Una strana e controversa sentenza è stata emessa dal Consiglio di Stato sulla tassa di sbarco a Capri in merito al ricorso presentato dai Comuni di Capri ed Anacapri assistiti dall’avvocato Riccardo Marone. Il dispositivo della sentenza, che è stata depositata l’8 settembre, mentre accoglie in tre punti le motivazioni presentate dal Ministero dell’Economia contro i due Comuni, nelle conclusioni rimette alla Corte Costituzionale la questione di legittimità che è stata sollevata dalle amministrazioni comunali isolane e sospende il processo. Si fa sempre più accanita, dunque, la guerra tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e i Comuni dell’isola di Capri che va avanti a colpi di carta bollata iniziata nell’ottobre del 2012, quando le due amministrazioni di Capri ed Anacapri istituirono la tassa di sbarco. Allo scopo venne così varato un regolamento che, oltre a istituire l’imposta di sbarco, indicava sia le modalità di applicazione che i soggetti destinatari. E cioè 1,50 euro per ogni passeggero che scendeva a Capri da mezzi di linea e da quelli autorizzati con regolare licenza al trasporto turistico, tra questi i crocieristi che vengono trasportati a terra su natanti in possesso di licenza rilasciata dalla Capitaneria di Porto, quindi rientrano nel flusso turistico, e quelli che si imbarcano sui vaporetti che partono dalla Costiera e dalle isole vicine. Sono esentati al pagamento dell’imposta di sbarco tutti coloro che approdano all’isola di Capri con imbarcazioni e natanti da diporto non soggetti ad autorizzazioni da parte della guardia costiera ed anche coloro che con yacht, panfili, motoscafi ormeggiano nel porto turistico. Dal giorno della sua istituzione la tassa di sbarco ha portato un introito di oltre 3 milioni l’anno che vengono ripartiti tra i due Comuni: 66% al Comune di Capri e 34% al Comune di Anacapri. Il documento ha fatto scatenare la battaglia giudiziaria, che è iniziata nelle aule del Tar in virtù di un ricorso che il Ministero dell’Economia e delle Finanze presentò contro il regolamento chiedendone l’annullamento specie dell’articolo in cui veniva chiesto il pagamento del ticket anche ai crocieristi e a coloro che effettuano servizi non di linea. Il Tar accolse la richiesta del Ministero: la sentenza venne depositata nel novembre del 2014. Ma i Comuni non si fermarono a quel grado di giudizio e continuarono la loro battaglia, dando incarico all’avvocato Marone di presentare ricorso al Consiglio di Stato che a gennaio 2015 accolse la sospensiva richiesta dalle amministrazioni dell’isola mantenendo in piedi il regolamento originale. L’8 settembre il Consiglio di Stato ha concluso la sua istruttoria e ha depositato le due sentenze per i due Comuni, ritenendo che il ticket, così come chiedeva il Ministero, deve essere applicato solo a coloro che utilizzano traghetti e aliscafi di linea. La sezione quarta del Consiglio di Stato pronunciandosi sull’appello presentato, respingendone alcuni motivi, ha però rimesso gli atti alla Corte Costituzionale per valutare la questione di legittimità costituzionale che è stata sollevata dai due Comuni. Decisione quindi non definitiva che, secondo i primi cittadini, fa rimanere in piedi il regolamento. La sentenza ha fatto dichiarare al sindaco di Capri Gianni De Martino “di non essere in grado di commentarla in quanto è in attesa della sentenza e dell’ordinanza che contiene le specifiche motivazioni”. Mentre il sindaco di Anacapri Franco Cerrotta ritiene che “la sentenza emessa dal Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della sentenza del Tar ed ha rimesso tutta la materia e la sua legittimità alla Corte Costituzionale. A questo punto – conclude Cerrotta – restano in piedi validità ed efficacia della sospensiva già disposta dal Consiglio di Stato e il regolamento, così come lo abbiamo approvato, resterà operante fino a quando non si pronuncerà la Consulta”.