Anna Maria Boniello. Capri – Il comunicato stampa diramato ieri dalla Procura che annunciava la nomina di due amministratori straordinari per la gestione temporanea della Sippic, ha suscitato l’eco di una vera e propria bomba anche perché va a colpire la più grande azienda isolana, che negli anni d’oro era considerata dagli abitanti come la Fiat caprese. Un vero e proprio motore economico per l’isola, che con la sua centrale dal 1902 eroga energia elettrica in tutto il territorio e che con la Sippic gestisce anche i servizi di trasporto con la Funicolare che collega il porto di Marina Grande con Capri ed è il mezzo di trasporto più utilizzato da turisti ed abitanti. Un primato, rispetto ad altre località, che ha portato Capri a godere di vantaggi su altre località turistiche del golfo. Oggi però la società che produce energia elettrica a Capri ed Anacapri è stata interdetta per tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. A dichiararlo è la stessa nota del Prefetto, che ha commissariato l’azienda, e che ha adottato la misura straordinaria così come previsto dal nuovo Codice Antimafia. Il Prefetto Gerarda Maria Pantalone ha agito d’intesa con Raffaele Cantone il presidente dell’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, ed ha consentito però la prosecuzione del servizio di erogazione e distribuzione dell’energia per evitare alla comunità locale ed ai turisti disastrosi disagi. Sul caso è intervenuta anche l’amministrazione comunale che in un documento diffuso nel primo pomeriggio si è dichiarata fiduciosa per il lavoro che la Magistratura e le istituzioni stanno portando avanti. Nella nota resa pubblica gli amministratori, dopo aver palesato stupore e preoccupazione per i motivi che hanno portato commissionamento della più grande azienda caprese, la storica Sippic, ha espresso la propria gratitudine e l’intera fiducia nell’azione intrapresa dalla Magistratura, unitamente alle Forze dell’Ordine ed alla Prefettura, per l’intervento adottato. Nella nota, l’amministrazione caprese ricorda che la problematica ambientale costituita dalla centrale elettrica risale al 2009 quando venne posta sotto sequestro dalla sezione ambiente della Procura di Napoli coordinata dal Pm Aldo de Chiara e dallo scomparso procuratore Federico Bisceglia. Iniziarono, già in quegli anni, seguendo le prescrizioni imposte dalla Procura, una serie di accorgimenti tecnici ed alcuni lavori antinquinamento e di ammodernamento, che la società dichiara di aver portato a termine. Ma con l’interdizione di oggi si apre certamente un altro lungo e tortuoso capitolo per l’azienda e per la centrale che è un elemento essenziale per lo sviluppo dell’economia e per mantenere alti quegli standard di qualità di cui l’isola si può vantare. Nella nota del sindaco, infatti, si fa menzione al documento che è stato votato dal consiglio comunale nel’ultima seduta, quando è stato deliberato di sollecitare il Governo e Terna per accelerare i lavori per completare l’opera di collegamento dell’isola alla Rete di Trasmissione Nazionale per l’energia elettrica. Il progetto del cavidotto sottomarino che è iniziato da diversi anni con un’opera che doveva essere completata in soli 36 mesi, va ancora avanti e il consiglio comunale, con l’ultimo voto, chiede al Governo di accelerare i tempi. Ed intanto sul fronte del commissariamento, sindaco e consiglieri hanno garantito alla popolazione “di interessarsi presso i commissari appena nominati, affinchè siano tutelati tutti i diritti dei lavoratori che in condizioni difficili continuano a garantire un servizio essenziale per l’intera comunità isolana”