2 GIUGNO: LA FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Come negli Stati Uniti d’America il 4 luglio o nella Repubblica francese il 14 luglio, così anche la nostra Patria ha un giorno per festeggiare, anzi esaltare il dì in cui – attraverso un evento ben preciso della sua storia – venne riconosciuta la sua nascita.
Ma se Gesù Bambino ha avuto origine nella grotta di Betlemme, la Venere del Botticelli dalla conchiglia, la già citata Francia dalla potente presa della Bastiglia e gli U.S.A. dalla solenne dichiarazione di indipendenza dalla Gran Bretagna, come è nata la nostra amata Repubblica Italiana?
Qualcuno può erroneamente pensare che essa sia iniziata con la conclusione del referendum del 3 e 4 giugno del 1946, quello che mise il popolo dell’allora Regno d’Italia di fronte alla scelta della forma di governo che la nazione avrebbe dovuto avere dopo il regime della dittatura fascista. Oggi non lo possiamo ricordare (solo i novantenni con una mente ancora sveglia potrebbero testimoniarlo a dovere), ma i nostri padri furono chiamati alle urne e i 12.717.923 voti vollero la Repubblica, a dispetto dei 10.719.284 voti che continuarono a pretendere la Monarchia. Un risultato non proprio totalmente pieno, ma comunque un esito giusto. Fu questo il motivo per il quale la famiglia dei Savoia fu esiliata.
Dicevo che potremmo erroneamente pensare che il 2 giugno si festeggi l’anniversario di una nascita pulita, serena, senza troppe complicazioni, senza sofferenza. E invece non è così. Questa festa nazionale riassume in sé qualcosa che oggi non riusciamo a comprendere fino in fondo, perché non l’abbiamo sentito – e ci auguriamo di non sentirlo mai – sulla nostra pelle. Il sacrificio di sangue che apre all’amore patrio. È difficile provare a capirlo e ancor di più farlo capire; un amore per la propria gente, un amore che sporca e che fa male, un amore che da un lato si origina dalla paura di perdere la comune identità e da un altro nasce dalla ferma volontà di proteggere a tutti i costi ciò che insieme siamo: il popolo italiano.
Nell’era dell’e-commerce e degli spostamenti di massa a cui assistiamo sul Mediterraneo, il rischio di non ricordare è troppo alto, il rischio di non interessarci sul “da dove arriviamo” come italiani è in agguato, il rischio di non conoscere affatto la storia della nostra Repubblica risulta quasi una certezza.
Chissà cosa direbbe il settimo presidente della Repubblica, Sandro Pertini, un uomo dalla bontà accentuata, che ben ha espresso nella sua personalità e nel suo impegno l’indole e le finalità del cuore italiano. Sta bene ricordare alcune parole che disse nel suo discorso di insediamento, a poco più di trent’anni dalla nascita della Repubblica Italiana, provando a recuperare dai nostri sentimenti d’italiani del terzo millennio quello che a volte proprio sembra non esserci più, l’amor patrio.
«Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo vent’anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza» (Domenica 9 luglio 1978, Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica Sandro Pertini). Buona Festa a tutti!