Fonte: Il Mattino
di Maria Pirro
Cronache dalla Preistoria: 450.000 anni raccontati nei suoi riti faticosi e funebri, con gli oggetti quotidiani e le urne cinerarie; 3.000 reperti in esposizione, tra cui 50 inediti, nella sezione ritrovata.
È accanto al Salone della Meridiana, lo spazio riaperto dopo venti anni, che conserva la struttura voluta dall’ allora soprintendente Stefano de Caro, ma che si rinnova, e parla della vita attraverso la morte e, per la prima volta, mostra l’ interno di una necropoli, come quella di Pontecagnano, riprodotta a grandezza naturale. Si vede così la terra disegnata e smossa che ricopre i teschi nel sepolcro; sopra, i villaggi formati da capanne di paglia e, di fronte, c’ è un pannello più tecnico che fa notare l’ imponenza architettonica di questa tomba. È la numero 6589: ha il pozzetto d’ accesso e un’ unica cella sigillata da un lastrone di travertino, scoperta per caso. Il viaggio nel tempo inizia così, dal Paleolitico inferiore all’ Età del Ferro, continua in otto sale su tre livelli per oltre 1.000 metri quadri.
La sezione ha un restyling luminoso e colorato, una grafica diversa, una grande cronologia, mappe d’ Italia e buffi personaggi che accompagnano turisti e napoletani. «È un racconto nuovo per il cammino più antico dell’ uomo», spiega Paolo Giulierini, direttore del Mann: «Grazie a un meticoloso lavoro di riallestimento e valorizzazione dei preziosi reperti campani e meridionali, è più facile orientarsi tra le ere, comprendere l’ evoluzione della civiltà, ma anche approfondire la conoscenza del nostro territorio: da qui si possono tracciare itinerari e proseguire raggiungendo le oltre 100 località indicate». Gli oggetti della Valle del fiume Volturno, 50 recuperati depositi, sono gli inediti che arricchiscono il percorso guidato. Dalla grotta delle Felci di Capri proviene la prima raffigurazione antropomorfa del Neolitico, su un ciottolo, in ocra rossa. Il tesoro di Paestum si deve al tenente archeologo John G. S.
Brinson, durante la seconda guerra mondiale, impegnato in una vera missione di salvataggio. «Anche la planimetria della necropoli eneolitica del Gaudo è una riproduzione del suo taccuino», spiega Giovanni Vastano, uno dei curatori. Le ceramiche e gli altri elementi estratti, peraltro per caso, in una cava di Ariano Irpino sono il simbolo di una straordinaria stratificazione, ancor prima dell’ arrivo dei greci nella penisola. Da Matera, per l’ esattezza da Murgia Timone, arrivano gli unici ritrovamenti non campani. Poi ci sono le opere micenee in prestito da Vivara. E i tokens, una sorta di gettoni di argilla utilizzati in tutto il bacino del Mediterraneo per avere memoria di transazioni e stoccaggio di beni. Le Grotte di Pertosa restituiscono macine e strumenti in osso, sostegni da fuoco (ovvero, rudimentali fornelli), originali colini che indicano la presenza di insediamenti stabili. L’ Età del Ferro, nella ricostruzione regionale, è segnata dalla formidabile ricchezza di Capua: solo la necropoli di Fornaci conta 1600 tombe. «Per dimensioni è paragonabile ad Atene, e segna l’ incontro tra popoli diversi, anche con l’ Oriente», interviene Emanuela Santaniello, altra curatrice della sezione assieme a Floriana Miele, che fa notare anche i legami con gli etruschi e il bel corredo di Sant’ Angelo in Formis, tracce culturali precedenti a edifici e monumenti. «Cuma pre-ellenica è caratterizzata dalla presenza di gruppi indigeni», aggiunge, indicando le coppe e i bronzi. Nelle sale, ci sono pannelli che spiegano tra l’ altro le varie tecniche di lavorazione dei metalli e i pendagli a forma di cavallo, che risalgono, rappresentano uno dei simboli riportati sui manifesti per pubblicizzare l’ iniziativa. Poi ci sono i vasi di Suessula, che fanno parte della collezione Spinelli, E le testimonianze della necropoli di Calatia, e un sepolcro del 700 avanti Cristo sfarzosamente ornato con gioielli in oro, argento, bronzo, osso e ambra. E ancora: argilla figulina, utensili per banchetti, un lungo coltello e gli spiedi, persino un rasoio.
Tra le curiosità, Giulierini e l’ assessore comunale Eleonora de Majo menzionano «l’ isola di Capri, tutt’ uno con la terra, in quell’ epoca abitata da ippopotami e rinoceronti». Poi, largo all a contaminazioni con l’ arte contemporanea. «Vogliamo che quella della Preistoria sia una sezione viva: dal 29 aprile al 7 settembre ospiterà la sua prima mostra dedicata al maestro del fumetto francese Moebius, in collaborazione con Comicon», anticipa il direttore del Mann. Il coordinamento artistico dell’ allestimento è di Andrea Mandara, la grafica di Francesca Pavese. E, tra le novità, c’ è anche il laboratorio tattile «Il museo a portata di mano».
Chiudono il viaggio le due sale dedicate a Pithecusa (Ischia), dal Neolitico all’ età arcaica (inizio VI secolo avanti Cristo) con la ricostruzione in scala 1:1 di un altro edificio, quello ovale di Punta Chiarito e con reperti originali ceduti per l’ occasione dalla sovrintendente Teresa Elena Cinquantaquattro, tra gli artefici della rete di connessione ideale. Fino al 31 maggio la visita può essere abbinata a «Lascaux 3.0» che propone la ricostruzione della cosiddetta Cappella Sistina della preistoria.
In più, il 15 marzo una mostra su Pompei s’ inaugura a Parigi, il 16 marzo «sbarcano» Etruschi al Mann, l’ 8 aprile i Gladiatori. «E poi, a maggio, si entra nel braccio nuovo con l’ Auditorium e, a ottobre, la sezione tecnologica su Pompei con il nuovo giardino.
Obiettivo è riaprire l’ intero museo in 15 mesi», promette Giulierini.