Architetto, artista e designer, Francesco Della Femina è uno spirito eclettico e creativo. Classe ’66 , origine modeste: “ mio padre era muratore, mi manca, mia madre casalinga, una donna che è come una nazione”. Ha frequentato il Liceo Classico anche se d’estate già a 14 anni aiutava il padre. “ Mi è sempre piaciuto costruire”. Laurea in Architettura alla Federico II di Napoli, poco più che ventenne ha collaborato con Livio Talamona, esperienza da ricordare. Appena terminati gli studi, Francesco si mette in proprio: “ho compreso sin da subito che lavorare a Capri è un’occasione su cui investire, non un vantaggio da sfruttare.” Due figli, 7 e 9 anni , moglie irlandese, Barbie Ryan, esperta di comunicazione e marketing.
Lo stile di Francesco è originale, moderno ma al tempo stesso permeato da un raffinato gusto mediterraneo proprio della sua terra d’origine, Capri, da cui derivano la proporzione delle forme e la purezza delle linee che caratterizzano tutti i suoi lavori. “L’architettura caprese, ed in genere l’architettura mediterranea, mi ha sempre affascinato, un’architettura senza architetti fatta da contadini e pescatori, volumi elementari costruiti con sapienza , composti in aggregazioni complesse, con soluzioni sempre inedite; un’architettura organica, misurata, elegante, sinuosa e sensuale: un modo di costruire che mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tantissime cose, una sorta di radice arcaica con la quale poter misurare anche il più attuale dei progetti.” Le sue capacità di designer si sono evolute negli anni, realizzando ville ed interni per una clientela internazionale: mobili su misura, pezzi unici personalizzati in base al gusto ed alle esigenze della committenza. Questa continua sperimentazione lo ha proiettato nell’attività di designer di arredi e complementi di arredo, e dopo aver constatato una crescente attenzione da parte dei media e della stampa, ha presentato la sua prima collezione nel 2014, subito recepita con successo. Elementi lineari si compongono geometricamente con diverse simmetrie o asimmetrie andando a costruire strutture leggere ed eleganti, che prendono la forma di sedie, tavoli, lampade, candelabri..
Ogni pezzo viene curato personalmente da Francesco e realizzato da abili maestri artigiani capaci di assicurare una primissima qualità.
Lo incontro all’interno del suo studio, nel cuore di Spaccanapoli. Più che uno studio, un salotto, una dimensione accogliente e familiare, un vero e proprio biglietto da visita. Materiali “poveri” ma ricercati, oggetti di arredamento fatti a mano. Insomma, racchiude il suo stile, e spesso ospita anche opere di artisti ed artigiani selezionati.
È nel 2006 che Francesco decide di misurarsi su una scala diversa e di gettare un ponte sulla terraferma , dove trova felice approdo a Palazzo Monte Manso , in Via Nilo, 34, centro storico e pulsante di Napoli. “un luogo dove avevo vissuto da studente universitario, impossibile da descrivere, “pregno” di un’energia umana incommensurabile e capace di ispirarmi tanto quanto la bellezza di Capri aveva fatto sino ad allora.”
Lo spazio nasce già in un’atmosfera densa di creatività, ovvero un palazzo nobiliare seicentesco, che accoglie al suo interno diversi laboratori e gallerie d’arte nonché una bellissima chiesa seicentesca al terzo piano, e nel cui perimetro si trova uno dei gioielli più preziosi di Napoli, la Cappella San Severo.
“Il mio studio riflette l’idea che ho sempre avuto di un luogo deputato alla creazione di idee e progetti, sin da quando, giovanissimo, iniziai a lavorare ad Anacapri , all’Atelier di Via Vigna che forse qualcuno ancora ricorda, dove dipingevo, lavoravo e spesso ricevevo amici e visitatori.” Laboratorio creativo e al contempo galleria/showroom per articoli di design, mostre temporanee o opere d’arte “site specific” . Sembra di entrare in un classico appartamento napoletano rivisitato in chiave moderna, volutamente accogliente e quindi più vicino all’idea di una casa che a quella di un ufficio, ma allo stesso tempo adattabile a diversi usi e situazioni di arredo. “ Composto da tre ambienti principali tutti altissimi contiene tutto quanto ci aiuta a plasmare i nostri progetti, campionature di diversi materiali, finiture, colori, stoffe, riviste, libri, oggetti d’arte come di uso comune e, perché no? Fiori : quando immagino uno spazio mi piace pensarlo con una sua pienezza funzionale, estetica e sensoriale.”
Cosa ti ha spinto a spostare da Capri e stabilire a Napoli il tuo studio?
“Ho sempre pensato che quella dell’Architetto (così come quella dell’Interior e del Designer) sia una attività di carattere globale e non prettamente locale, ed ho sempre desiderato avere l’opportunità di lavorare anche fuori da Capri dove sono nato e cresciuto e magari fuori dall’Italia.
Non ho mai considerato questo spostamento come una migrazione, ma piuttosto un processo di “osmosi” utile ad arricchire e qualificare i lavori che ancora seguo su Capri come viceversa la mia “capresità” arricchisce i progetti che seguo altrove; oggi lo stesso ragionamento vale riguardo a Napoli da cui comincio a muovermi verso altre destinazioni (Milano, Parigi, New York, etc.), luoghi dove potermi misurare con nuove realtà portandomi dietro la ricchezza di esperienze e di energia della mia terra, e ritornando a lavorare qui con una visione sempre nuova e più ricca di suggestioni.”
I tuoi lavori sono d’ispirazione Mediterranea. Un Mediterraneità rivisitata, con materiali ed elementi d’arredo sofisticati. Tutto sembra essere al suo posto. Come riesci a trovare il giusto equilibrio?
La mediterraneità dei miei progetti non è mai voluta o ostentata, è una sorta di codice genetico che evidentemente mi appartiene in quanto nato e cresciuto nel bel mezzo del Mediterraneo. Capri, da questo punto di vista mi ha dato tanto, e devo dire che molti capresi fanno tesoro di questa sorta di pedigree: l’abitudine al bello, se coltivata con rispetto ed affiancata da un serio lavoro di ricerca, è certamente un terreno fertile, anche se purtroppo oggi si usa il nome di Capri o l’aggettivo Mediterraneo solo a scopo commerciale…La mediterraneità è come un linguaggio ed è la lingua che mi appartiene, ma non è la sola lingua che mi piace parlare, anzi mi ha sempre attratto conoscere altre culture, farmi influenzare da diversi stili, sperimentare nuove soluzioni, così come ho amato viaggiare ed imparare altre lingue sin da giovanissimo, pur continuando a condirle con il mio accento d’origine.
Nei miei lavori individuo dei punti di partenza per così dire preesistenti, come prima cosa cerco di innamorarmi di un luogo o di uno spazio, di possederlo in senso lato il più possibile, mi piace misurarlo di persona, andarci in solitudine, ascoltare tutto ciò che quello spazio o quel luogo ha da dirmi, ed allo stesso tempo ho bisogno di conoscere le persone che lo abiteranno, capirne le esigenze, il gusto, le speranze. A questo punto interviene quella che oso chiamare l’invenzione, ovvero quell’idea che mi guida nello sviluppare quanto già suggeritomi dal genius loci.”
Architetture Capresi: tante le ville simbolo della nostra Isola alle quali hai dato la tue impronta. Raccontacene qualcuna.
“Descriverò brevemente due dei tanti lavori capresi: quello di Villa Le Scale, uno dei miei primi progetti , e quello di Casa Dabù, uno degli ultimi.
L’incarico di Villa Le Scale consisteva nel risanare e riqualificare una villa storica di Anacapri nota anche per il suo giardino e per la scenografica scala d’ingresso da cui prende il nome. La sfida principale fu quella di realizzare una piscina nel giardino, e l’unica possibilità era quella di utilizzare una preesistente cisterna, ubicata nel mezzo di una delle scale. Quindi pensai di realizzare la piscina immergendovi le scale in pietra locale fatte ricostruire appositamente com’erano in origine. Il risultato fu sorprendente: la piscina si integra a tal punto nel contesto che sembra essere stata costruita insieme alla Villa, in più siamo riusciti a conservare la parte sottostante della profondissima cisterna sulla quale ancora oggi è appoggiata la piscina.
In seguito ho ridisegnato gli interni rendendo indipendenti le singole camere, arredandole con gusto anche grazie alla collezione di arredi ed oggetti antichi e di valore dell’allora proprietaria (una nota antiquaria).
Grazie a questa trasformazione la Villa ha ritrovato il suo antico splendore ed è diventata una delle dimore più richieste ed esclusive dell’isola, fotografata e pubblicata su numerosi libri e riviste di settore nazionali ed internazionali , è ora parte della celebre catena dei “Relais & Châteaux” e delle “Residenze D’Epoca”.
Casa Dabù è invece un progetto relativamente piccolo, ma affrontato in modo globale: ho infatti curato non solo la ristrutturazione e l’aspetto architettonico ma anche gli interni e la decorazioni sino a disegnare e realizzare molti degli elementi di arredo (letti, tavoli, sedie, lampade, lavabi, etc.).
La richiesta dei committenti abituati sino ad allora a trascorrere le proprie vacanze in yacht è stata molto chiara sin dall’inizio: confort, privacy e lusso di una barca ma con il vantaggio di disporre di spazi più liberi ed aperti. Ho provveduto così a ridisegnare la distribuzione interna degli ambienti (garantendo da ogni punto della casa la massima apertura verso gli esterni e la spettacolare vista sul mare) ed allo stesso tempo ad arredare gli spazi con lo stretto necessario ma con grande gusto e raffinatezza di dettagli adottando uno stile certamente mediterraneo ma di grande modernità.
Alcuni degli elementi d’arredo disegnati per questa casa sono poi diventati dei veri pezzi di design della mia attuale collezione (la credenza In&Out, il tavolo Spider Wood, il lampadario Cubing, etc.), mentre altri sono delle creazioni uniche di grande impatto (il letto padronale “ Bed with view” sulla cui testata è stata stampata la foto della vista retrostante; o il tavolo da pranzo “Tablock” con le sedie che scompaiono al proprio interno).
L’impegno profuso per questo lavoro è stato ripagato con tante conferme, e soprattutto con un magnifico servizio apparso sulla celebre rivista AD Russia nel Marzo 2015 ottenendone anche la pubblicazione in copertina.
Materiali e tecniche di lavorazione tradizionali: senz’altro frutto di una ricerca attenta e scrupolosa. Quali sono i criteri che adotti quando scegli le materie prime ed i tessuti?
“La scelta dei materiali con cui lavoro è di capitale importanza. Prediligo l’ottone, il legno, la pietra, la ceramica, l’acciaio, tessuti raffinati, ma anche materiali di recupero, come le antiche ceramiche del ‘700.
In un mondo dove le tecniche ed i materiali di costruzioni si sono moltiplicati a dismisura, c’è bisogno di un costante impegno ad informarsi ed aggiornarsi su questo fronte.”
Francesco è un architetto che non sa stare solo dietro la scrivania:
“Per quanto mi piaccia disegnare e progettare, altrettanto adoro trascorrere ore nelle botteghe degli artigiani che realizzano i miei pezzi o sui cantieri insieme ai muratori per ricercare la giusta curva di un arco o sviluppare l’andamento di una scala, studiare le loro tecniche e sfruttarle in nuove soluzioni ma anche per renderli protagonisti in modo da dare alle cose che realizzano un valore aggiunto. Allo stesso modo, è fondamentale frequentare le fiere, girare per gli showroom, visitare gli antiquari ed i rigattieri in cerca di pezzi vintage, andare in giro per mercati (uno dei miei preferiti è quello delle stoffe di Parigi “Marché Saint-Pierre”) , visitare gallerie d’arte, mostre…
Ovviamente è facile confondersi nella molteplice offerta di varianti presenti oggi in tutti i campi, quindi prima di fare una ricerca per un determinato progetto cerco sempre di stabilire una sorta di inquadratura da dare alla ricerca. Ovvero, insieme a quanti collaborano al progetto ed al committente, costruiamo un “moodboard” dove si delineano per sommi capi lo stile, la palette dei colori, le sensazioni, il tono, e tutte quelle caratteristiche che possono aiutarci in seguito nelle scelte sia progettuali ma soprattutto di arredo. Poi entra naturalmente in gioco il proprio gusto, nel proporre scelte di accoppiamenti di materiali, finiture, colori, stoffe etc. mai scontate, ogni elemento deve contribuire a dire qualcosa in più in uno spazio senza mai perdere d’occhio l’armonia d’insieme.”
Ogni tuo progetto è su misura. Come lo adatti alle esigenze del cliente? Hai sempre completa liberà di azione? Cosa accade quando le richieste del committente non combaciano con la tua visione?
“Il fatto stesso di concepire ogni progetto come un progetto “su misura” mi garantisce quasi sempre l’opportunità di realizzare qualcosa che sposi in modo totale le aspettative del committente; insomma si tratta di affrontare la progettazione di una casa o di qualsiasi altro spazio in modo “sartoriale”, e proprio come un abito, la casa su misura starà a pennello alle esigenze del cliente.
Capita spesso di avere committenti che non sanno bene cosa vogliono e quindi fanno richieste letteralmente contrastanti tra loro: in tal caso cerco di capire a fondo quali sono le loro aspirazioni e necessità fornendo delle soluzioni compatibili in modo subliminale; quando dopo qualche giorno il cliente mi richiede ciò che gli avevo velatamente suggerito allora so di aver imboccato la strada giusta.”
Sembri aver capito, fin da tempi meno sospetti , l’ importanza di stare “ sul pezzo” con la comunicazione digitale e con le riviste di settore? Parlaci di quest’aspetto.
“Anche se di carattere sin da piccolo non sono mai stato un gran comunicatore, ho imparato con l’esperienza che la comunicazione è essenziale per la riuscita di un progetto e soprattutto per affermare la propria professionalità. Sino a qualche anno fa la comunicazione era appannaggio di chi aveva grandi capacità comunicative proprie o di chi aveva a disposizione il potere politico ed economico. Oggi le cose sembrano essere cambiate.
A mio avviso, la prima irrinunciabile condizione è quella di offrire un prodotto valido che sappia attrarre e sappia imporsi soprattutto per le caratteristiche intrinseche, poi la comunicazione fa il resto.
Io ad esempio nel 2014 ho messo insieme una collezione di complementi d’arredo autoprodotti, inizialmente investendo soprattutto nella qualità di questi prodotti, poi li ho testati partecipando ad alcuni importanti fiere di settore (Homi, Salone del Mobile, ICFF New York, etc.) dove ho avuto numerose conferme, constatando l’interesse degli esperti di settore e della stampa. Parallelamente, ho sempre affiancato una crescente attività di comunicazione nella rete, ho rifatto già due volte il sito internet cercando di tenerlo sempre aggiornato, svolgo una costante attività su alcuni social, soprattutto Instagram, FB e da poco Twitter, ma anche Pinterest ed altri portali che si interessano di Architettura e Design. Da qualche tempo cerco di capire come entrare anche nel mondo dei Blog…
Tutto questo un po’ alla volta da’ certamente i suoi frutti, e dopo soli due anni sento crescere l’interesse riguardo ai miei prodotti, tanto che da poco alcuni di questi sono stati pubblicati sul New York Times Style Magazine nonché su Elle Decor America, e sono certo che questa curiosità continuerà a crescere fin quando sarò capace di garantire una comunicazione costante ed efficace con prodotti ed immagini in grado di suscitare un riscontro reale e non solo virtuale.
Il raggiungimento di questi risultati è stato possibile in parte grazie ad un costante impegno ma soprattutto per il grande aiuto che ho ricevuto da tanti amici e collaboratori, in primis Barbie, mia moglie, e poi tantissimi altri come l’Arch. Paolo Maria Russo, il fotografo ed amico Umberto D’Aniello, lo stylist Antimo Assuntore, il fotografo Antoh Scotto, e tantissimi altri.”
Alla banale e provocatoria domanda “ quale villa caprese ti sarebbe piaciuto includere nel tuo portfolio?” , alla quale mi sarei aspettata una risposta di alte pretese come “Casa Malaparte” o “Villa Lysis”, Francesco replica così: “Di ville e case ne ho ristrutturate molte e continuo a ricevere degli incarichi affascinanti e lusinghieri, ma in realtà tutto il patrimonio edilizio caprese andrebbe risanato; dopo anni di speculazione edilizia ed abusivismo credo sia il momento di capire che a Capri conviene soprattutto investire sulla qualità e quindi sulla riqualificazione edilizia.
Come nuova sfida, aggiunge, in questo momento mi piacerebbe poter dare un contributo specializzato nel campo dell’accoglienza rimodernando qualche struttura alberghiera o un ristorante anche perché negli ultimi progetti stiamo sviluppando dei “format” e dei “concept” per l’adeguamento del patrimonio edilizio ed alberghiero alle caratteristiche richieste in genere dalla clientela dei “luxury hotels” , sia da quella storica (proveniente perlopiù dall’Europa e dagli Stati Uniti) che del nuovo turismo di alto livello (russia, medio oriente, asia e sud america).
Capri , un’icona di stile dal valore indiscusso, nostalgicamente legata ai gloriosi anni ’60. Un megabrand che può generare ancora tanto valore. Come declinare tutto ciò in architettura e design?
“Il valore ancora evidente ed incommensurabile di Capri ha bisogno di un grande impegno per poter preservare quel primato che per fortuna ancora oggi detiene. Ma poiché la fortuna non gira sempre dalla stessa parte c’è bisogno di darsi da fare al massimo per garantire a chi ci fa visita quanto gli è dovuto.
Oggi più che mai, ed a Capri più che altrove, non è più possibile mediare sulla qualità. Molti operatori privati da tempo se ne sono accorti e si stanno attrezzando, investendo tantissimo nelle loro strutture poiché sanno che ad una richiesta di alto livello deve corrispondere un’offerta di livello altissimo.
Quando ho dovuto scegliere un marchio per i miei prodotti di Design ho preferito da subito scegliere il mio nome, Francesco Della Femina, perché usare il nome di Capri mi sarebbe sembrato un inutile trucchetto; la mia aspirazione è quella di affermare un prodotto di qualità, a prescindere dal fatto che io sia Caprese o Milanese, e credo che mettere la propria firma su un prodotto sia ancora uno dei maggiori sinonimi di garanzia.
Dopodiché sarà la qualità del prodotto a renderne evidenti l’originalità, l’origine e le proprietà.
La scorsa estate abbiamo condotto una indagine su un piccolo campione di turisti habitué di Capri , soprattutto stranieri, per un lavoro che stiamo portando avanti, cercando di capire quali sono le qualità che loro più apprezzano dell’isola, tanto da farli tornare ogni anno nei costosi alberghi a rifare sempre la medesima vacanza: ebbene per tutti gli intervistati quello che conta davvero è il rapporto personale e diretto che hanno con i capresi, con le persone disposte a parlare, a farli sentire parte di quest’isola, e non certo i mille prodotti e le mille scatolette con sopra scritto Capri.”
Questo ci fa capire che per vendere un prodotto caprese all’estero è inutile marchiarlo Capri se poi non si è capaci di trasmettere a quel prodotto tutte le qualità personali ed autentiche che esso dovrebbe racchiudere.
AnnaChiara Della Corte
acdellacorte@capripress.com
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