Focus
di Massimo Maresca
Resistere o desistere
La nostra meravigliosa lingua italiana ci permette di esprimere una vasta gamma di concetti, soprattutto per la formazione di parole che si uniscono ad avverbi o prefissi di origine latina e che permettono l’esplosione di sfumature significative del linguaggio. Saper usare bene le parole è igiene di una buona informazione interpersonale e non solo: ci serve a dire esattamente ciò che vogliamo dire, non altro. Sappiamo bene, infatti, che uno dei problemi più grandi nelle relazioni è il risultato di ciò che comunichiamo o di ciò che non siamo in grado di trasmette.
La festa di oggi, che simboleggia la vittoria contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista, viene chiamata nel linguaggio comune “festa della resistenza”. Una festa, quella odierna, che accoglie sentimenti sparsi soprattutto nella pandemia che ci troviamo a vivere.
La parola “resistere” è stata scelta dai nostri padri proprio per la sua pregnanza. Non “desistere”, rinunciare cioè alla prosecuzione o all’attuazione di qualcosa. Il termine usato per la festa di oggi esprime concetti, idee, volontà che noi stessi oggi facciamo fatica a capire. Noi che corriamo dietro a qualche like o che ci lasciamo trascinare dai video virali che quotidianamente fanno la loro comparsa sul net, prima di abortire, proprio noi facciamo difficoltà a comprendere che senso abbia la festa di oggi. È forse perché non abbiamo voglia di resistere? Forse non sappiamo a cosa dobbiamo oggi resistere? O forse perché abbiamo per troppo tempo legato questo giorno a una brace con gli amici o, come nel caso di molti lavoratori isolani, a lavorare come forsennati per fare “qualcosa di soldi”?
Di fatto oggi i soldi non si fanno. Si sta a casa e per qualcuno è la prima volta in 40 anni che il 25 aprile non si lavora come muli (stesso concetto per la passata Pasqua).
A cosa dovremmo resistere noi capresi? Su cosa dovremmo insistere noi lavoratori stagionali? Cosa dovrebbe persistere nelle condizioni odierne di questa bell’isola? A cosa dovremo assistere domani…?
La festa nazionale di oggi ci spinge ad aprire gli occhi e a riflettere sul fatto che una buona parte dei nostri padri, al loro tempo, preferirono stare in opposizione al sistema vigente di allora. Hanno combattuto per offrire a noi qualcosa. E noi combatteremo per offrire ai nostri figli altrettanto.