Anna Maria Boniello. Capri – Sull’operazione Capri Palace erano rimbalzate diverse voci, ma ieri a chiarire i dettagli della partnership con il magnate turco Ferit Sahenk è stato lo stesso Tonino Cacace che spiega: “Ho conosciuto per una serie di circostanze Ferit Faik Sahenk, ed abbiamo scoperto di avere esperienze comuni come quella della scomparsa dei nostri padri ancora giovani, e ci siamo trovati a guidare giovanissimi le nostre aziende, continuando a mantenere l’impronta familiare”
D: Cosa prevede la partnership con la holding straniera?
R: Il rapporto è totalmente alla pari attraverso uno scambio di partecipazione Sahenk entrerà in quota paritaria nel gruppo consentendo una ripresa di investimenti che riguarda il futuro del Capri Palace, ed io con una mia partecipazione nel settore turistico alberghiero in Turchia, in Europa e nel Mediterraneo, presiederò il Consiglio di Amministrazione con la carica di Amministratore Delegato.
D: Cosa l’ha convinta ad accettare la proposta di Mr. Sahenk?
R: Innanzitutto la condivisione di un progetto ed un’idea che non venga cambiata né la filosofia, né lo stile, né l’anima del Capri Palace e del Riccio, ed anche che entrambi desideriamo moltiplicare i risultati d’eccellenza che sono stati raggiunti sia dall’albergo che dal Riccio, il beach club sul mare, che il ristorante l’Olivo che sono riconoscibili proprio attraverso la cura dei particolari e del dettaglio. Strutture che intendiamo insieme realizzare in altri angoli del mondo, ma sempre con le stesse caratteristiche coerenti con l’architettura del luogo, con il territorio e soprattutto attraverso l’utilizzo di simboli del Made in Italy.
D: Per esempio?
R: Riproporre dovunque quegli elementi che hanno contribuito al nostro successo: la qualità dei servizi, il gourmet e la ristorazione che ci ha portato a raccogliere una scia di stelle Michelin, l’eleganza e il wellness della Spa, ed infine le opere d’arte che danno un’atmosfera unica all’hotel, quella di un museo di arte contemporanea.
D: Cosa ha influito nella scelta di un partner?
R: Il giro di boa del sessant’anni. Sarebbe stato facile vendere tutto e regalarmi un giro del mondo in barca a vela, mi è rimasta invece la voglia di continuare per dare una possibilità al team del personale del Palace di crescere professionalmente, lavorare anche d’inverno nelle altre strutture all’estero. Quindi quella che ho messo in atto non è una vendita ma un progetto che parte da Capri, e sono molto orgoglioso che una persona venuta da così lontano ha riconosciuto quei valori che sono parte fondamentale della grande famiglia del Palace.