Focus
di Massimo Maresca
Chiude Franco, il barbiere acculturato
In via Madonna delle Grazie, chiude i battenti il barbiere, che da esattamente 100 anni ha svolto la sua attività di taglio e rasatura, un lavoro iniziato con alacrità dallo zio, poi passato al padre e, infine, a lui.
Franco è uno dei tre figli della famiglia Niola. Nasce in un giorno non ben determinato del secolo scorso, ovviamente a Capri, in via Traversa Croce. Per chi lo conosce, è indubbia la sua capacità di ascolto e la simpatia vivace, unita a una grande cultura, dispensata tra una sforbiciata e un’altra. L’abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa e scoprire qualche curiosità sulla sua persona.
Alla domanda su cosa sognava di fare da bambino, Franco è schietto: «Non ho mai avuto aspirazioni e, dato che mio padre faceva il barbiere, anch’io ho imparato». La necessità di lavorare per vivere lo ha comprensibilmente spinto a continuare l’attività paterna, che fin da subito ha appreso con minuzia e precisione, imparando l’arte del prendersi cura della testa, una forma alternativa di psichiatria dall’esterno, una singolare psicoterapia di accorciamento dei capelli e di taglio degli orpelli.
Inizia la sua attività da titolare intorno al 1970, assistito solo dalla presenza silenziosa del ‘bamboloccio’, una bambola glabra che ai più piccoli ha sempre impressionato. Gli chiediamo se crescerà mai. «La bambola – ci spiega Franco – ha più di 100 anni. Volevo mandarla a scuola, ma è stato un po’ complicato. È una delle prime fatte in Italia, rigorosamente in celluloide, portata nel negozio da mio zio che la comperò a Napoli».
Trovandoci a Capri, sembra d’uopo la domanda sulle persone famose che si sono trovate nel suo negozio. La persona più famosa che ha servito è stata se stesso, «quando mi facevo la barba», dice. «Per me non esistono VIP, al di là delle persone di cultura».
Egli stesso è un uomo di cultura e, sapendo di non esagerare nel considerarlo tale, abbiamo voluto visitare la sua nutrita biblioteca domestica. Numerose letture, più di 2500 libri, incastonati l’uno sull’altro come solidi mattoni di una salda costruzione: «Basta che si legga!», esclama Franco. «Mi piacciono la maggior parte delle pubblicazioni con editori di un certo peso culturale, e non leggo libri d’amore o gialli. Quando non trovo il testo che voglio, al massimo ripiego su un noir. Durante i miei viaggi di piacere in inverno, della durata di un mese circa, ho sempre portato con me sulla spiaggia 12 libri, letti sempre tutti».
È risaputo che per la comunità maschile, il barbiere è depositario di molte confidenze. La sua filosofia di vita si traduce in poche serie battute: «Ho cercato di essere sempre molto realista. Questa è la vita, non cambia. Al di là di come la pensiamo, i fatti concreti sono sempre gli stessi».
Chi lo conosce, sa benissimo che non ha avuto legami affettivi duraturi, né ha messo su famiglia. Gli chiediamo il perché ha scelto deliberatamente di non sposarsi. Per darci una risposta soddisfacente, Franco fa riferimento al mito narrato nel Simposio di Platone: un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra maschi e femmine. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione. «Non ho mai trovato l’anima gemella, l’altra parte della mela. Forse si è persa…».
Ma ciò che più di tutto la gente si è domandata è il perché ha deciso di chiudere i battenti. «Le nuove regole anti-contagio mi hanno letteralmente snervato per cui non ho più avuto intenzione di riaprire. Il punto è che il mio negozio era anche un ritrovo di amici, un luogo di incontro. Con le norme vigenti sarei dovuto rimanere solo col cliente, gestendo prenotazioni per un taglio, mentre un altro avrebbe atteso fuori, per poi farsi misurare la temperatura… insomma ho alzato i tacchi e me ne ho andato (per citare un noto poeta)!».
Gli chiediamo cosa ha capito dell’essere umano, dopo il rapporto di confidenza e di fiducia avuto con i suoi clienti: «Ho capito che a volte bisogna dare ragione a tutti! [segue una grossa risata]».
E come se la passerà da oggi in avanti? «Leggendo libri e disegnando a matita». Questa non molti la conoscono, Franco ama disegnare, ed è anche piuttosto bravo. Ci concede di fotografare tre dei suoi innumerevoli disegni, per mostrarli ai nostri affezionati lettori.
Ma perché Franco dice sempre “mo’ ven Natal”? «Questa è diventata una locuzione», e ci confida che «anni fa ci stava un amico un po’ sordo. A qualunque cosa che non capiva, rispondeva “mo’ ven Natal”. Allora ho preso quest’espressione e l’ho lanciata! Ha almeno 40 anni. Un giorno la vedremo citata nell’enciclopedia, alla voce “locuzioni”, attribuita a un certo Franco il Barbiere di Capri».
La simpatia spiccata, la serietà culturale e la professionalità acquisita nel tempo, speriamo di essere riusciti a trasmetterle in queste poche battute che riconoscono l’importanza di un’istituzione popolare quale è stato per 100 anni, sulla nostra bella Capri, il barbiere in via Madonna delle Grazie.
Grazie di cuore, Franco. Mo’ ven Natal!