Fonte: Il Mattino del 30 aprile 2024
di Pasquale Esposito
La mongolfiera alta sei metri, sia pure stilizzata, non «piena», è di bambù. Poi, un suono di fondo che mischia tamburi sciamanici e il verso delle rane, sculture, stampe, spazi in penombra. È il mondo di Marco Bagnoli (Empoli, 1949), dagli anni 70 alla ricerca di risposte esistenziali. La sua arte è spaesamento, enigma in bilico fra piano fisico e metafisico, tra immaginario e reale, tra visibile e invisibile, immanenza e trascendenza. Una ricerca tornata dopo otto anni alla certosa di San Giacomo di Capri con la mostra «Locus solus/Solis», a cura di Marina Guida, promossa dallo Studio Trisorio e dalla galleria torinese Giorgio Persano, e dall’Atelier Marco Bagnoli, con la collaborazione della direzione regionale dei musei della Campania: «Le opere con cui scandisco e attraverso questo spazio, così come successo per altri miei interventi in luoghi di culto, celebrano gli elementi costitutivi dell’universo secondo l’antica sapienza: terra, acqua, fuoco, aria, etere», spiega l’artista. Tra questi, è il fuoco il filo conduttore, «elemento alchemico per eccellenza, in quanto», racconta la curatrice, «riscalda, arde, distrugge, purifica, sospinge verso l’alto della dimensione celeste, trasmuta». L’ex chimico Bagnoli espone qui una scultura in ceramica, «Noli me tangere», un mandala di tutte le direzioni, il «Sonovasoro», vaso in alabastro dal quale si diffonde il tappeto sonoro dei tamburi e delle rane. Nella cappella laterale ci sono «Aleph», sessantaquattro stampe disposte a raggiera sul pavimento, e l’ombra della statua di Apollo in corrispondenza della scultura «E di Delphi».