Fonte: Il Mattino ed. Salerno
di Angelo Trimarco
Laura Trisorio ha festeggiato il 26° compleanno del festival internazionale del film sull’ arte contemporaneo. Il Teatro San Carlo, per l’ inaugurazione, è il palcoscenico ideale per ripagare gli sforzi e per le emozioni degli artisti, della protagonista e del pubblico di diversa provenienza. «Artecinema», nato del 1996, ha le radici più lontane, a Villa Orlandi, a Anacapri, dove, ogni estate, Pasquale e Lucia – i genitori di Laura hanno mostrato gli itinerari di diversi linguaggi: arte, fotografia e moda. Manca il cinema e Laura è pronta a ideare «artecinema».
Duplice è la figura di «artecinema»: filmati e video delineano figure dei protagonisti dell’ arte e dell’ architettura, ma, con radicalità, sì consolidano relazioni e interferenze tra il linguaggio dell’ arte e quello del cinema.
«Artecinema» da parte mia, ho scritto in catalogo il secondo anno e ho presentato il video di Benvenuto sull’ opera e sul sentire di Peter Willburger affronta, come si è detto, un pubblico di critici, di studenti e di gente comune. Anche quest’ anno la trama di «artecinema» si annoda in filmati e in video sugli artisti e sull’ arte.
All’ inaugurazione è il «viaggio nel lavoro» di Marisa Albanese, scomparsa quest’ anno.
L’ artista, una delle figure più intense del firmamento napoletano e italiano, ha realizzato, promosso dallo Studio Trisorio, a Villa Pignatelli, «Fuori dal Giardini» che comprende trenta opere, collocate tra gli arredi eclettici delle sale di Villa Pignatelli, esposte sulle strutture disegnate dall’ architetto Giovanni Francesco Frascino. Marisa Albanese, di ogni oggetto scelto i tra i suoi viaggi, rivolge uno sguardo di stupore sul mondo.
Otto pomeriggi e serate per vedere i filmati e i video. Ci sono l’ identità inquietante di Bansky e Gormley che deve allestire agli Uffizi una sua scultura, nello spazio di Botticelli, di Artemisia Gentileschi e Leonardo da Vinci. C’ è ancora «La rivoluzione siamo noi», il detto di Beuys. Il presente dell’ arte italiana, tra il 1967 e il 1977, vive un momento di notevole movimento linguistico per l’ opera di Beuys, di Hermann Nitsch, per l’ amicizia di Giuseppe Morra, e di Marina Abramovic. Ma manca Kosuth, il quale ha realizzato, all’ esordio della galleria di Lia Rumma, l’ esposizione «L’ ottava Investigazione (A.A.I.A)». Lo testimonia, con la corrosiva la mostra di Beuys dalla galleria di Lucio Amelio, Filiberto Menna su questo stesso quotidiano.