Fonte: Il Mattino – 09-01-24
di Antonino Pane
«Gli interessi intorno all’isola sono enormi. Per anni, per troppi anni, si è lasciato campo libero a tutti». Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, storico baluardo nella difesa del mare e del mare di Capri in particolare, parla dell’Area marina protetta quasi come una battaglia di retroguardia. «Ci sono voluti quarant’anni per arrivare a una ipotesi di perimetrazione. Oggi per difendere il mare di quest’isola ci vorrebbe una protezione totale, completa, assoluta».
C’è chi vuole che tutto resti com’è?
«Esattamente. Chi non vuole l’Area marina protetta vuole mantenere l’anarchia che regna oggi. Guardi, io spero che l’Amp riuscirà almeno far rispettare quelle regole che già esistono e che a Capri vengono puntualmente ignorate. Regole di legalità, soprattutto».
Faccia qualche esempio.
«In nessuna grotta lungo la costa italiana si può entrare con imbarcazioni a motore acceso.
Ebbene, a Capri anche questa regola minima non viene rispettata. E, si badi bene, non sono solo i diportisti a non rispettare le regole; danno manforte anche gli isolani, quelli che più di tutti dovrebbero difendere l’isola».
Insomma l’Amp è diventata una necessità?
«Ho casa a Capri dal 1960 e da allora mi batto per difendere il patrimonio naturalistico dell’isola. Quando è nata l’Amp di Punta Campanella tutti abbiamo applaudito, nella speranza che fosse subito seguita quella di Capri. Invece si è preferito prendere tempo. Il risultato è stato che la biodiversità nei fondali della penisola sorrentina è rifiorita; quella di Capri è agonizzante perché anche le imbarcazioni della costiera si sono riversate sull’isola. Pensare che ogni goccia del mare di Capri deve produrre ricchezza è un modo miope e pericoloso di difendere l’economia dell’isola».
Vero è che la stagione turistica di Capri è breve e che in pochi mesi bisogna produrre tanto.
«Ma un mare sano può aiutare anche ad allungare la stagionalità. Oggi nel mondo, ovunque, la biodiversità, dove tutelata, produce ricchezza. Sa cosa mi spaventa? Durante tutte le riunioni che abbiamo fatto nessuno, dico nessuno, ha mai chiesto qualcosa sulla salute del mare di Capri. Ho 78 anni, faccio ancora immersioni, vedo quei fondali avvizziti. Che fine hanno fatto i ricci, gli sconcigli, i mazzoni, le patelle, le perchie?
Per larghi tratti solo pietre senza vita. I ragazzi, i più piccoli, questi nomi non li hanno mai sentiti. Se continua così non li sentiranno mai».
Già, i giovani. Marevivo proprio a Capri ha i suoi Delfini.
«È dal 2009 che Marevivo svolge divulgazione marina a Capri.
Facciamo incontrare biologi con scolaresche per diffondere il più possibile la sensibilità verso la difesa del mare. E poi ci sono i Delfini guardiani, ragazzi che segnalano gli abusi lungo la costa. Abusi che aumentano sempre di più, purtroppo. Ecco speriamo che con l’Amp sì intensifichi almeno la vigilanza».
Resta pessimista insomma?
«Assolutamente no. Col pessimismo non avrei potuto condurre tante battaglie. Sono preoccupata, questo sì. Bisogna fare in fretta, Capri è troppo importante. Per fare un bagno tranquillo sa a che ora scendo al mare? Alle 8 del mattino. Più tardi è impossibile, è come ostinarsi a passeggiare in autostrada. Chi ama veramente Capri e vuole conservare un futuro per i suoi figli dovrebbe tirare fuori la testa da sotto la sabbia».