Cerrotta – che in tempi di spending review non provocherebbe nessun carico al bilancio dello Stato, ma che consentirebbe di mantenere sul nostro territorio l’antica sede evitando anche un aggravio dei costi per le forze dell’ordine, per i tecnici comunali, agenti di polizia municipale che spesso sono chiamati a testimoniare nei processi per reati ambientali, e quindi quasi quotidianamente dovrebbero recarsi nelle sedi dei tribunali in terraferma con notevoli disagi in particolare nei periodi invernali”