di Luigi Lembo
Forse pochi ricordano o conoscono il nome della baronessa Barbara Meta von Salis-Marschlins. La baronessa nacque il 1 marzo del 1833 nel castello di Marschlins in Svizzera. Figlia di Ulysses Adalbert, possidente e naturalista, e di Ursula Margaretha von S.-Maienfeld, frequentò la scuola superiore femminile di Friedrichshafen (1863) e l’ist. femminile di Rorschach (1868-71). Dopo le scuole lavorò come educatrice presso diverse fam. benestanti in Germania.Ebbe un ruolo importante nel movimento femminile del suo tempo; affrontò il tema della discriminazione della donna anche sul piano letterario in numerosi romanzi e volumi di poesie, in parte scritti assieme alla compagna. Nel 1897 pubblicò Philosoph und Edelmensch, opera di successo dedicata ai suoi incontri con Friedrich Nietzsche, che aveva conosciuto personalmente già nel 1884 e che ammirava. Nel 1904, così come ci ricorda Alberto Federico in “Piccole glorie di Capri”, la baronessa si trasferì a Capri con l’amica Hedwig Kym, con cui continuò a convivere a Basilea anche dopo il matrimonio di quest’ultima. Sull’isola si stabilì a Villa Helios, una grande casa in stile ispano moresco dotata di ogni comfort. La casa possedeva una splendida biblioteca, un vigneto, un uliveto e campi destinati alla produzione di ortaggi e legumi oltre che una spaziosa cantina. Nello stesso periodo il parroco dell’Isola Giuseppe De Nardis, personaggio particolarmente noto per il suo impegno al bene spirituale e materiale della nostra comunità, faceva arrivare sull’Isola un piccolo nucleo di suore tedesche della congregazione di S. Elisabetta, votate all’assistenza dei bisognosi e degli ammalati. La loro prima collocazione fu a Villa Margherita in via Campo di Teste ma pur creando dall’inizio un’efficiente infermeria si capì subito che sarebbe stato necessaria per loro una sede più dignitosa ed adeguata. Nel frattempo il parroco intratteneva ottimi rapporti con gli stranieri presenti a Capri convertendone addirittura alcuni al cattolicesimo. Tra questi la stessa Baronessa Barbara che, saputo del suo cruccio, con tutta umiltà decise di donare la villa al parroco come dono personale. Avviate le pratiche l’atto fu stipulato il 30 gennaio 1917, in piena Guerra Mondiale. Con tale atto la baronessa donava la villa e il fondo circostante di 8.500 metri quadri alla parrocchia Santo Stefano con l’obbligo di destinarne la rendita metà per messe e funzioni di culto e metà in opera di assistenza agli infermi e poveri. Si realizzava così l’opportunità di dare una sede adeguata all’opera delle suore la cui presenza sull’Isola aveva avuto nel frattempo qualche difficoltà per la rabbia patriottica dovuta alla guerra. Con l’insediamento di don Luigi Lembo, subentrato a De Nardis, si attuava a pieno la volontà della donatrice. Nasceva così l’ospizio per anziani e bisognosi dell’Isola , dedicato a San Giuseppe, patrono dei derelitti. Fondamentale fu il contributo di capresi e stranieri, tra cui lo stesso Axel Munthe, a organizzare la struttura; a ognuno di questi benefattori fu dedicata una sala della casa. Il 10 maggio del 1953 la parrocchia donava il complesso all’Istituto delle Suore di S Elisabetta con la condizione che gestissero l’ospizio e con l’opzione di revoca qualora fossero venute meno a tale compito. Nel frattempo le suore ampliavano la sede realizzando la cappella e destinando una parte dell’edificio a pensione per assicurarsi i fondi necessari per mandare avanti la casa. Nel 1978 le sorelle tedesche venivano sostituite da suore polacche che ressero l’istituto con incredibile abnegazione fino al febbraio del 1996. Negli ultimi anni il servizio è stato servito da suore nigeriane della Congregazione della Sacra Famiglia dei bisognosi e attualmente da suore filippine.