Da dieci anni don Carmine del Gaudio è il parroco della Chiesa di Santo Stefano nella piazzetta di Caprii. Sin dal suo insediamento in Parrocchia ha rivolto sempre il suo sguardo verso i più deboli e gli emarginati, e ha sempre mostrato impegno nella soluzione di tanti problemi sociali, non ultimo quello della ludopatia. Il «flop» del divieto di slot machine, perciò, lo amareggia profondamente.
Cosa pensa della sentenza del Tar?
«Sono fortemente dispiaciuto perché è un segno di alta civiltà aiutare le persone deboli che cadono nella trappola del gioco d’ azzardo, coltivando la vana speranza di colmare vuoti interiori o superare qualche momento difficile della vita».
Le è mai capitato di intervenire con persone o famiglie che vivono con il dramma della ludopatia?
«Molte volte. Questo fenomeno deve essere tenacemente combattuto dalle istituzioni in primis, dai comuni e da tutti coloro che sono impegnati a tutelare la convivenza civile.
Fanno bene i comuni ad intervenire e bloccare chi specula sul gioco d’ azzardo e su questo vizio che sta dilagando sempre più, con pesanti ricadute sull’ andamento della vita familiare».
Cosa fa la chiesa per aiutare gli schiavi del gioco d’ azzardo?
«La chiesa con i suoi strumenti può intervenire con la prevenzione, educando i giovani. Voglio fare riferimento ad un’ esperienza che ho vissuto nella scuola media Ernesto Borrelli di Santa Maria alla Carità, quando ero parroco in quella zona. Varammo un progetto di educazione al risparmio. I ragazzi mettevano da parte i loro risparmi quotidiani e alla fine si sono ritrovati con i soldi necessari per continuare gli studi».
Un sistema che si potrebbe sperimentare anche a Capri?
«Si, a maggior ragione. A Capri i giovani necessitano di un’ educazione all’ uso del denaro, ecco perché sull’ isola è ancor più necessario vietare l’ uso delle macchinette mangiasoldi. L’ educazione al risparmio sarebbe un’ opera altamente educativa per i ragazzi isolani».
a.m.b.