Fonte: Roma
di GIULIANA GARGIULO
Che si voglia o no Napoli è unica e singolare, forte e debole, bella e brutta, sincera e bugiarda, sirena o mostro, perché nel corso di secoli ha declamato tali e tanti aspetti contraddittori che di lei, si proprio di lei, Sirena o altro, si può dire tutto. Elegante e trascurata, monumentale e casareccia, con piazze e strade che hanno suggerito i commenti da Staendal a Ramondino, amata e manipolata come la donna più seducente e pericolosa, la città non si è mai sottratta ai giudici e ai giudizi ed ha continuato ad andare avanti per la sua strada. Strada diventata un percorso, di volta in volta, regale e principesco, ma anche laido e popolare!. Basta a Piazza Plebiscito girare lo sguardo verso la sfilata dei re di pietra che, sentinelle autorevoli, sono alla base del Palazzo reale o entrare nel “magnificente e senza eguali” teatro San Carlo, voluto da un re minorenne arrivato dalla Spagna, che continua a rappresentare “la meraviglia delle meraviglie” tale da incantare scrittori e regnanti, poeti e musicisti, com’è è stato ed è ancora, tra trionfi, riconoscimenti universali ma anche tribolazioni e vergogne attuali (sic!), per cogliere la grandezza di una città che ha fatto della sua bellezza-umanità, del suo coraggio-amore, la bandiera di intere generazioni. Buon ultimo, volato via il Presidente Giorgio Napolitano, uno dei magnifici quattro studenti del Liceo Umberto: Peppino Patroni Griffi, Francesco Rosi, Raffaele La Capria, ennesimo esempio di cultura, valore, intelligenza creatività! A conferma dell’eccezionalità di quanto accadde un grande umano straordinario attuale Presidente Mattarella, arriva oggi in città!” C’è da essere orgogliosi di questa città che allo stremo, digiuna, lacerata e semi uccisa, in un giorno come questo di ottanta anni fa ( 1943) fu la prima in assoluto al mondo a ribellarsi alla ferocia nazista e nel corso di quattro memorabili indimenticabili giornate, ribellandosi con una forza e dignità che spinsero adulti e ragazzi, vecchi e giovani, donne, uomini e ragazzini riuscire a cacciare i nemici con armi inesistenti che di volta in volta furono mobili, letti, cassapanche, sedie, pietre e quant’altro, raccontando per sempre la condizione di un popolo stremato dagli abusi e dalla fame sul punto di scomparire per sempre. Il tutto raccontato ne “Le quattro giornate di Napoli”, indimenticabile film di Nanni Loy che nel mio cuore ringrazierò sempre! Da allora, da quelle indimenticabili “Quattro giornate” niente si può dimenticare!!! “Adda passà a nuttata” commenta Gennaro Iovine in “Napoli milionaria”, con la voce roca di Eduardo (nella foto), rotta dalla fatica e dalla fame, immenso narratore della sua amatissima città. Nel mio ricordo l’emozione è ancora intatta, scatenata di recente dalla richiesta di un grande artista come Mimmo Paladino che, coinvolgendomi in un ruolo di attrice ” la nobildonna a Palazzo” per il suo ultimo film “La divina cometa,” non mi affidò un ruolo scritto dicendomi:” Fai tu, ricorda Eduardo, se vuoi e come vuoi”. Mancando dal set, dove, dopo il mio passato di attrice con Eduardo, più e più volte ho partecipato in ruoli marginali ad una decina di film: da De Sica a Wertmuller, da Brusati a Liliana Cavani è stato perciò molto emozionante ” recitare a braccia, ricordando Eduardo”. Anche per questo e altro ricordo ancora Napoli, segnata dalle parole di Eduardo che lapidario dice: “Adda passà ‘a nuttata” in “Napoli milionaria”. Anche per questo rimane per me Indimenticabile quando, in un giorno come questo, in uno dei nostri tanti incontri, in cima a Parco Grifeo, dove spesso Eduardo dormiva o divideva il tempo con l’amico Paolo Ricci, affacciata con lui su quella balaustra dalla quale la città viene colta da parte a parte, mare dominato dal Vesuvio, eterni dirimpettai Sorrento e Capri ,che, guardando insieme la città amata, sdraiata come la sirena che la racconta, ci fu la mia domanda:”Come fu Direttore che scrisse “Adda passa a nuttata”? Lapidario, entrambi con le lacrime sotto pelle, disse:” Come in questo momento, affacciato in un giorno qualunque di quegli anni di morte, guardai la città amata. Da parte a parte completamente distrutta, affamata, disperata, abbandonata… La frase arrivò veloce come un segno di speranza:”Adda passà ‘a nuttata” e la scrissi in “Napoli milionaria”. Da allora in molti, non sempre a ragione ma anche per altri motivi, che “violentano” l’amata città, continuiamo ad interrogarci se veramente la nottata è passata!