Focus
di Massimo Maresca
Briganti del terzo millennio
Lo storico Giustino Fortunato lo definì “un movimento spontaneo, […] di indole primitiva e selvaggia, frutto del secolare abbruttimento di miseria e di ignoranza delle nostre plebi rurali”. Si riferiva al troppo ben noto fenomeno del ‘brigantaggio’, che tra la fine del 1700 e il 1871 circa (dieci anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia) ha manifestato il suo dissenso verso le istituzioni di allora[1] che, evidentemente, non corrispondevano alle esigenze del popolo meno abbiente.
La mafia, la camorra e ogni forma di malavita organizzata ha origine in questo fenomeno culturale: trovare una soluzione alternativa alle strutture civili che debba soccorrere le necessità di tutti. Ovviamente è altrettanto chiaro che mai nessuna criminalità ordinata abbia fatto bene alla gente, ma l’ha sempre vessata e schiavizzata col legaccio della paura. Quella che, con molte forzature, potremmo cercare di definire un movimento che nasce con buone intenzioni e che poi finisce per fare peggio. Il peggio lo fa per via di due fatti.
La miseria è una delle facce seducenti per questi potentati. Le persone che sono effettivamente in una condizione di estremo bisogno economico e finanziario, che devono sfamare sé e i propri cari, che hanno la responsabilità di una famiglia o che devono mandare avanti delle imprese. Il brigantaggio di allora e la mafia di oggi hanno in comune di certo la miseria della povera gente che dovrebbe poter serenamente provvedere a bisogni primari e secondari (perché anche questi sono importanti per il benessere sociale) della propria esistenza. Se l’istituzione statale non riesce a provvedere, ci si mette di traverso la malavita che, mai povera di vile denaro, soccorre apparentemente e poi schiavizza.
Il secondo fatto, grave, è l’ignoranza. Questa, che esisterà finché ci sarà l’uomo nell’universo, scatena l’appetito del malavitoso in quanto fa leva sulle pseudo verità, sulle realtà manipolate abilmente, sulla disinformazione e sull’emotiva danza degli egoismi. In uno dei suoi scritti, il filosofo Leibnitz diceva che “delle cose che non si conoscono si ha sempre un’opinione migliore”…
Ecco perché ventotto anni fa veniva ucciso, fra gli altri, il magistrato Giovanni Falcone. Vittima della mafia, vittima delle miserie, vittima dell’ignoranza. Il suo ed altri sacrifici analoghi vanno onorati prima di tutto combattendo miserie e ignoranza. Se lo stato non elimina le prime e modera la seconda, ci sarà sempre una forma organizzata di tumore sociale, di malavita squallida e seducente, di mafie d’onore corrotto, di camorre bianche come il marmo di una tomba!
Chissà se a volte il brigantaggio del terzo millennio non si manifesti proprio in chi, con una scusa o con un’altra, continua a mangiare sulle necessità altrui… chissà se non l’abbiamo proprio in casa il ‘brigante’ e lo sopportiamo a ogni inizio stagione lavorativa… chissà se lo stato e le istituzioni si accorgeranno mai di quanto pericoloso sia lasciare certi poteri crescere nell’ombra…
[1] Per chi volesse capirci meglio sul brigantaggio dei secoli passati, lo può fare leggendo questa voce di enciclopedia http://www.treccani.it/enciclopedia/brigantaggio_%28Enciclopedia-Italiana%29/