Fonte: Roma
di Pino De Martino
NAPOLI. «Il 118 a Napoli funziona poco e male. Si può aspettare un’ambulanza anche un’ora e mezzo. Cioè un vero attentato alla salute pubblica». Parola di Nursind, il sindacato degli infermieri. «Eppure i mezzi ci sono», dice allarmato Lello Pavone, segretario sindacale aziendale dell’Asl Napoli 1. «Reclutare medici sarà impresa impossibile, lo sanno tutti. Lo dimostra la privatizzazione del punto di primo soccorso dell’Aeroporto internazionale di Capodichino affidato per la prima volta a una società privata, la Bourelly Health Service srl, che si avvarrà di 20 medici che l’Asl non è riuscita a reclutare». Allora, ragionano i sindacati, piuttosto che tenere fermi e inutilizzati i mezzi, perché a bordo non ci mettiamo gli infermieri? Magari due debitamente formati. «Si tratta di figure professionali più facilmente reperibili, sostengono convinti i rappresentanti dei lavoratori».
La proposta è contenuta in un documento sottoscritto anche da Ugl e Potere al lavoro. Se ne è parlato anche nel corso del recente tavolo tecnico sul 118 non più di 48 ore fa. Una ricetta facile, facile, sembrerebbe. Ma non la pensa cosi Giuseppe Galano, presidente per la Campania del sindacato dei medici anestesisti Aaroi-Emac e direttore della centrale operativa del 118 di Napoli. «Magari fosse cosi semplice.
Non siamo contrari in linea di principio all’utilizzo d’infermieri sulle ambulanze. Tant’è che già funzionano sulle autolettighe di tipo b, cioè quelle senza medico a bordo. Il problema è un altro. È che le stesse difficoltà che abbiamo nel reclutare medici, le incontriamo anche per gli infermieri e per gli autisti. Per quest’ultimi il problema è in via di soluzione. Resta però la difficoltà nel reperire gli infermieri. Attraverso gli avvisi pubblici ne abbiamo reclutati ultimamente cinque. Ma altrettanti sono andati in quiescenza. Per cui siamo punto e a capo».
LA RICETTA. La ricetta del direttore Galano è un’altra: «Bisogna diversificare il riconoscimento economico. Altrimenti i medici, ma anche gli infermieri, a parità di trattamento economi co, preferisco no prestare la loro opera in servizi meno esposti, meno pericolosi, meno gravosi. Ecco perché i concorsi che pure vengono banditi poi vanno deserti».
L’ESODO. Nell’arco di due anni il numero dei medici del 118 di Napoli è praticamente crollato: da 120 a 30. La stragrande maggioranza si è dimessa per andare a lavorare in medicina generale. A presidiare il territorio cittadino prima c’erano 13 ambulanze medicalizzate. Erano comunque poche. Il decreto sui fabbisogni ne prevede una ogni 60mila abitanti, quindi su Napoli avremmo dovuto averne 17. Oggi abbiamo 6 ambulanze medicalizzate, compresa quella di Capri che è fissa sull’isola. A Napoli ce ne sono 5.
LE AGGRESSIONI. A far scappare il personale dal 118 non c’è solo il trattamento economico da miseria. Al netto di casi di evidente barbarie, le aggressioni sono aumentate anche perché il servizio sanitario ha perso appeal e prestigio. E non garantisce la salute a tutti. Il cittadino, quindi, arrabbiato per questo, se la prende con l’operatore del 118 che, secondo lui, non sta facendo quello che ritiene opportuno. Bisogna andare a monte per risolvere il problema. Anche se, il crescente disservizio nella sanità pubblica porta a pensare che sia in atto da tempo, una strisciante privatizzazione dei servizi che porterà a breve all’abbandono del servizio sanitario pubblico, universale e gratuito. A pensar male si fa peccato, diceva il noto statista, ma qualche volta ci si azzecca.