Mariano Della Corte Capri. La seconda giornata del Trendwatching Festival si è aperta all’insegna del trend crowdpower, espressione delle forme di creatività diffusa mettendo a sistema competenze, saperi, obiettivi, risorse, idee, in modalità “wiki”. Per sopravvivere alla crisi le nuove forme di associazionismo tra consumatori (crowdbuying) vengono sommate a quelle della produzione cooperativa (crowdsourcing) attraverso la rete e i social network. Il primo ospite ad intervenire sul tema è stata Jodi Turner di Culture of Future, autorità internazionale nel campo delle previsioni strategiche di marketing. La Turner ha parlato della necessità di una nuova lingua che abbracci tutti i campi della creatività, della pubblicità e del marketing per creare dei significati in co-creazione in grado di indirizzare l’instabilità nel mondo. A moderare la tavola di interventi della mattinata è stato Massimo Micucci, Presidente di Reti, prima società italiana di lobbying, public affairs e comunicazione che ha fatto alternare gli interventi dei giovani imprenditori del web. Nel pomeriggio ha sbaragliato tutti l’ingresso in platea di Marc Augé, l’ etnologo-antropologo più noto del momento, teorizzatore di vari concetti socio-antropologici quali la sur-modernità e i non-luoghi. Il luminare dell’antropologia ha tenuto una discussione sul tema: “Perché è difficile pensare al futuro oggi”. Augé ha spiazzato gli astanti dicendo che improvvisamente la società globalizzata, la mondializzazione delle comunicazioni ci mettono davanti all’evidenza che il nostro pianeta d’improvviso ci appare piccolo. Afferma Augé: “Dietro tutte le crisi sociali, politiche, vi è la sensazione che la Terra è piccola. Nel momento in cui tutti hanno la consapevolezza che la Terra è limitata vi è una sensazione di chiusura. Oggi gli etnologi ci raccontano che anche il più piccolo gruppo umano in Amazzonia è connesso agli altri gruppi umani, la ricaduta maggiore di tutto ciò è nel fenomeno globale delle migrazioni”.Sostiene Augè che il gap tra i paesi sviluppati e quelli emergenti va via via aumentando e ciò avrà grosse ricadute sulle capacità interpretative della realtà in futuro da parte degli esseri umani. I non luoghi di cui ci circondiamo oggi: aeroporti, supermercati, centri commerciali sono caratterizzati dall’impersonalità, in essi ci incrociamo senza conoscerci, attraversiamo i luoghi senza esperirli, questo fa sì che non esistano più dei luoghi in assoluto e ciò vale anche per i quelli turistici. Oggi gli unici luoghi che danno senso alla nostra vita sono quelli che vediamo riprodotti in televisione o nelle grandi strutture disegnate dalle star dell’architettura come Renzo Piano. Questi luoghi riproducono una forma uniformata del pianeta che ci vede passivi telespettatori di una realtà omogenea. La televisione conclude Augé ha sostituito il rintocco della campana medievale di cui parlava Le Goffe, ed oggi condiziona in maniera totale il nostro modo di vivere il tempo.