Focus
di Massimo Maresca
Donne. Un diverso approccio
Nei giorni in cui riflettiamo sulla violenza nei confronti delle donne, ci è parso interessante chiedere il parere ad una donna, la stimata dottoressa Rita Marinelli Psicologa Psicoterapeuta, qualificata come operatrice nei Centri Antiviolenza e formata nel Progetto C.A.M. (Centro per l’Ascolto degli Uomini Maltrattanti). Un parere meno scontato, che vada al di là dei soliti discorsi, perché è triste vedere che nel terzo millennio non abbiamo ancora trovato equilibrio e parità tra i sessi.
Abbiamo per prima cosa domandato dove si evidenzia la differenza tra i sessi? «L’aumento dell’occupazione femminile, la riduzione della fecondità, la conquista di una maggiore autonomia da parte delle donne e la legge sul divorzio hanno modificato l’assetto sociale nel nostro paese», sostiene la dottoressa. «Se da una parte l’uomo ha difficoltà a riconoscere queste modifiche e questo nuovo ruolo della donna, d’altra parte la donna risente dell’ assenza di politiche sociali mirate a far sì che essa sia al tempo stesso mamma e lavoratrice. La differenza sostanziale sta nel riconoscimento dei ruoli, laddove esiste ancora una visione maschilista per cui la donna è colei che deve sacrificarsi e fare delle rinunce».
A questo punto ci chiediamo dove nasca una violenza e che significato possa avere. «Con il termine violenza si indica una qualsiasi azione fisica o psichica esercitata da una persona su un’altra. Quindi non implica necessariamente un danno fisico. La gratificazione dell’abusante consiste nel verificare l’impotenza della vittima, con una freddezza emotiva e un tipo di approccio che all’inizio è benevolo per poi diventare sempre più persecutorio», ci spiega la Marinelli. «Esistono varie forme di violenze : sessuale, fisica, psicologica, economica e maltrattamenti di vario genere. In tutti questi casi colui che usa violenza agisce per svalorizzare ogni attività e capacità della donna per renderla più insicura e maggiormente controllabile», una cosa purtroppo molto attuale stando a ciò che riferisce l’ISTAT: “il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila)”. «Nei casi di violenza domestica» precisa la Dottoressa «quando una donna comincia a ribellarsi, l’abusante mette in atto comportamenti aggressivi più gravi per ristabilire quello status quo e impedirle di reagire. La violenza è, quindi, una forma di supremazia per sopraffare l’altro».
Per cui cosa è bene consigliare a una donna per vivere libera e saper prevenire qualsiasi forma di violenza? «Alle donne, in primis, dico di volersi bene. Amare se stesse vuol dire darsi valore e tutto ciò che mira a sminuire il proprio valore è violenza. “Guarda come ti sei vestita!” oppure “Non voglio che frequenti quelle persone!” sono segnali precoci che c’è qualcosa di distorto nella relazione. Alle donne dico di non sentirsi sole e di condividere, laddove c’è un bagaglio di sofferenza, queste paure con un professionista e, dove non è possibile, di cercare aiuto in un familiare o in un amico. Come prevenzione? Sicuramente l’autorealizzazione. Perseguire i propri obiettivi e credere in noi stesse ci rende forti e meno vulnerabili. Quindi non smettiamo di sognare e trasformiamo i nostri limiti nelle nostre risorse!».
Nel ringraziare la gentile disponibilità della dottoressa Marinelli, concludiamo con le parole del premio Nobel Rita Levi Montalcini, un esempio di donna autorealizzata, la quale ebbe a dire una verità che stenta ancor oggi ad esser compresa su larga scala: “le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente, hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. E si dimentica che le donne sono la colonna vertebrale delle società…”.