Anna Maria Boniello. Capri – Sullo scempio perpetrato a Capri al monumento a Lenin dello scultore Giacomo Manzù, interviene Giuseppe Galasso storico, accademico dei Lincei, che ha occupato la cattedra di storia medievale e moderna all’Università di Napoli e presidente della Società Napoletana di Storia Patria, già Sindaco di Napoli nel 1975 e sottosegretario di Stato del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed al Ministero del Mezzogiorno. E’ stato Galasso a firmare la legge che porta il suo nome, con la quale gran parte del territorio nazionale veniva sottoposto a vincolo paesistico. Galasso ha scritto numerose opere, in particolare riguardanti il Mezzogiorno d’Italia.
D: A Capri ancora una volta un atto vandalico, ed ora ad essere stata presa di mira è stata nuovamente la stele a Lenin, creata dallo scultore Giacomo Manzù che nel 1970 la donò a Capri, a testimonianza della presenza della colonia di esuli russi nei primi del Novecento, in un periodo storico agli albori della Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Al professor Galasso quale chiave di lettura trova nell’accaduto?
R: Naturalmente ci si aspetterebbe che l’opera di un artista come Manzù fosse adeguatamente protetta. Il fatto che si possa danneggiare o deteriorare così facilmente, come più volte è accaduto, induce a molte malinconiche riflessioni, ed anche ad una protesta tutt’altro che malinconica, ma molto decisa ed energica.
D: Ritiene che quelli di Capri siano episodi isolati?
R: Il caso di Capri non è affatto isolato, la straordinaria ricchezza di testimonianza di arte e cultura che è propria dell’Italia, fa troppo spesso considerare la presenza di queste testimonianze come un fatto ovvio e scontato della nostra vita quotidiana. Perciò non si pone mente al fatto che si tratta di cose sempre preziose, che vanno tutte adeguatamente tutelate nella loro integrità. E di questo gli organi centrali e periferici dello Stato sono certamente coinvolti. Ma ancora di più questo dovrebbe essere un pensiero costante delle comunità ed amministrazioni locali.
D: La stele di Manzù però non è solo un’opera artistica, ma vuole testimoniare la presenza a Capri della colonia degli esuli russi.
R: I russi a Capri, ed in particolare Lenin e Gorkij, appartengono ad una pagina di storia europea il cui interesse non ha alcun bisogno di essere sottolineato. Per l’isola e per i capresi è un titolo di grande importanza nella ricca storia che ha fatto di Capri un’isola di indiscutibile fama mondiale, e certo non solo per lo straordinario sviluppo del suo turismo.
D: Non crede che gli autori ignorino sia Lenin che il momento storico della sua venuta a Capri?
R: Non parlerei tanto di ignoranza, che pure può esservi, quanto di puro e semplice vandalismo che nei nostri tempi assume forme particolarmente offensive per l’uso diffuso che si fa di spray, graffiti ed altre simili cose che i materiali oggi disponibili rendono più dannose e pericolose che in passato.