Fonte: Metropolis
di Marco Milano
CAPRI – Il caso ospedale Capilupi di Capri e le condizioni dei presidi sanitari delle isole finiscono in consiglio regionale. Argomento nosocomio isolano in primo piano dopo l’interrogazione presentata dal consigliere Maria Muscarà (gruppo misto) che ha chiesto lumi su costi, servizi e situazione del personal in un’interrogazione “sulle condizioni del presidio Capilupi di Capri ed in generale per sottolineare le condizioni sanitarie delle nostre isole – ha detto il consigliere Muscarà – I lavoratori che operano sulle isole hanno difficoltà di alloggio e trasporto, e sappiamo che la situazione è ovviamente disagiata, durante il periodo estivo sono sovraffollate mentre in quello invernale si svuotano, e non riescono a contenere eventuali emergenze sanitarie locali. Ma questo ospedale – ha aggiunto – dovrebbe avere venti posti letto e ne sono attivi otto considerando che le altre stanze vengono utilizzate per far soggiornare il personale medico che copre i turni, ha però prestazioni pari a zero ma con costi altissimi, che arrivano fino a millecinquecento euro a notte. Mi viene quindi da pensare – ha proseguito Muscarà – che i cittadini capresi o sono tutti sempre sani oppure, come ovvio che sia, si trasferiscono a Napoli per qualsiasi tipo di cura, anche per partorire. Insomma, ho chiesto quale fosse l’orario di servizio che il personale effettua attualmente al presidio Capilupi di Capri, se esso rispetta le normative vigenti in termini di sicurezza e protezioni della salute nei luoghi di lavoro, ed infine se l’orario di cui sopra è legittimato dall’Azienda”. Alle istanze del consigliere è stata inviata risposta della Giunta. Una replica che secondo Muscarà “è stata superficiale, come al solito parlando al futuro e, la cosa grave riguarda il Piano ospedaliero della regione che sta lentamente per essere sostituito dagli atti aziendali, quindi a favore dei privati. Intanto tale ospedale – ha aggiunto il consigliere – così come è organizzato non riesce a soddisfare, né le esigenze dei cittadini né dei lavoratori”.