Fonte: Il Mattino del 12 novembre 2021
di Anna Maria Boniello
L CASO Capri frana. E nessuno fa niente.
O almeno, è questo il dubbio che attanaglia i capresi e gli amanti dell’ isola definita la più bella del mondo ogni qualvolta il suo territorio viene ferito da cadute di massi o smottamenti. Fenomeni che persistono nel tempo, certamente da secoli, tanto che, secondo gli storici, nel 1808 fu proprio una frana a privare gli abitanti e i visitatori di Capri dell’ ingresso alla leggendaria Grotta Oscura, situata sotto la Certosa di San Giacomo e conosciuta fin dal Cinquecento. La natura carsica e franosa dell’ isola la rende inevitabilmente fragile di fronte alle piogge torrenziali che vi si abbattono specialmente nei mesi invernali, dopo che l’ aridità dell’ estate ha indebolito la tenuta del terreno. Interventi?
Paradossalmente, a renderli difficili è il fatto che non è chiaro quale sia l’ ente o l’ autorità cui tocca la manutenzione di costoni e vallette per prevenire il progressivo degrado, che ovviamente mette a rischio l’ incolumità dei residenti e dei turisti.
LE EMERGENZE Solo in quest’ ultimo mese si sono verificati tre episodi tra smottamenti, frane e caduta massi, due dei quali nella stessa area, ovvero via Pizzolungo, lungo la parete scoscesa della collina che si apre sulla stradina che collega l’ Arco Naturale e il Pianoro delle Noci con la parte bassa, dove si trova Villa Malaparte. Un lungo e stretto percorso frequentato da turisti e isolani attratti dalle passeggiate solitarie immerse nel verde che l’ isola sa offrire. Ma i cambiamenti climatici e atropologici hanno modificato quello che un tempo era un approccio spontaneo alla manutenzione del territorio: i famosi schiappaioli del secolo scorso provvedevano infatti a ripulire gli anfratti dai massi in bilico e a rimuovere i rami secchi, attività poi continuata fino a pochi decenni fa anche dai cacciatori. Oggi le risposte sono quasi sempre tardive e in certi casi, come per la zona della Marina di Caterola, impervia e affacciata a strapiombo sul mare, limitate all’ interdizione al passaggio con ordinanze sine die. In pratica si lascia fare alla natura, cercando di schivare i pericoli: «Quest’ estate – spiega il sindaco di Capri Marino Lembo – grazie al posizionamento di boe siamo riusciti a tenere lontani diportisti e bagnanti».
LE INIZIATIVE Il Comune comunque si dà da fare. «Nella zona panoramica del Pizzolungo – continua Lembo – siamo intervenuti d’ urgenza con la messa in sicurezza, la pulizia del costone e il posizionamento di reti di protezione tramite tecniche ingegneria naturalistica.
Sul versante opposto abbiamo ottenuto che l’ Area Metropolitana finanziasse, per l’ importo di un milione di euro, il risanamento del costone di Vivara, situato dopo la spiaggia di Marina Grande. A mettere in sicurezza l’ area interessata dalla frana verificatasi al Porto Turistico è stata la stessa società del Porto». Va da sé che messa in sicurezza non significa quasi mai opera di prevenzione di nuovi eventi, che restano sempre incombenti. Lo insegna la storia della località-simbolo della fragilità di Capri, quella via Krupp che, consolidata negli anni 2006-2008, ha ripreso a franare poco dopo, ed è chiusa da tempo ai visitatori. Bocciata dopo una lunga diatriba la proposta di una società specializzata del Trentino, che avrebbe provveduto a consolidare e riaprire la strada a proprie spese, in cambio del suo utilizzo a fini turistici, la straordinaria passeggiata a picco sul mare di Marina Piccola resta desolatamente sbarrata. «Ma adesso – annuncia Lembo – stiamo avviando un progetto di manutenzione straordinaria attraverso la formula del partenariato pubblico-privato. Prevediamo l’ apertura per la primavera-estate 2022, utilizzando fondi del bilancio comunale».
Fondi regionali o statali saranno invece chiesti per il risanamento del costone di Grotta delle Felci, nel territorio di Anacapri, che franando durante il lockdown trascinò pietre e terriccio nelle ville sottostanti. Nel groviglio di competenze, fonti di finanziamenti incerte e mancanza di leggi chiare e sicure sulle responsabilità in caso di smottamenti e frane, la domanda resta in sospeso: se Capri frana, chi se ne deve occupare?