La presenza di oriundi nelle Nazionali di calcio non è una novità degli anni duemila. Ne parla oggi Il Giornale in un articolo di Stefano Arosio che racconta anche di come Capri abbia avuto un ruolo in questa storia. Ecco il brano dell’articolo dove si racconta come.
Fonte: Il Giornale
di Stefano Arosio
“L’apertura a nuove frontiere, Sudamerica in primis, non nasce oggi. Lo ricorda innanzitutto Arsenio Erico, che collezionerà gol e soprannomi: 293 i primi, una quarantina i secondi. Contende il record di sempre del calcio argentino, presidiando i liquidi confini della contabilità ufficiale con un altro mostro sacro, Angel Labruna, dna italiano per La Maquina che fece grande il River Plate.
Erico, che giusto oggi di anni ne compirebbe 118, con la Croce Rossa varcò per la prima volta il confine tra il suo Paraguay e l’Argentina dell’Independiente, che lo mise sotto contratto. «Non sono stato altro che un tuo imitatore», dirà di lui uno trai più grandi, Alfredo Di Stefano. Lui che era oriundo figlio di un garibaldino di Capri e nipote di una Pertini, sangue del futuro presidente della Repubblica, oltre che compagno di imprese pedatorie a Baires di Jorge Mario Bergoglio, che da grande diverrà Papa e non dimenticherà le sue origini piemontesi. Le stesse di Ferruccio Novo, il presidente del Grande Torino e che dal genovese d’origine Antonio Liberti, a cui oggi è intitolato lo stadio Monumental, ricevette in promessa proprio Di Stefano. Ma se Di Stefano al Filadelfia non ci sarebbe mai arrivato, il conte Marone Cinzano porterà in granata Julio Libonatti, primo oriundo della storia con Adolfo Baloncieri.