Fonte: Comunicato Stampa
Carla Iacono
Re-Velation
A cura di Marina Guida
Museo del Centro Caprese Ignazio Cerio
Palazzo Cerio, Piazza Ignazio Cerio 5, Capri
5 Agosto/ 31 Ottobre 2024
Prorogata fino al 31 ottobre, visto il felice riscontro del pubblico e della critica, “Re-Velation” la mostra fotografica di Carla Iacono presso il Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio di Capri, organizzata in collaborazione con la Visionquest 4 Rosso di Genova.
Il progetto espositivo, a cura di Marina Guida, è promosso dal Museo caprese e patrocinato dalla Città di Capri e del Comune di Anacapri.
“Re-Velation” ruota attorno al valore simbolico dell’ hijab, il velo che incornicia il volto delle donne islamiche, coprendone solo i capelli.
Declinato in diversi modi, talvolta con richiami espliciti a specifiche culture, talvolta in modo fiabesco o surreale, il velo diventa medium di contaminazione simbolica tra Oriente e Occidente.
Con la serie “Re-velation” Carla Iacono scava nella storia per “rivelare” una serie di valenze e significati con immagini sincere e raffinate, nel pieno rispetto delle differenze e delle somiglianze delle culture.
Le composizioni dell’artista ricordano i ritratti fiamminghi del Seicento. Il soggetto è fotografato su un fondo uniformemente buio che spesso si confonde con i vestiti. La luce laterale fa emergere dall’oscurità la figura svelando i lineamenti del volto e i particolari dei veli, rafforzando cosi simbolicamente ed esteticamente il concetto di rivelazione.
Dal punto di vista formale i ritratti di “Rivelazione” hanno tutti la stessa protagonista, la giovane figlia dell’artista; ciò` per evitare di porre l’accento sull’origine del soggetto, ma invitare a riflettere unicamente sulla polisemia del simbolo, andando oltre le specificità del paese o della religione. Inoltre l’elemento autobiografico contribuisce, come` già in altri precedenti lavori di Iacono, a enfatizzare la rappresentazione e a renderla testimonianza genuina.
In un’epoca in cui il velo continua a essere un punto di discordia e un tema di acceso dibattito, la mostra si rivela attuale e provocatoria, invitando il pubblico a riflettere sulle ambiguità e le contraddizioni insite in questo antico simbolo che, ancora oggi, a seconda del contesto nel quale viene adottato, può proteggere, nascondere, abbellire o divenire baluardo di rivendicazione identitaria e fulcro di un auspicabile dialogo interculturale.
In realtà proprio la pluralità di accezioni attribuibili e il potere evocativo del velo ne rendono complessa la definizione: la simbologia del velo cambia, infatti, in funzione del contesto sociale in cui si cala, spesso con differenze incolmabili tra chi lo indossa e chi lo percepisce.
Nell’ambito del dibattito sulla laicità dello Stato, il velo islamico è spesso considerato simbolo di attacco ai principi di laicità e uguaglianza, diventando così oggetto di dibattiti mediatici e trasformandosi in un vero e proprio velo della discordia.
In molti paesi d’Europa, dinanzi alle leggi che lo vietano, tante donne musulmane si appellano ai diritti e alle libertà di espressione e religione per poterlo indossare. Il velo è diventato così portatore di nuovi significati e modi di esprimersi, legati alle questioni della cittadinanza, alla rivendicazione culturale, alla ricerca di nuovi modelli spirituali; in particolare per le donne migranti rispecchia l’esigenza di rimanere legate al proprio paese e alle proprie famiglie rappresentandone la cultura di provenienza.
“Re-velation” non è solo un lavoro di denuncia sulle strumentalizzazioni ma è anche legato alla tematica principale del lavoro artistico di Carla Iacono, ovvero l’analisi dei riti di passaggio. Nell’Islam classico il velo sancisce proprio il transito dall’infanzia alla pubertà, rivendicando il rispetto dovuto alla donna che sarebbe così protetta dagli sguardi “impuri” degli uomini. Similmente, riferendoci ad altre epoche, culture e religioni, il velo, quando utilizzato, e` sempre legato a eventi/situazioni di valore iniziatico (es. matrimonio, lutto, stato monacale nella simbologia cristiana) oppure assimilabile a “status symbol” (es. per le nobildonne nella società ebraica antica oppure nel caso della veletta nell’Ottocento).
Attraversando epoche e culture, Iacono evidenzia come quest’oggetto rimanga un simbolo potente e controverso, indossato da nobildonne, madonne, sibille, sacerdotesse, prostitute e cortigiane, spose, regine, odalische, suore, amanti e figure femminili anti-convenzionali; capace di esaltare il femminino e di sottolineare le tensioni sociali e culturali attorno alla figura della donna, tra occultamenti e rivelazioni, censure e rivendicazioni.
Dal confronto delle varie interpretazioni nasce quindi la consapevolezza che è fondamentale, per una società davvero moderna e pluralista, restituire ai simboli delle tradizioni il loro valore, ovvero ri-attualizzarli e non vietarli ma, al contempo, vigilare affinché non ci siano imposizioni, ricordando che l’utilizzo o meno deve essere una libera scelta.
La mostra sarà visitabile , in accordo con gli orari del Museo, dal martedì al sabato dalle ore 11 alle 16.