Fonte: Roma
di Rosario Pinto
La chiesa di San Michele ad Anacapri è un edificio settecentesco di spiccata originalità. La sua progettazione è opera di Domenico Antonio Vaccaro, uno dei più brillanti architetti del Settecento, una personalità che ha saputo fare della pianta centrale una opportunità progettuale di inusitata bellezza, andando a costruire, qui ad Anacapri, un autentico capolavoro, in cui la semplicità delle forme e dei materiali dà corpo ad una composizione di vibratile armonia.
Non è però dei pregi architettonici di questa chiesa che intendiamo parlare, ma del suo straordinario pavimento maiolicato, eseguito nel 1761 ad opera di Leonardo Chiaiese, che vi realizzò una raffigurazione del Giardino dell’ Eden del tutto atipica ed irrituale rispetto alle correnti accezioni della pratica iconografica di quel soggetto.
La maiolica napoletana si propone nella smagliante luminosità dei suoi colori e nella specchiata definizione dei contorni delle figure che si stagliano nette nel proprio assetto e nella propria identità.
Il tema è quello del Giardino dell’ Eden, un Paradiso terrestre che si presenta come un luogo d’ incanto, arricchito da una vegetazione rigogliosa ed abitato da animali d’ ogni tipo, tra i quali non mancano anche alcuni esemplari di specie evidentemente fantastiche come, ad esempio, l’ unicorno (nella foto un dettaglio del pavimento).
La tradizione maiolicara a Napoli, nel Settecento, ha raggiunto dei livelli produttivi di notevolissima qualità e diventa pervasiva degli spazi, andando a decorare interi complessi non solo chiesastici, ma anche conventuali e di dimore private.
Ricorderemo, solo di passata in questa sede, le decorazioni eseguite da Donato e Giuseppe Massa nel chiostro di Santa Chiara, che forniscono una dimostrazione palmare della verstilità di impiego dello strumento decorativo della maiolica, andando ad esaltare, peraltro, lo splendido lavoro di progettazione architettonica dovuta ancora una volta alla mente geniale del Vaccaro.
Ma, torniamo ad Anacapri. Qui, nel pavimento della chiesa di San Michele, il risultato esorbita l’ ambito della dimensione decorativa e diventa opportunità di autonomia creativa, grazie alla sensibilità compositiva e cromatica che garantisce un risultato di grande compostezza formale pur nel tripudio di forme apparentemente impalpabili e vaporose.
L’ effetto di levità fiabesca è assicurato, inoltre, dalla misura stessa dell’ impianto compositivo, che si rivela ac cogliente nei confronti del fedele che accede allo spazio sacro. E’ di particolare interesse, infatti, osservare come si possa creare la suggestione emotiva di poter effettivamente aggirarsi in uno spazio di incredibile ineffabilità ambientale, immaginando così di trovarsi all’ interno di quel giardino sacro, nel tripudio di acque e di verzure, in un’ atmosfera irreale e di sogno. Il Rococo napoletano trova in queste immagini ed in questo contesto ambientale che le accoglie e le definisce uno dei suoi momenti di assoluto trionfo.