Fonte: Il Mattino
Intervista di Bruno Majorano a Geppy Gleijeses, attore e regista napoletano
` Il parallelo dell’attore-regista col teatro «Magnifici personaggi in cerca d’autore»
`«Napoli sta dando il giusto tributo a chi ha realizzato un’impresa storica»
DE LAURENTIIS E SPALLETTI COME IL CAPOCOMICO E IL PAPÀ DELL’OPERA CHE PORTERÒ IN SCENA
Una partita di calcio come una commedia. No, molto di più. Una stagione della squadra del cuore come un’opera di Luigi Pirandello. Per l’attore e regista
napoletano Geppy Gleijeses il Napoli di quest’anno è proprio come «Sei personaggi in cerca d’autore», dramma che porterà in scena prossimamente sotto la regia di Liliana Cavani. Gleijeses è un tifoso del Napoli, anzi «un grande tifoso». E mentre parla sfoglia il copione, cerca le frasi, le cita, trova decine di somiglianze. «Così mi sembrerà di portare in scena il mio Napoli». È ancora pieno di emozione per la vittoria di uno scudetto che è stato una cavalcata trionfale, che ha portato il Napoli verso un traguardo che in pochi avrebbero potuto immaginare all’inizio del campionato. «E che bello assistere anche a questa
vittoria sulla Fiorentina dopo la festa a Udine in uno stadio pieno di gente e di passione. Uno spettacolo davvero unico». Perché la gioia è grande, anzi grandissima. Quando ha notato questa similitudine? «Forse perché sto studiando in questo periodo. E studiare un copione vuol dire anche immergersi
mente e cuore nella storia. “Sei personaggi in cerca d’autore” è un’opera talmente colossale e importante che il nostro lavoro deve essere fatto con un approfondito studio. Ho pensato a questa similitudine che è molto bella tra delle anime che non potranno mai scomparire. Nel buono o nel cattivo tempo».
Diceva delle similitudini. «Le similitudini naturalmente surreali possono essere tantissime. Ma l’idea è quella delle anime, costruzioni informali e astratte che
arrivano in scena per essere fatte carne e sangue e diventare reali. Ma soprattutto per rimanere nella memoria». Ma non solo. «I personaggi irrompono nella
vita di una compagnia teatrale che sta provando uno spettacolo dopo aver bussato troppe volte alla porta del proprio autore per essere immortali, ma stavolta il capocomico li fa entrare li accoglie dopo le insistenze». Il capocomico qui chi sarebbe? «Ovviamente Aurelio De Laurentiis, che sta provando un’altra commedia, “Il giuoco delle parti”, e li accoglie inizialmente malvolentieri, ma poi li fa parlare e capisce che non può lasciarli andare via». Perché? «Qui entra in gioco il protagonista, cioè il padre, che nel caso del Napoli sarebbe Luciano Spalletti, l’allenatore che ha guidato gli azzurri verso la vittoria dello scudetto, andando sempre contro tutto e tutti. È lui, quindi, a spiegare la sorte e le avventure di questa famiglia che nel dramma pirandelliano sarebbe tristissima, ma nel caso del Napoli diventa allegrissima, piena di gioia per una squadra, per una città, per una popolazione intera. E questi personaggi, ovvero i calciatori, vivono al di là della volontà dell’autore, si faranno carne e sangue. E a questo proposito mi piace molto una frase presa direttamente dal testo originale». Prego. «Il padre testualmente recita: “Voi invecchierete, vivrete una vita vostra, noi siamo astratti e siamo pura essenza, non moriremo mai, fissati sulla carta per sempre”. Ecco, mi è sembrata una dichiarazione di immortalità». Come sarà il Napoli agli occhi di Napoli città. «Una cosa è certa: la città sarà grata a questi ragazzi eternamente». Ma torniamo ai suoi personaggi, anzi a quelli di Pirandello. «I calciatori sono i figli di Spalletti. Anche il “giovinetto” che si suicida. Ecco, ho pensato alla gioventù eterna di Maradona che è il personaggio che manca nella storia di questo Napoli». E gli altri? «Madama Pace mi ha fatto pensare allo storico magazziniere del Napoli Tommaso Starace. Mentre Kvara è il figlio, quello che nell’opera è sempre lì in un cantuccio ma è chiaro che è un cavallo di razza. Per Pirandello è un ribelle, anche se Kvara non lo è, con il suo gioco ci riporta a Best o aMeroni». Il protagonista? «È la figliastra, che in questo Napoli non potrebbe che essere Osimhen». Insomma, ce n’è per tutti. «Per Pirandello i personaggi in cerca d’autore erano sei, nel Napoli, invece, ne sono almeno 22 o 23». Soprattutto per quel che riguarda l’immortalità. «Nulla li potrà cancellare, anche il fatto che il capocomico non li potrà mai mettere in scena». Però alla fine lui li accoglie. «È proprio Pirandello a dirlo. “Sono costretto a ricevere questi personaggi dalle 8 alle 13 di ogni domenica e se non li accontento e non li materializzo loro sono capacissimi di andare da un altro autore per vivere quello che io non gli sto regalando”…»