Periscopio da Capri: IL FASCINO E LA SACRALITA’ DEI TESORI D’ARTE CAPRESI .
di Valentina Coppola
La prima cosa che vorrete fare, dopo avere letto le piccole guide edite da Arte’m a cura di Roberto Middione, è quella di recarvi a visitare prima possibile uno dei meravigliosi tesori descritti acuratamente in ognuna di esse.
Venerdì 27 Maggio, presso il Centro Congressi di Capri, nell’ambito dell’iniziativa “Capri CentoCinquanta” organizzata dall’Assessorato alla Cultura ed al Turismo della Città di Capri, ne sono state presentate due: “La Chiesa di San Michele Arcangelo ad Anacapri” e “La Chiesa di Santo Stefano a Capri”. La prima, curata da Marianna F. Cretella e dall’architetto Andrea Nastri, la seconda dall’ex funzionario della Soprintendenza Claudio Procaccini (colui che si occupò del recupero dei Fortini ad Anacapri) ed Angela Della Corte.
La lettura delle guide affascina il lettore sorprendendo per la bellissima grafica, la cura dei dettagli nonostante i contenuti ridotti ma esaustivi, e per il costo accessibilissimo. Inserite nella collana istituzionale della Soprintendenza per i Beni Architettonici, si è scelto, per dare il via a questi percorsi d’arte, uno dei luoghi più rappresentativi della Campania, Anacapri; quell’abitato che Amedeo Maiuri aveva descritto come “un paesino tutto bianco raccolto intorno alla cupola verde della Chiesa”. Oggi la chiesa ha cambiato colore ma l’incanto del luogo sembra essere immutato, così come il pavimento maiolicato, conservato con maestria e famosissimo in tutto il mondo. Attribuito al maestro Leonardo Chiaiese, raffigura la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Ricco di simbolismi, il pavimento mostra, tra l'altro, come metafora del sacrifio del Cristo, un pellicano che si lacera le carni per nutrire i piccoli del proprio sangue. Al centro della composizione spicca l’albero della scienza del Bene e del Male, del cui frutto mangiarono Eva e Adamo. Nonostante il pavimento maiolicato, eseguito intorno al 1761, sia una delle maggiori attrattive turistiche, tutto l’interno della chiesa ha una pregevole architettura. Vi si possono incontrare molti pittori interpreti della scuola napoletana del Settecento, tra le cui tele spicca, per la forza della rappresentazione, La Pala di San Michele, raffigurante quest’ultimo in impeto guerresco, pronto ad uccidere il male in difesa della Chiesa. Tale concetto, tra l’altro, è più volte ripetuto all’interno della stessa. Voluta da Suor Serafina di Dio, una religiosa locale, per ringraziare l’Arcangelo Michele per la liberazione dall’assedio della città di Vienna da parte dei Turchi, la Chiesa nasce insieme al Convento delle Teresiane.
Fresco di stampa invece , ma non per questo meno importante, il secondo volume della collana “La chiesa di Santo Stefano a Capri”. Situata a ridosso della famosa Piazzetta, questa raccoglie le memorie storiche, artistiche e devote dell’intera collettività isolana. Nei suoi pavimenti, infatti, ritroviamo le tracce dei marmi delle ville imperiali di epoca romana così come le reliquie di santi titolari. E’ interessante scoprire che, secondo Edwin Cerio, l’attuale torre dell’orologio, famosissima in tutto il mondo come simbolo della famosa Piazzetta di Capri, altro non era che il campanile della Chiesa precedente.Le continue scorrerie saracene che subiva il borgo di Marina Grande avevano di fatto costretto la popolazione a rifugiarsi nella parte alta dell’isola di Capri, e tale trasferimento sarebbe culminato infine con il trasporto delle reliquie di San Costanzo dall’Antica Cattedrale di Marina Grande alla Chiesa di Santo Stefano, divenuta nel frattempo essa stessa una Cattedrale. Ed è proprio in una vetrina, nel corridoio che porta alla sagrestia, che è possibile ammirare il busto d’argento del Santo Patrono dell’isola, risalente al 1715. Il manufatto è uno degli esempi della tradizione dell’arte argentiera napoletana, che ha raggiunto il suo apice nella cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli. Fulcro del culto religioso caprese la processione del 14 maggio, dove il busto del Santo viene portato in processione quale simbolo della ricchezza spirituale della Chiesa e quale segno di unità della comunità caprese. Infatti, al seguito del Santo si accoda tutta la cittadinanza nonchè le più alte cariche politiche, economiche e sociali dell’isola. Sempre all’interno della Cattedrale, nella navata centrale, si distingue l’altare maggiore, bell’esempio di intarsio marmoreo del barocco napoletano e, ai suoi piedi, un prezioso pavimento in tarsie marmoree policrome proveniente dalle rovine di Villa Jovis. A concludere, lo sguardo non può non soffermarsi sul grande organo in legno dorato e intagliato, sulla cui sommità è raffigurata la patrona della musica, Santa Cecilia. La Chiesa, come a difendere se stessa e la comunità isolana dalle feroci incursioni piratesche saracene, si circonda dei propri Santi, non solo raffigurandoli nei dipinti e nelle sculture che animano le cappelle, ma conservandoli materialmente nelle loro spoglie terrene. Santo Stefano rappresenta è uno degli emblemi dell’identità Caprese e della cultura mediterranea.
Queste piccole guide, che al lettore risulteranno sicuramente non canoniche, hanno già riscosso un gran successo di pubblico. Tra le altre uscite ricordiamo, inoltre, le Guide del Duomo di Pozzuoli, di Sorrento e di Acerra, del Santuario della Beata Vergine di Pompei, della Madonna dell'Arco, di S. Michele Arcangelo a Palma Campania, dell'Osservatorio Vesuvianodi Ercolano, della Reggia di Portici, delle Ville Bruno e Vannucchi di S. Giorgio a Cremano. Il vicesindaco di Capri, Marino Lembo, presente all’incontro, ha auspicato al più presto la traduzione in lingua inglese, per permettere ai numerosi turisti di comprendere più a fondo i tesori della nostra terra, in solo 32 pagine!