Anna Maria Boniello. Capri – Dopo il caso lanciato da “Il Mattino” su Villa Damecuta, una delle ville di Tiberio, attaccata dal degrado dovuto all’incuria, scende in campo l’amministrazione comunale e l’assessore al turismo del Comune di Anacapri Massimo Coppola chiede che venga istituito un sistema di sorveglianza, così come il Comune ha da tempo chiesto alla Sovrintendenza ai Beni Archeologici. “Questa amministrazione – scrive l’assessore in una lunghissima nota – ha da tempo preso contatti con la Sovrintendenza per sottoporle un progetto di videosorveglianza da unire ai lavori di recupero e di restauro del sito, da far realizzare da imprese di fiducia della Sovrintendenza e contemporaneamente creare una buvette o un punto di ristoro da dare in gestione ad una cooperativa di giovani del posto, laureati in beni culturali o aventi comunque requisiti tali da poter affidare loro anche il controllo negli orari di apertura del sito archeologico.” Evitare quindi che Villa Damecuta vada completamente in rovina, alla mercé di chiunque può varcare il cancello ormai aperto da due anni ed introdursi all’interno senza nessuna sorveglianza, è uno degli obiettivi che il Comune di Anacapri si pone. Infatti, nella sua lettera l’assessore Coppola individua un’altra soluzione, che sarebbe quella di affidare alla società Prc, che già gestisce sull’isola la biglietteria di Villa Jovis e della Grotta Azzurra, anche la biglietteria di Villa Damecuta. “Ma un’altra novità viene annunciata dal comune, quella che vi sono dei privati che già hanno avanzato delle offerte per finanziare lavori di restauro – spiega l’Assessore Massimo Coppola – naturalmente sempre sotto la supervisione degli organi competenti della Sovrintendenza.” Questa ipotesi però è stata bocciata dalla Sovrintendenza che ha motivato che gli interventi di restauro devono essere fatti da personale interno e regolarmente assunto. Quindi, spiega Coppola “la tutela del bene archeologico può essere esercitata solamente attraverso una forma di chiusura, che garantisce la conservazione del sito. Una posizione assurda – continua Coppola – perché non si considera che questa soluzione espone ancor più il bene archeologico all’opera devastatrice dei vandali, che come già accaduto deturpano in maniera irrimediabile gli scavi. Ai vandali vanno ad aggiungersi poi, quando non vi è manutenzione, gli agenti atmosferici che contribuiscono a dare al sito un’aria di abbandono. La nostra richiesta di collaborazione con la Sovrintendenza purtroppo fin’ora è stata vanificata, ed è doloroso non potere arricchire e promuovere il patrimonio storico ed archeologico che è presente sul territorio di Anacapri. Respingiamo quindi con forza – conclude Coppola – l’idea che qualcuno possa pensare che da parte degli amministratori vi sia disinteresse ed incuria. Gli scavi archeologici sono beni che appartengono allo Stato, ed anche se si trovano sul territorio di Anacapri, nessun intervento all’interno è consentito ai comuni. Siamo pienamente d’accordo che bisogna riproporre con forza la riapertura di Villa Damecuta, anche attingendo ai proventi che arrivano dagli incassi della Grotta Azzurra.”