Fonte: Il Mattino di Foggia – 9 Novembre 2023
di STEFANO INTRECCIALAGLI
Il diritto di Israele a difendersi, ma nel rispetto delle norme internazionali. L’appello unanime a pause e corridoi umanitari per la popolazione di Gaza, e la condanna delle violenze dei coloni sui palestinesi in Cisgiordania, che rischiano di portare ad un’ulteriore escalation delle tensioni. I ministri degli Esteri del G7 si ritrovano “più uniti che mai nel perseguimento della pace internazionale, della sicurezza, e prosperità”, siglando una dichiarazione congiunta a conclusione di una riunione a Tokyo che ha visto il passaggio di testimone dal Giappone all’Italia della presidenza del Gruppo. Con la promessa, parola del ministro degli Esteri Antonio Tajani, di lavorare “con determinazione” ai dossier più caldi del panorama internazionale, dal Medio Oriente all’Ucraina, ma anche la transizione digitale e le sfide dell’intelligenza artificiale. Dopo il voto in ordine sparso alla risoluzione Onu sulla guerra tra Israele e llamas, è stato il segretario di Stato Usa Antony Blinken a chiedere al G7 di parlare “con una sola voce chiara”, arrivando alla cena che martedì ha aperto la riunione. Un’unità che è emersa nella dichiarazione finale che qualcuno pensava potesse essere in bilico, ma che alla fine è arrivata, anche sul delicato dossier di Gaza: condannando l’attacco del 7 ottobre, “sottolineiamo il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo”, ma “in conformità con il diritto internazionale”, si legge nel documento. “Sottolineiamo la necessità di un’azione urgente per affrontare il deterioramento della crisi umanitaria a Gaza. Tutte le parti devono consentire il libero sostegno umanitario ai civili, compresi cibo, acqua, assistenza medica, carburante e alloggio, nonché l’accesso agli operatori umanitari. Sosteniamo le pause e i corridoi umanitari per facilitare l’assistenza urgentemente necessaria, il movimento dei civili e il rilascio degli ostaggi”, continua il testo che più volte ribadisce “l’importanza della protezione dei civili e del rispetto del diritto internazionale”. Senza mezzi termini, i sette evidenziano poi come “l’aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura”. Una dichiarazione importante mentre l’Occidente cerca nell’Autorità nazionale palestinese l’interlocutore col quale parlare del futuro per la Palestina, con la soluzione dei due popoli e due Stati che “rimane l’unica via verso una pace
giusta, duratura e sicura”. Nel frattempo, la prospettiva è quella di lavorare a una soluzione intermedia che preveda un intervento internazionale sul modello delle forze Unifil in Libano. Per farlo, il primo obiettivo resta l’eliminazione di llamas, e in questo senso il Gruppo “lavora, anche imponendo sanzioni o altre misure, per negare” ai miliziani palestinesi “la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità”. Trovata l’intesa sulla guerra in Medio Oriente, i sette hanno confermato la loro unità sugli altri dossier affrontati alla ministeriale di Tokyo. I grandi hanno ribadito ad esempio che il “fermo impegno a sostenere la lotta dell’Ucraina non verrà mai meno”, condannando l’aggressione russa e definendo “inaccettabile l’irresponsabile retorica nucleare” di Mosca. In questa direzione va anche la condanna della Corea del Nord per l’invio di armamenti alla Russia e i ripetuti lanci di missili balistici, mentre Blinken è volato a Seul proprio per affrontare la minaccia atomica di Pyongyang. E guardando alla Cina, l’auspicio del G7 è di “costruire relazioni costruttive e stabili” con Pechino, interlocutore necessario per affrontare le sfide globali: da qui l’appello occidentale “a impegnarsi con noi su questi temi”, abbandonando invece il sostegno a Mosca. Per Tajani la ministeriale è stata anche occasione di incontri bilaterali con gli omologhi di Giappone, Canada e con Blinken, con il quale ha confermato “identità di vedute” su Gaza. Con la riunione di Tokyo il testimone è passato ufficialmente all’Italia, che il prossimo anno avrà il compito di guidare i Paesi occidentali più il Giappone. “Le grandi sfide di Medio Oriente, Ucraina e Africa, America Latina e intelligenza artificiale saranno al centro della presidenza italiana”, ha evidenziato Tajani, che ha dato appuntamento ai colleghi alla ministeriale di Capri ad aprile 2024.