Salotto Caprese – I segreti di Villa Jovis
di Valentina Coppola
Si è concluso ieri, presso la sala conferenze del Centro Caprense Ignazio Cerio “Il Salotto Caprese, Musica, Cultura e …Cose di Capri", iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Assessorato al Turismo e alla Cultura e il Centro Caprense.
Dopo i saluti del sindaco e dell’assessore Marino Lembo, orgogliosi di aver portato a termine il progetto che ha permesso durante l’inverno ai capresi e ai turisti di approfondire alcune tematiche, l’amministrazione comunale ha anche affermato di voler proseguire nell‘intento di rendere fruibili luoghi della cultura finora inaccessibili come Villa Lysis (già Villa Fersen). L’incontro ha preso il via con un suggestivo intervento di Angela Catapano che, con la sua arpa, ha ricreato un’atmosfera meravigliosa, consentendo ai partecipanti di immergersi per qualche minuto nello scenario magico della Capri romana.
L’appuntamento aveva infatti come tema Villa Jovis: la residenza di Tiberio a Capri, a cura del Prof. Clemens Krause, studioso di archeologia e architettura classica che, fin dalla fine degli Anni ’ 50, ha dedicato la sua vita allo studio dell’epoca romana e autore, tra l'altro, di Villa Jovis. L’Edificio residenziale.
Grazie ai suoi studi è possibile osservare quale sarebbe stata la sua vera architettura all’epoca di Tiberio; per la sua singolare posizione e per la sua massiccia struttura Villa Jovis è considerata, tra le dodici dimore dell’Imperatore ipotizzate sul territorio caprese, la villa tiberiana per eccellenza. Posta sull'estremo promontorio orientale di Capri, arroccata su uno strapiombo a 300 m sul livello del mare guardando verso Punta Campanella è, a tutto oggi, una delle mete preferite del turismo ‘culturale’. L' Imperatore Tiberio vi soggiornò dal 26 al 37 d.C. allontanandosi così definitivamente da Roma ma, sebbene molti studiosi ritengano la sua permanenza sull’isola una diserzione, la sua figura è stata oggi riabilitata considerando anche che i tratti più abbietti di questo ritratto negativo, derivano dalle notizie tramandate dai successori, tutti appartenenti alla famiglia di Germanico, interessati a divulgare un ritratto nefando.
La tesi del prof. Clemens è molto interessante e differisce da quella di Maiuri, che, tra i vari studiosi, è stato il primo archeologo italiano a dedicarsi al famoso monumento. Infatti, ipotizza studi alla mano Clemens, che la villa fosse dotata di più livelli, tra questi un settimo detto nobile, cioè quello principale dove si collocano le stanze di rappresentanza nonché camere da letto. Il tentativo di ricostruzione della villa giunge alle conclusioni che il complesso residenziale fu costruito sulla base di un programma funzionale. Clemens afferma, inoltre, ,che l’ alloggio imperiale si rivolge a modelli di architettura ellenistica, o meglio, ad una sua reinterpretazione alle esigenze romane. A conferma di ciò la sua disposizione a più piani, articolata attorno ad un peristilio centrale, non corrisponde ad una villa a otium ma a quella di residenza privata, di rappresentanza e di amministrazione pubblica.
Un altro aspetto storico edilizio importante è dato inoltre dal fatto che la villa Jovis sarebbe il primo esempio di palazzo unitario perché, in precedenza, a Roma la residenza palatina si componeva di diverse case preesistenti, mentre nell’idea dell’architetto romano o ellenico che sia , c’era un idea di unità del regno, da residenza reale.
Infine l'Arch. Giovanna Cario , con l' aiuto di varie diapositive ha mostrato come sia stato possibile il recupero di un'altra affascinante Villa presente sul territorio: "Villa Augustea" di Palazzo a Mare, riportando alla luce una parte del camminamento augusteo, con il rifacimento della pavimentazione e la protezione finale del manufatto archeologico .
Molti dimenticano che Capri l’aveva scoperta Augusto e l'aveva annessa al suo patrimonio costruendoci poi la villa, che divenne ben presto la sua residenza preferita. Essa, subì rifacimenti in epoca Tiberiana, fu spogliata e depredata di pavimenti, colonne ed opere d’arte durante gli scavi avvenuti alla fine del 1700 subendo maggiori danni per le opere di fortificazione che costruirono francesi e inglesi. Da qui il monito di Don Vincenzo Simeoli, sacerdote della parrocchia di Capri e proprietario di una parte della villa, a rispettare e inventariare quanto più possibile i resti dei numerosi edifici antichi che l’isola vanta .
L'incontro si è poi concluso con un finale in musica dell'arpista Angela Catapano e i ringraziamenti di Luciano Garofalo a tutti quelli che hanno reso possibile il Salotto caprese, dando appuntamento ad Ottobre per un nuovo ed interessante percorso per conoscere al meglio l’isola e dare una valida alternativa durante il lungo inverno.