Anna Maria Boniello. Capri – Caremar sotto accusa dopo i fatti di Domenica 3 Novembre, a causa dell’abolizione della corsa della motonave Adeona che doveva salpare dallo scalo marittimo napoletano alle 19.10. Sulla banchina a far sentire le proprie ragioni fu un gruppo di capresi, con famiglie al seguito, che dovevano imbarcarsi sul traghetto fermo a terra a causa di un guasto che, secondo la motivazione del comandante, si era verificato ai generatori di bordo. Ebbe inizio un vera e propria diatriba tra marinai e passeggeri che volevano salire a bordo e che oggi si è trasformata in una denuncia inviata ai vertici della Caremar e al Sindaco di Capri. A firmare per tutti il documento, è stato uno dei protagonisti di quella lunghissima notte iniziata verso le 19.00 e terminata verso le 7 del mattino, il geometra Antonio Di Martino, che insieme ad un medico dell’Ospedale Capilupi, Giovanni Valiante. In quelle ore vennero smosse capitanerie, forze dell’ordine e persino il sindaco di Capri, ma il gruppo di capresi rimasti a terra, con al seguito auto e famiglie, potevano rientrare solo con un traghetto ferry, un tipo di imbarcazioni di cui è dotata la Caremar prossima ad essere privatizzata, e che comunque – scrive Di Martino – nella sua lunghissima denuncia – è stata sempre “apprezzata dagli isolani, per il ruolo che ha svolto nel settore dei trasporti marittimi su Capri. Un giudizio però che è venuto meno – scrive Di Martino insieme agli altri firmatari – che si è dissolto nella tranquilla e calma serata di domenica 3 Novembre, quando si è capito che la Caremar è ormai avviluppata in problemi finanziari e di gestione, e di conseguenza incapace di continuare a produrre un servizio che fino a quel giorno era stato lodevole e garantista verso gli isolani. Bisogna prendere atto che la Caremar non riesce ad assicurare neanche i servizi più indispensabili, cui è ancora preposta”. Nella notte del 3 Novembre però, oltre a privare i cittadini della possibilità di rientrare nella loro isola, è emersa anche un’altra grave manchevolezza: quella dell’assenza nel porto di Capri di un’unità navale in grado di trasportare un’autoambulanza in caso di necessità di trasporto in terra ferma di malati gravi. La responsabilità, quindi, di non inviare a Capri un mezzo idoneo diventa ancora più grave. Intanto la rabbia di quella notte viene espressa nella lettera inviata agli organi responsabili dove sotto accusa si parla addirittura del fatto che lo stesso Di Martino e altri capresi hanno subito una vera e propria aggressione fisica da parte di qualcuno del personale di bordo. Ed è sotto quest’aspetto che si può profilare un risvolto giudiziario infatti, scrive Di Martino “oltre ad essere deriso ed aggredito da due energumeni siamo rimasti in balia del loro autoritarismo più esasperato e la scena è stata tutta ripresa da un telefonino dove si possono ascoltare anche le offese ricevute e tra queste ‘capresi incapaci di opporre qualsiasi reazione, i problemi sono vostri, a noi non interessa nulla’” Un atteggiamento offensivo, insieme alla mancanza di preoccupazione delle condizioni delle famiglie rimaste in macchina in attesa, e tra queste anche qualche bambino con la febbre. I firmatari della lettera, in conclusione, chiedono ai vertici della Caremar di adottare provvedimenti verso gli autori di quei deplorevoli atti, riservandosi poi di sporgere denunce penali verso di loro, e di chi in quel momento era responsabile del servizio, a meno che non sia la stessa società ad individuare i soggetti e prendere verso di essi i provvedimenti necessari.