Anna Maria Boniello. Capri – Villa Jovis, la dimora di Tiberio, che dalla sommità del monte che oggi porta il suo nome governò da Capri l’Impero per oltre 11 anni, resterà chiusa ai visitatori nei giorni di Pasqua e Pasquetta. A dare l’annunzio è stata l’azienda di Soggiorno che oggi ha inserito sul suo sito la comunicazione che Villa Jovis resterà chiusa al pubblico il 20 ed il 21 Aprile. Sarà questo l’unico sito archeologico della Campania che non aprirà i cancelli ai visitatori di Pasqua e Pasquetta, ed i vacanzieri che sceglieranno in quei giorni di stare a Capri, perderanno un’altra occasione di immergersi nel mito che affonda le sue radici in 2000 anni di storia. I resti della Villa di Giove, una delle più grandi domus dell’Impero Romano, coprono una superficie di 7000 metri quadrati e le sue vestigia dominano la sommità di Monte Tiberio da un’altezza di oltre 350 metri. Dall’alto degli scavi si gode inoltre di un panorama mozzafiato a 360 gradi sul Golfo di Napoli e Sorrento con dirimpettaia la Punta Campanella, Li Galli. Per immergersi nel mito della Capri classica si pagano solo 2 euro d’ingresso, gli orari di apertura del sito vanno sempre più diminuendo, e sino a qualche anno addietro l’ingresso era possibile dalle 9 al tramonto. I tagli e la spending review hanno portato a limitare gli orari di visita solo dalle 9 alle 13, con una chiusura il martedì dall’1 al 15 del mese, e la domenica dal 16 al 31 di ogni mese. Ovviamente stante la limitatezza del tempo d’apertura i visitatori vanno sempre più scemando, oltre 27.000 nel 2011 scesi a 15.900 nel 2012, ed ancora un calo, seppur minimo di 100 persone si è avuto nel 2013 quando hanno varcato l’ingresso dei cancelli di Villa Jovis 15.800 persone. Ad occuparsi degli scavi di Tiberio solo 2 persone, ed è proprio al numero esiguo di custodi che è dovuta anche la chiusura nei giorni di Pasqua e Pasquetta. Infatti a chi ha chiesto il motivo dello stop nei giorni più affollati per l’isola, è stato detto che la legge non consente di pagare la giornata di lavoro al personale che non fa turnazioni. Quindi, visto che i due custodi dell’area archeologica non effettuano turni non è possibile farli lavorare durante le festività. Un assurdo, visto che gli scavi di Tiberio sono entrati a pieno titolo nell’itinerario del mito, e che pur dovendo affrontare una lunga arrampicata in orari così castigati, migliaia di persone salgono a Tiberio per visitare l’antica villa dell’Imperatore che da Capri governò il mondo. C’è chi ipotizza un futuro più roseo, sempre se andrà in porto una convenzione tra Sovrintendenza Archeologica e Comune, ed anche che le maglie dei regolamenti possano un giorno consentire di affidare ad una cooperativa di giovani capresi laureati in Beni Culturali o in Lingue la possibilità di collaborare con la Soprintendenza per un corretto utilizzo del sito che venne riscoperto nel XVIII Secolo sotto il dominio di Carlo di Borbone e dagli scavi dell’archeologo Norbert Hadrawa, ed in epoca più recente Amedeo Maiuri, il grande archeologo a cui è dedicato il viale d’accesso che conduce nelle rovine dove aleggia, a duemila anni di distanza, lo spirito di Tiberio.