Fonte: Il denaro.it
di Marco Milano
“Un super Festival con un programma straordinario”. È così che il rettore della Federico II, Matteo Lorito, ha aperto i lavori della prima giornata del Festival del Management, giunto alla sua terza edizione. Quest’anno l’appuntamento si svolge a Napoli dopo le due prime edizioni alla Bocconi di Milano e il tema dei lavori, articolato su oltre 40 panel e circa 200 relatori, riguarda la ricerca e le potenzialità del Deep Blu, ossia l’impegno verso lo spazio e il mare. “Quello del Blu è un tema davvero importante – ha aggiunto Lorito – e si fa tanto in questo ateneo per le scienze e le discipline del mare e del cielo. Mi fa piacere ricordare che Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti sono passati per la Federico II. Tra le nostre, eccellenze voglio ricordare il primo computer quantico in Italia che abbiamo appena inaugurato”. Dopo il rettore è stata la volta del sindaco di Napoli e presidente Anci, Gaetano Manfredi: “Il nero è il tempo, della sfida della complessità. Sotto questo aspetto, la cultura del management può dare tanto, soprattutto se interpretata in veste sociale. Il tema del blu sarà parte rilevante del futuro degli studenti e della qualità di vita di tutti. Napoli è la città della complessità e delle sfide, ma anche della capacità di trovare soluzioni con l’aiuto dell’inventiva e dell’intuizione”. Per Paolo Pedone, Presidente CUN, “questo Festival è una vetrina di come l’Università cambia diventando, propulsore dell’innovazione e asse trainante del Paese. L’Università non è una torre eburnea, è aperta e fa rete e questa iniziativa lo dimostra con format innovativi”. Adele Caldarelli, direttore del dipartimento di, economia, management e istituzioni della Federico II ha commentato: “Mettere a confronto tanti pensieri sarà foriero di riflessioni, interesse e spunti di crescita per i nostri studenti. Coltivare lo spirito critico e trasmetterlo ai nostri studenti è tra i nostri ruoli”. Lo spunto di Pedone è stato ripreso anche da Arabella Mocciaro Li Destri, Presidente Sima: “Il Festival risponde alla volontà di creare un ponte tra università e società. Alla luce di ciò che avviene nel resto del mondo e in Usa è necessario ribadire l’importanza di tutelare e difendere l’autonomia e la libertà della ricerca in ambito universitario e non solo”. Roberto Vona, ideatore del Festival e delegato Sima per il coordinamento del Festival, ha concluso: “Il Festival ha un fine culturale non di lucro ed è stato realizzato grazie ai partner mecenati. Napoli è una città di eccellenze tecniche e scientifiche, ma è anche la capitale italiana della cultura d’impresa. Il blu è il tema della navigazione verso nuovi orizzonti del mare e del cielo e il management può essere la bussola di questa navigazione. Ed è molto importante questa occasione per mettere al centro il talento dei nostri giovani che noi formiamo ma che poi vanno a fare sviluppo altrove. Dobbiamo abbracciare e trattenere i nostri studenti”. Il panel inaugurale di questa terza edizione del Festival del Management ha visto come tema “Le dinamiche geopolitiche internazionali, opportunità e minacce nei cieli e nei mari e la promozione delle esportazioni italiane nel mondo”, moderato da Nando Santonastaso de il Mattino. Luigi Casali, comandante dell’Accademia aeronautica militare italiana, ha sottolineato come la formazione oggi deve confrontarsi con le macro aree delle tecnologie e dei domini emergenti, i domini: “Siamo alla ricerca di un nuovo equilibrio geopolitico”. Casali ha spiegato che “dal punto di vista tecnologico, siamo la forza armata che usa in modo più estensivo le nuove tecnologie. Oggi i velivoli sono facili da comandare, mentre è molto più complessa la gestione della missione e su questo ambito stiamo investendo per nuove competenze, grazie anche a una partnership con le industrie di settore. Per quanto riguarda i nuovi domini, li stiamo attualizzando con nuove competenze come la Space Systems. Per andare nello spazio ma anche nel cyberspazio. Per formare ufficiali che abbiano consapevolezza di ciò che è il mondo fuori”. Salvatore Vitiello, Comandante, Comando, Logistico, Marina Militare Italiana, ha sottolineato che se un tempo si parlava di Mediterraneo allargato che collega Oceano Atlantico e Oceano Indiano, oggi si parla di Medio Oceano: “Per difendere i nostri territori, non basta più la presenza navale e la deterrenza. Perché bisogna saper contrastare anche un piccolo drone che porta esplosivo, come è successo nello stretto di Bab el Mandeb. Non si può impedire di attraversare il Canale di Suez perché escluderebbe il Mediterraneo dal commercio e il 90% dei traffici commerciali avviene via mare. Le nuove minacce colpiscono proprio i traffici mercantili e questo ci porta a sviluppare capacità di team building all’interno degli equipaggi per rispondere alla necessità di tempi di reazione di pochi secondi. La Marina può farlo grazie anche ai mezzi eccellenti prodotti dalla cantieristica italiana”., Particolarmente significativo l’intervento di Vittorio Rizzi, neocapo del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza. “Il compito delle agenzie di intelligence – ha spiegato – è quello di garantire la sicurezza del Paese, della sua sovranità, e di tutelare le nostre imprese. Lo spazio e il mare dal punto di vista della sicurezza sono la stessa cosa: recentemente un satellite è stato attaccato e questo ha compromesso un cavo sottomarino ad esso collegato. I domini nuovi richiedono l’innovazione tecnologica che viaggia con accelerazione progressiva e quindi richiede a tutti, anche al legislatore internazionale, di agire con resilienza. Contrariamente a quanto alcuni ritengono, la segretezza rappresenta una forma di democrazia., Non è un ambito dove vige l’assenza di regole e diritti umani, ma un settore che opera un gradino sotto l’ufficialità con l’obiettivo di salvaguardare la pace”. Infine, Sergio Costa, vicepresidente della Camera dei deputati e presidente del comitato sicurezza di Montecitorio, riportando alcuni dati sulla blue economy ha affermato che “il 70% del pianeta è coperto dal, mare e il mare assorbe il 95% dell’anidride carbonica.
Come spiega l’Ocse, il 90% del commercio viaggia su nave. L’aspetto economico è importante tanto quanto la sostenibilità, devono camminare di pari passo. E in quest’ottica la Emission Trade System deve essere investita in attività rigenerative sul mare e questa battaglia deve essere combattuta in ambito europeo. Così come l’intelligenza artificiale deve essere utilizzata in maniera adeguata, ad esempio per contrastare l’over fishing, oppure per tracciare rotte che facciano consumare meno carburante”. Quanto allo spazio, Costa ha ricordato che secondo stime della, Nasa, “il potenziale sviluppo della space economy è pari alla astronomica cifra di 700 quintiliardi di miliardi di dollari. Basta questo per capirne la rilevanza. Ma attenzione: il sistema spazio non è di proprietà delle singole Nazioni e per questo è decisivo aggiornare la legge di regolamentazione che risale al 1967. Sarebbe importante anche varare space-bond con investimenti di private equity”. Tra gli appuntamenti più seguiti della mattinata, soprattutto dai giovani studenti dell’ateneo, “Il blue, dell’eleganza. Il management del passaggio generazionale” con intervista a Maurizio e Alessandro Marinella e anche “Il blue del fare banca. Il sostegno alle economie dei territori tra sostenibilità e innovazione” con, intervista a Roberto Ghisellini, Condirettore Generale di Crédit Agricole Italia. Entrambi gli appuntamenti sono stati ospitati nello spazio Open Dot – Beyond the blue. I temi legati all’esplorazione del Deep Blue su mare-spazio con riferimento alla sostenibilità, sono stati al centro del panel sul “Blu dell’esplorazione”. Mario Mattioli, presidente della Federazione del mare, ha rivolto un plauso al fatto che “finalmente le questioni del mare entrano nell’agenda politica con l’istituzione di un dicastero, specifico e un comitato di coordinamento che coinvolge dieci ministeri. Il 90 per cento delle merci viaggia via mare, è un’autostrada di straordinaria importanza. Persistono criticità che sono di natura geo-politica, di sicurezza e di scudo agli attacchi cyber”. Renata Mele, vicepresidente, Sustainbility di Leonardo, ha spiegato che in una fase di grandi cambiamenti come l’attuale, “le aziende devono privilegiare la capacità di adattarsi alle novità. La priorità va dunque all’innovazione ed è un concetto chiave per il management. Leonardo ne fa una precisa strategia di business”. Gli aspetti aziendali dello sfruttamento del mare sono stati affrontati da Ugo Salerno, presidente di RINA: “Siamo un’azienda con oltre un miliardo di fatturato e circa 6000 addetti. E’ vero che il tema del management è fondamentale al fine di saper indirizzare le competenze. Guai a scindere il management dalla leadership: il primo serve a fare le cose bene, la seconda a fare quelle giuste”.
Infine, Alessandro Garbellini, responsabile dell’Ufficio Spazio della Farnesina, ha insistito sulla necessità di aggiornare la legge di regolamentazione del 1967 e ha messo in risalto, l’impegno di un lavoro a livello nazionale e Ue “affinché le industrie italiane accelerino lo sviluppo” sul campo dello Spazio, soprattutto con l’attenzione ai risvolti economici dei rapporti con i Paesi emergenti., Tra gli appuntamenti più seguiti soprattutto dagli studenti, il panel su “Il blue dell’eleganza. Il management del passaggio generazionale” con interviste a Maurizio e Alessandro Marinella, curate da Claudio Tranchino, giornalista di Ateneapoli. Idem per “Il blue del fare banca. Il sostegno, alle economie dei territori tra sostenibilità e innovazione” con intervista a Roberto Ghisellini, Condirettore Generale di Crédit Agricole Italia. Entrambi gli appuntamenti sono stati ospitati nello, spazio Open Dot – Beyond the blue.
La presenza ed il sostegno di Crédit Agricole Italia- main partner del Festival sin dalla prima, edizione – nel Mezzogiorno, e in particolare in Campania, è stata al centro dell’intervento del condirettore generale Roberto Ghisellini.“Sostenibilità e innovazione sono le nostre linee guida”, ha dichiarato Roberto Ghisellini. “Nel Sud Italia presidiamo tutti i canali di business e stiamo diventando un punto di riferimento per l’economia, non solo con l’attività bancaria e finanziaria ma anche con iniziative come i Comitati Territoriali che ci aiutano a individuare le progettualità da accompagnare. Stiamo, inoltre, lavorando ad un ambizioso progetto che vedrà la luce nel 2026: si, tratta di Le Village by Crédit Agricole Campania che, dopo quello realizzato in Sicilia a Catania, porterà anche a Napoli il nostro ecosistema dell’innovazione, una rete di acceleratori a supporto delle startup e delle aziende del territorio impegnate nella transizione. Quello della Campania, in particolare, sarà incentrato sull’economia del mare e ha l’ambizione di diventare attrattivo per un’area sovra-regionale”.
Nel pomeriggio la programmazione del Festival del marketing ha affrontato il tema, del turismo spaziale con il panel IL BLUE DEL TURISMO – From Italy to the Stars: Industry and Tourism in the Space Age, moderato da Tiziana Cozzi, giornalista di Domani. Alessandro Bucci, Direzione Innovazione Tecnologica, ENAC, ha introdotto le opportunità del turismo spaziale spiegando: “La Puglia è un volano di sviluppo. L’obiettivo è dare alla regione la possibilità di spostarsi in due ore in tutto il mondo e, poi lanciarla sul mercato spaziale aperto ai privati. Questo può avvenire in un volo suborbitale da Grottaglie ma sono necessarie una serie di infrastrutture per consentirlo. Sono in corso collaborazioni con il Politecnico, con l’università, le industrie e l’operatore che deve essere istruito per i voli”.
Vittorio Ancona, Head of System Engineering Management, Thales Alenia Space, ha raccontato la realizzazione delle stazioni spaziali spiegando: “Abbiamo progettato la stazione, spaziale, su 4 modelli pressurizzati ne realizziamo 3 per le missioni su Marte in programma nel 2028. Moduli costosissimi, da diversi miliardi di euro. Abbiamo progettato la prima stazione spaziale con finestre, con una cupola trasparente negli anni Novanta, da allora sono tutte così, con vista. La stazione spaziale internazionale verrà dismessa nel 2030 e per ridurre i costi, le stazioni vanno ai privati, con l’obiettivo, in primis, della ricerca farmaceutica, e in subordine, il turismo spaziale, con astronauti “commerciali” come accaduto con “sPace x e Dragon”. La professoressa Anna Menozzi ha sollevato le questioni chiave del turismo spaziale: “Oggi siamo qui per parlare di questo ecosistema, dei suoi stakeholders, per chiederci: Quali opportunità riserva il settore aerospaziale? Chi sono gli attori di questo ecosistema? Come si è modificato l’equilibrio del mercato stesso, e quale impatto ha sugli individui”.
Vito Grassi, AD Graded, già Vicepresidente Confindustria, ha concluso con una serie di dati sul settore: “Lo spazio è un mercato particolare che nel 2020 fatturava 370 milioni di dollari, nel 2040 si stimano trilioni. L’Italia è il terzo paese al mondo che ha investito sullo spazio ma è fondamentale, per sopravvivere, che ci sia l’investimento pubblico, oltre all’interesse del privato”.
Si è parlato di futuro prossimo anche nel panel IL BLUE DELL’INTELLIGENZA UMANA – Soft Skills for surfing the AI world moderato da Francesco Grillo, Founder Vision, Think Thank, Editorialista de Il Sole24Ore che ha introdotto il tema definendo l’intelligenza artificiale come: “qualcosa con cui si può dialogare con un linguaggio naturale e che restituisce una risposta in modo istantaneo”. Grillo ha anche sottolineato che Stati Uniti e Cina sono i grandi player in termini di investimenti in intelligenza artificiale. “Ma l’artificiale – ha aggiunto – non può sostituire l’uomo in alcuni ambiti come empatia, il genio e la capacità di sbagliare per avere nuove idee, la manualità artigianale e il project management complesso”. Riccardo Di Stefano, Vicepresidente Confindustria delegato Education e open Innovation. Ha spiegato che “Confindustria vede nell’intelligenza artificiale più opportunità che rischi. Ciò che l’uomo ha fatto lo può veramente conoscere scriveva Vico, quindi, l’intelligenza artificiale non può che essere creata dall’uomo. Forse è più adatto chiamarla intelligenza aumentata. Tutte le transizioni portano un momento di crisi e le tecnologie devono essere governate affinchè i vantaggi superino i rischi. In questo è indispensabile una collaborazione tra pubblico e privato e noi crediamo che la diffusione dell’automazione spinta consenta di aumentare il valore aggiunto delle professionalità”. Paola Liberace, dirigente agenzia per l’Italia digitale ha spiegato che “nella formazione della Agid Academy si affrontano 5 diverse aree: sistemi, transizione digitale, gestione dei dati, cyber security, informatica legale. Non basta acquistare nuovi software, ma occorre anche la consapevolezza e la capacità di gestire le opportunità. Ed è limitativo chiamare queste nuove competenze soft skill”.
Luca Parmitano, chief Astronaut Operations, ESA ha raccontato che: “nell’aerospazio l’intelligenza artificiale non è una novità e per questo non la temiamo. Negli anni 2000 2 robot sono stati mandati su Marte muovendosi liberamente. L’intelligenza artificiale non ci fa paura, al punto che il nostro dipartimento si chiama Human Robotics Exploration. È qualcosa che ci accompagna nelle nostre esplorazioni, perché l’intelligenza artificiale può essere più di uno strumento: un partner per raggiungere gli obiettivi in modo migliore e più veloce”. Emma Parry, Cranfield, School of Management, Chair, British Academy of Management si occupa proprio di risorse umane. Ha spiegato che “le competenze digitali consistono anche nel conoscere i limiti, anche etici, nell’uso dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo imparare a lavorare in modo diverso, ripensare leadership e team work. In questa rivoluzione, alcune skill non ci serviranno più e altre dovranno essere acquisite”.