Fonte. Il Mattino
di Luciano Giannini
Il programma resta invariato, si spostano le date. Non più dal 28 maggio, ma dal 15 settembre. O forse ancora dopo, se la situazione lo esigerà. La pandemia ha costretto anche il Napoli Teatro Festival ad adeguarsi. Dice Ruggero Cappuccio, il direttore: «Operiamo da settimane nel segno della flessibilità, prevedendo varie soluzioni da adottare in base alla piega che prenderanno gli eventi».
Anche in caso di probabile distanziamento sociale necessario dopo la fase acuta del contagio?
«Certo. Una sala di 500 posti potrà ospitare 200 spettatori? In una poltrona sì e una no? Va bene. Non ci vuole molto per organizzare una platea. Ma dovremo prima conoscere il disciplinare in vigore a settembre. Noi siamo pronti. Intanto, lavoriamo per rimodulare il calendario, adeguandoci alle necessità degli artisti».
Un rinvio eccessivo coinciderebbe con l’ inizio della stagione teatrale, però.
«Non fasciamoci il capo prima che sia rotto. Ci sono sale libere come il Politeama, il Mediterraneo, tanti luoghi non specificamente teatrali. Vedremo…».
Ha anticipazioni sul cartellone?
«Capri island di Kristian Lupa, illustre regista e drammaturgo polacco, tratto da Kaputt di Malaparte. Sarà una maratona di sei ore, con 50 attori; una nuova creazione del coreografo Dimitris Papaioannou; e una regia di Jan Fabre, che dirigerà la tedesca Stella Hottler in un testo in versi che scrissi l’ estate scorsa, Resurrexit Cassandra».
Di che si tratta?
«Offre riflessioni molto attuali. Cassandra torna per parlare all’ umanità. Si è reincarnata più volte. È stata molte donne: aristocratica, prostituta, deportata… Ha conosciuto tutte le declinazioni della vita, ma nessuno l’ ha mai ascoltata. E annuncia che il pianeta sta per morire e ciò che viene reputato eterno non lo è; perché l’ eternità esiste soltanto se gli uomini collaborano. La Terra è in agonia, c’ è un’ ultima possibilità per salvarla, e salvare se stessa in modo che non sarà più costretta a reincarnarsi per mettere il mondo in guardia. Lo spettacolo ha debuttato ad Anversa, a San Pietroburgo e ad Arras; è stato tradotto in francese, inglese e tedesco, la lingua in cui sarà proposto a Napoli, con il mio testo originale nei sottotitoli».
E tra gli spettacoli italiani?
«Cattivi maestri di Thomas Berhnard con la compagnia Lombardi-Tiezzi; Abitare la poesia con Sonia Bergamasco, che accosta Silvia Plath e Amelia Rosselli; Il caso Ellen West di Binswanger, diretto da Andrea De Rosa; il Caligola di Camus secondo Vinicio Marchioni.
Francesco Montanari metterà in scena Perché leggere i classici di Calvino; Ferdinando Bruni e Francesco Frongia porteranno in Italia un altro testo dell’ americano Moisès Kaufman, The Laramie project. Quanto ai napoletani, il Bellini produrrà Vucciria Teatro in David, di Joele Anastasi; e Teatri Uniti The red lion di Patrick Marber, ambientato negli spogliatoi di una squadra di calcio, con Andrea Renzi e Nello Mascia; Casa del Contemporaneo, Nuovo Teatro Sanità e Teatro civico 14, Rua catalana di Jordi Galceran, Claudia Cedò e Pau Mirò, un progetto di Enrico Ianniello, con Mario Gelardi, Rosario Sparno e Roberto Solofria».
Musica?
«Un concerto di partiture sacre firmato da Roberto De Simone e Bestemmia d’ amore, che vedrà fianco a fianco Enzo Avitabile e Pippo Delbono».
Quando avete capito che il rinvio era obbligato?
«Avevamo programmato la presentazione il 19 marzo. L’ 11 avremmo avvisato i media. Il giorno 9 è entrato in vigore il decreto restrittivo. Ci siamo dati tempo fino al 3 aprile, ma nulla è cambiato. Il programma è pronto da tempo, ma per fare un festival occorre una vicinanza che oggi ci è proibita. E devo aggiungere che l’ infezione, psichica stavolta, resterà nelle persone per lungo tempo. Il teatro è il luogo comunitario più forte che esista.
Da sempre. Quanta voglia avrà il pubblico di sedersi, il giorno dopo la tragedia, accanto a uno sconosciuto?».