Anna Maria Boniello. Capri – Ad andare in fumo nell’incendio della scorsa notte ad Anacapri non sono stati solo i costumi che racchiudevano i quindici anni di vita della Settembrata, ma un vero e proprio patrimonio etnoantropologico che nelle intenzioni dell’Assessore alla Cultura Riccardo Federico, doveva entrare a far parte del nascente museo della storia della Settembrata che il Comune intendeva installare proprio negli spazi dell’Eden Paradiso, dove nel 1923, tra fine agosto e i primi giorni di settembre, alcuni artisti, tra cui la colonia di futuristi che viveva sull’isola, capeggiata da Marinetti, diedero vita alla Festa dell’Uva – Settembrata per salutare la fine dell’estate. Canti e balli all’aperto e gastronomia isolana che vedevano protagonisti Marinetti, Cangiullo, Casella, Franco Michele Napolitano, Vincenzo Cuomo, Edwin Cerio, Pratella e Siviero. Una risposta da Capri alla Piedigrotta che veniva celebrata nella città di Napoli. Ed è proprio l’Assessore alla Cultura di Anacapri Riccardo Federico, che commenta con amarezza l’episodio : “La festa della Settembrata, che porto avanti ininterrottamente da quindici anni non è solo un evento folkloristico, ma rappresenta il recupero di un’identità autoctona attraverso tradizioni ormai in disuso, usi e costumi ed anche un percorso della vita dell’isola dalla Roma antica ai giorni d’oggi. Non a caso – continua l’Assessore Federico – ogni anno la Settembrata mette in scena un’epoca, dall’antica Roma ai 150 anni dell’Unità d’Italia, alla Capri dei Cerio degli Anni ’30, alla Presa di Capri dei Francesi con la cacciata degli Inglesi, allo sbarco degli alleati, e quest’anno il tema era l’isola della Dolce Vita con i costumi realizzati dai bozzetti del famoso stilista Gunther Morr che con i suoi capi ha entusiasmato le passerelle più importanti del mondo. In quegli scatoloni, in quindici anni, eravamo riusciti a conservare il vissuto dei nostri avi e gran parte della vita dei tempi d’oggi. Le donne di Anacapri hanno passato chine sui tavoli da disegno, alle macchine da cucire lunghissime ore sottraendole alla loro vita familiare, così come gli artigiani, falegnami, fabbri, ceramisti sono riusciti con la loro bravura, attraverso un attento lavoro di ricerca fatta anche con l’aiuto dei giovani, a creare un patrimonio di immenso valore antropologico, che il fuoco e le fiamme ha ridotto in cenere in poche ore.”