di Luigi Lembo
Abbiamo avuto occasione di raccontare in precedenti articoli della diffusa pratica della cattura delle quaglie tra il 17° e 18° secolo. Un’attività così estesa a Capri che gran parte della popolazione ci sopravviveva dedicandosi alla caccia in maniera intensiva. L’attività ha contraddistinto nel tempo l’individuazione di specifiche aree del territorio che hanno cambiato il loro nome proprio in conseguenza di tale attività, come la località Due Golfi soprannominata “le parate” dove venivano stese le reti per la cattura, o addirittura contraddistinguendo il soprannome di alcune famiglie locali dedite a tale pratica come quella dei “quaglino”. Le catture erano così ricche che portarono i capresi a vendere gli esuberi nei mercati napoletani, fatto questo che non passò inosservato all’allora sovrano napoletano che, guarda caso, aveva due passioni: era un grande amante della caccia e gli piaceva frequentare e sentire l’umore della Napoli popolare dei mercati travestito da “lazzaro” (era infatti soprannominato Re Lazzarone). Stiamo parlando del re di Napoli Ferdinando IV, detto Re Lazzarone ma anche re Nasone, per una sua “evidente” caratteristica estetica. In conseguenza di questa sua passione non ci mise molto a eleggere Capri come meta abituale per la sue battute di caccia. Ferdinando era un uomo a disagio nei panni del sovrano. Avrebbe voluto condurre una vita gaia e spensierata, libera e senza fastidi, alla napoletana si può dire, e invece era un re. I suoi divertimenti: la caccia, il gioco, gli scherzi, il dolce far niente trovarono il palcoscenico ideale in quell’isola di cui sentiva l’irresistibile richiamo quando si affacciava dalle finestre di Palazzo Reale. Re Nasone in primavera e in autunno, durante tutto il suo lunghissimo regno, si stabiliva sull’isola per dare la caccia alle quaglie ma anche alla ricca fauna che viveva nelle selve isolane allora ancora particolarmente selvagge. Va detto che Ferdinando IV era un re sui generis: credeva ciecamente in San Gennaro ma non conosceva i dieci comandamenti. Parlava solo napoletano, frequentava gli scugnizzi di strada e passava intere giornate con loro a cacciare, pescare e a rivendere pesce e selvaggina al mercato. Era un personaggio “rustico”, ben lontano dal concetto di nobiltà che circolava in tutta Europa. Non a caso la prima impressione che ebbe la regina Carolina sul marito, scritta dalla stessa in una lettera alla sua ex governante di Vienna, fu: “Mio marito è ripugnante“. Ferdinando, cresciuto fra gli scugnizzi napoletani, a stento capiva l’italiano forbito di Carolina, figuriamoci come potesse venire incontro ai suoi gusti raffinati. La regina cercò di far appassionare il re alle opere in scena al teatro San Carlo, ma, di pronta risposta, lui, annoiato, ordinava piatti di spaghetti e iniziava a mangiarli con le mani scatenando applausi e risate del pubblico. Addirittura, una sera che Carolina decise di intrattenere gli ospiti cantando al clavicembalo, Ferdinando pregò gli uomini di fargli compagnia mentre era seduto sul vaso ed intrattenne con loro una lunga conversazione mentre svolgeva i suoi bisogni. Eppure, nonostante la diversità, i rapporti intimi fra i due erano più che intensi tanto che la regina rimase incinta per ben diciotto volte. Ritornando alla sua passione va ricordato che i Borbone avevano molti casini di caccia sparsi per il regno, ma a Capri non vollero mai costruirne uno e si accontentarono, si fa per dire, di Palazzo Canale. Una significativa puntualizzazione merita questo edificio tra i più importanti e presenti nella storia della Capri moderna. Il nucleo originario risale al XIV secolo. Nel 1689 Palazzo Canale era di proprietà dell’arcivescovo di Capri Michele Gallo Vandeneynde che lo lasciò in eredità alle monache del convento del SS. Salvatore. Alla metà del Settecento fu acquistato dal baronetto inglese sir Nathaniel Thorold. Nel 1750, il palazzo venne ristrutturato da Marziale Desiderio ed arredato in maniera lussuosa. L’edificio visse il suo momento di fulgore proprio con l’arrivo a Capri di Ferdinando IV, quando divenne residenza del re. La casa poi, durante l’occupazione inglese del 1806, divenne la residenza del comandante Hudson Lowe, governatore dell’isola. Dal 1808 al 1815 fu quartiere generale dei francesi e veniva indicato con il nome di Maison Blanche. Ora la sua storia gloriosa e spesso dimenticata meriterebbe una maggiore considerazione culturale nonostante la struttura sia stata frazionata in lussuosi ma anonimi appartamenti.