Riceviamo e pubblichiamo
di Giuliano De Angelis
Per me sei stato un maestro, in tutti i sensi, mi hai insegnato praticamente tutto quello che so sul mondo del lavoro e non solo, sei stato un mentore, un amico fidato, un padre e oggi non posso fare altro che ricordarti con una lacrima. Potrei scrivere intere pagine su quanto buona e grande fosse le tua persona, ma le grandi parole, i poemi, gli aggettivi altisonanti li lascio a chi saprà raccontare la tua storia molto meglio di me… io nel mio piccolo, posso solo dirti grazie, grazie dal profondo del cuore, grazie per aver creduto in me, per avermi donato il tuo tempo e la tua amicizia, per avermi difeso quando ero indifendibile, per avermi abbracciato quando ne avevo bisogno. Non dimenticherò mai quando quel giorno mi dicesti, con le lacrime agli occhi “Non fare stronzate, perché ti voglio bene come un figlio” e forse, se oggi ho evitato certi errori, è anche merito tuo. Ti voglio bene, te ne ho voluto fin da subito, forse perché sei stato davvero paterno, perché quello è sempre stato il tuo modo di fare, perché insieme facevamo le marachelle come i bambini… Tutte le mattine in quel negozio, quando ormai avevo sistemato tutto e lavato il pavimento, mi sedevo sulla tua sediolina, dietro il tuo banchetto da lavoro, e iniziavo a fare un po’ d’ordine, o almeno ci provavo, nel mio piccolo volevo toglierti un po’ di lavoro, perché sapevo che nel momento in cui ti saresti seduto lì, avresti martellato e inchiodato, cucito e tagliato suole fino a sera … e allora cercavo di farti trovare tutto pronto, le suole tutte numerate nei cassetti, la pelle ordinata, gli utensili raggruppati, le tomaie, i chiodi, i coltelli, insomma, tutto il tuo piccolo mondo. Amavo quelle mattine in cui mi allungavi la mano con dieci euro, e facendomi l’occhiolino mi dicevi “Prendine uno da cinque” e puntualmente compravamo un gratta e vinci in società, poi col coltello grattavi lentamente le caselle e ripetevi sempre “Se prendiamo, butto il bancariello per aria” ….
chissà se lo avresti fatto davvero, o se avresti continuato a lavorare per far sorridere le signore anzianotte che volevano a tutti i costi una foto con te, tu che ti vantavi sempre di avere savoir-faire, e quanto ridevamo quando lo dicevi… Non ti ho mai visto in collera, mai arrabbiato, avevi sempre quel sorriso contagioso che ti faceva socchiudere gli occhi, eri un anima buona. Con te oggi va via un po’ di tutto, muore una parte felice delle mia vita, muore la storia di Capri, della VERA Capri, quella fatta di persone umili, semplici, quella degli artigiani, una Capri meno frenetica, meno Chic, ma sicuramente più ricca di valori, di cuore, con te muore un pilastro della nostra società.
Lasci un vuoto insostituibile.
Ti vorrò sempre bene.
Il mio umile pensiero va alla famiglia tutta.
Che la terra ti sia lieve amico mio.