Capri
Sconcertante caso di pedofilia in rete, vittime due bambine di Capri. L’uomo, che aveva adescato on line due sorelline capresi di 9 e 11 anni, è stato condannato ieri dal tribunale di Napoli a 12 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dal gup, il giudice dell’udienza preliminare, a conclusione del rito abbreviato che è stato chiesto dall’imputato. Un 53enne residente in un paesino del Trentino al quale sono arrivati i carabinieri della stazione di Capri a seguito di una lunga e capillare indagine che ha portato allo scoperto l’episodio sul quale gli stessi carabinieri, per oltre un anno, hanno fatto calare uno stretto riserbo, con lo scopo principalmente di tutelare l’identità delle due vittime ma anche per evitare che l’uomo sfuggisse alla giustizia. Pare che non siano solo le due sorelline ad essere finite nella chat del pedofilo, anche se la denuncia depositata nell’estate del 2012 era stata presentata esclusivamente dai genitori delle due piccole, di 9 e 11 anni, che si erano insospettiti da alcuni atteggiamenti che le due bambine avevano nei loro confronti. La mamma quindi dopo essere impossessata del computer si è trovata davanti una terribile rivelazione, scoprendo una serie di conversazioni e chat hard e immagini dal contenuto erotico che le piccole avevano intessuto con un adulto sconosciuto che le aveva adescate in rete. Una serie di dialoghi raccapriccianti con l’uomo che invitava le bambine a spogliarsi e a compiere atti osceni davanti alla webcam. Ai genitori, dopo aver visionato il contenuto nel pc delle due ragazzine, non era rimasto altro che recarsi nella caserma della stazione dei carabinieri di Capri per sporgere denuncia e chiedere il loro intervento. Iniziarono così immediatamente le indagini dei militari che, dopo i primi riscontri anche attraverso informali colloqui con le bambine con l’ausilio degli psicologi, informarono immediatamente il magistrato che avviò l’inchiesta affidando l’indagine all’Arma. Attraverso una serie di controlli incrociati informatici, dopo alcuni mesi, i carabinieri riuscirono a risalire all’utenza dalla quale partivano le videochat incriminate e dopo aver localizzato la località di provenienza muniti di ordine di cattura i carabinieri da Capri nell’ottobre del 2012 si recarono a Trento per procedere all’arresto del pedofilo e trasferirlo poi nel carcere di Poggioreale a disposizione del magistrato. L’uomo è rimasto in stato di detenzione per circa un anno mentre magistratura e carabinieri continuavano l’inchiesta. Un’inchiesta a tutto campo che ha portato allo scoperto la tragica realtà dei pericoli del web, quando a utilizzarli si tratta di persone indifese come i minori, e di come l’orco possa nascondersi dietro un innocuo schermo di un computer e nelle mura della propria abitazione. Pesanti infatti la condanna che è stata inflitta al 53enne trentino, un uomo insospettabile, benestante, con due figlie adolescenti e moglie che ignoravano di avere un “mostro” in casa. 12 anni di carcere anche se l’imputato aveva chiesto il rito abbreviato perché il giudice ha tenuto conto di una recente sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione che nel dispositivo scrive che: “non c’è differenza tra compiere materialmente l’atto o eseguirlo virtualmente”. Proprio come accade quando a migliaia di chilometri di distanza, sulla tastiera di un pc, un adulto adesca ragazzine e, così come è accaduto per il caso di Capri, chiede loro di spogliarsi, di avvicinarsi alla camera per mostrare parti intime e le invita a compiere sul proprio corpo atti erotici. La condanna emessa ieri dal tribunale di Napoli è una condanna esemplare che colpisce duramente quei “mostri” che nel chiuso delle loro pareti domestiche, con i loro gesti insani, non si fanno scrupolo di arrecare danni a una bambina fragile data la sua età e che potrebbe portare per sempre dentro di sé le conseguenze di traumi incancellabili.