Focus
di Massimo Maresca
Dalle ceneri, l’orto di Cetrella
In uno dei punti più alti dell’isola, immediatamente sotto Monte Solaro, si estende verso nord-est, placida e sempre vergine, la valletta di Cetrella, luogo dove il silenzio si è costruito la casa e convive da sempre con una pace incontrastata. Questo è infatti uno dei motivi per il quale, sul finale della valle, proprio dove va a incrinarsi il cammino per poi sprofondare giù, è abbarbicato l’Eremo di Santa Maria, una perla rarissima.
Da ben ventisei anni, per occuparsi della cura e la salvaguardia di questo luogo esistenziale che l’isola ancora può vantarsi di avere, l’Associazione Amici di Cetrella instancabilmente valorizza la valle con iniziative culturali ad ampio raggio. Tra queste un timido – ma molto significativo – tentativo di creare un piccolo orto. Tentativo riuscito alla grande!
La squadra degli “Amici”, capitanata per questa avventura dal carissimo Ciro Mascolo, ha realizzato una vera e proprio esperienza di agricoltura biologica in un clima certamente differente da quello che si trova giù, in paese. Si tratta sì di un terreno tardivo, ma non per questo meno fertile di altri. Ad attirare l’attenzione il fatto che questo sia stato realizzato lì dove, ormai dieci mesi fa, c’era stato un incendio e dove una parte della vegetazione era stata compromessa.
Dalle ceneri di un evento molto spiacevole, gli Amici di Cetrella hanno ben pensato di farne qualcosa di buono. Si direbbe un vero e proprio insegnamento di vita, quasi una dinamica esistenziale: le ceneri come luogo e possibilità di una vita nuova. Uno splendore per gli occhi e un’occasione in più per sorridere e andare avanti.
La didattica delle cose difficili colpisce ancora, a quanto pare, e lì dove non tutti riescono a salire, nel silenzio e nella fedeltà del prendersi cura, qualcuno è riuscito a fare qualcosa di poco pensabile.
Non ne siamo certi, ma molto probabilmente – in un passato neanche troppo lontano – coltivazioni analoghe ci sono state, per poi purtroppo scomparire. Il merito dell’Associazione sta nell’aver pensato e realizzato una cosa del genere.
Il plauso va alla continuità, quella di salire ogni due giorni per abbeverare le piante esclusivamente con acqua piovana, e all’umiltà di valorizzare l’altissima cultura che zampilla da attività basilari, che trasuda dal coltivare un semplice orticello: pomodori, melanzane, ceci, patate, fagioli… finanche i girasoli, qualcosa di seriamente bello. Ad majora!