Capri. Maxi abuso a Capri. Due ettari di area verde cementificata e 360 metri quadrati abusivi su un rudere di 170 metri quadrati per il quale anni addietro era stata autorizzata la ristrutturazione e poi ampliato abusivamente fino a toccare quasi i 500 metri quadri di superficie, un manufatto a due piani ancora allo stato grezzo costituito da strutture portanti in cemento armato. Lo scempio è avvenuto a via Lo Capo, in una zona ad alto impatto ambientale, a poca distanza da Villa Fersen, storica dimora in stile liberty costruita agli inizi del secolo scorso raggiungibile da via Tiberio attraverso sentieri che da un lato conducono al mare alla spiaggetta di Caterola e dall’altro a Villa Jovis, i ruderi del palazzo imperiale dell’imperatore romano Tiberio. Dopo aver ricevuto una denuncia firmata dall’organizzazione ambientalista Legambiente Campania, ritenuta però non attendibile dagli inquirenti, gli agenti del commissariato di Capri, coordinati dal vicequestore aggiunto Maria Edvige Strina, si sono recati sul posto e dopo aver individuato la zona con l’ausilio dell’architetto Mario Cacciapuoti, responsabile dell’area paesaggistica dell’ufficio tecnico del Comune di Capri, hanno posto sotto sequestro l’intera area nella quale era stato realizzato uno dei più grandi abusi edilizi mai perpetrati sull’isola. Nel cantiere, che era aperto probabilmente da diversi anni, il proprietario che è risultato anche essere committente ed esecutore dei lavori, P.R. di 36 anni, aveva realizzato una serie di abusi, tra cui l’ampliamento del manufatto su due piani fino ad arrivare a circa 500 metri quadrati che era stato modificato anche nella forma e nelle linee architettoniche originali. La cosa più grave che gli agenti del commissariato hanno portato alla luce è stata la cementificazione totale di circa due ettari di area verde dove era stato effettuato un disboscamento e la distruzione di un’ampia fascia di macchia mediterranea e alberi e realizzato un enorme sbancamento dell’area circostante trasformando l’intera zona in un enorme spazio cementificato a calcestruzzo con lo scopo di formare vere e proprie platee armate al di sotto delle quali erano stati realizzati servizi e pozzetti di scarico con cavidotti e tubazioni, eventualmente con lo scopo di predisporre allacci idrici, elettrici e scarico fognario. Tutto intorno sempre in cemento armato abusiva un’enorme scala a forma di anfiteatro per collegare l’area sovrastante su una superficie di circa 378 metri quadrati. L’abuso però continuava con la realizzazione di muri di confine e una serie di sottoservizi e ingombri tecnici di tutte le zone circostanti. L’operazione, che è andata avanti per l’intera giornata, si è conclusa nel tardo pomeriggio di venerdì con il sequestro di tutto il cantiere e l’apposizione dei sigilli sull’immobile e sul pesante cancello di ingresso e con la denuncia nei confronti dell’amministratore dell’impresa di costruzioni locali, P.R., di anni 36, caprese, nella sua veste di committente dei lavori e titolare della ditta esecutrice. E’ stato denunciato in stato di libertà per aver violato l’articolo 733 del codice penale (danneggiamento del patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale) e per aver violato l’articolo 20 della legge 47/85 (abusivismo edilizio). Il caso ha destato enorme scalpore anche perché l’abuso andava avanti da diverso tempo e ha creato la meraviglia di tanti cittadini che si sono posti la domanda di come si siano potute realizzare opere così imponenti passando inosservati. Sul caso indagherà la magistratura che in questi giorni riceverà il corposo dossier con la documentazione e le indagini avviate sul posto dal vicequestore Maria Edvige Strina che ha coordinato l’operazione portata avanti dal nucleo antiabusivismo. Il fascicolo è stato trasmesso al pool di magistrati della Procura della Repubblica di Napoli che si occupa da alcuni anni dei reati di abusivismo edilizio.