di Luigi Lembo
L’argomento che corre sulla bocca di tutti nelle ultime settimane non riguarda più il covid ne la cruenta guerra in Ucraina; non riguarda ne le tradizionali perplessità sull’inizio della stagione estiva ne le lo stato di strade e servizi; l’argomento di cui tutti parlano è il caro bollette! Dopo l’ultima inattesa “mazzata” ricevuta è partita la corsa a individuare il miglior fornitore di energia elettrica che ci permetta di abbassare l’onere del nostro bimensile balzello. Siamo così diventati, dopo essere stati prima esperti virologi o strateghi di guerra, degli esperti di Kilovattora e di percentuali a maggior convenienza nel consumo elettrico. La scelta non è certo facile ne esula dal rischio di fregature, attratti come molti dalla sola esigenza di pagar meno la luce. Sul banco degli imputati è manco a dirlo la Sippic che da oltre cent’anni eroga energia sul nostro territorio. Ma come nasce la produzione di energia elettrica a Capri? Tutto ha inizio agli albori del secolo scorso, precisamente nel 1903, allorquando viene creata la centrale con lo scopo di alimentare elettricamente la funicolare dell’isola. La funicolare, gestita all’epoca da una società italo-americana formatasi per l’occasione, si alimentava con l’energia di un impianto elettrico autonomo. Effettuava corse ogni mezz’ora e la sua presenza fu accolta con entusiasmo insieme all’arrivo dell’elettricità sull’Isola. Il primo a goderne fu l’albergo Gaudeamus , in via Fuorlovado, dove, guarda caso, alloggiava il direttore della SIPPIC. Un pò per volta la corrente fu portata in tutti gli alberghi, le strade e quindi le case, rimpiazzando le candele, le lampade a cherosene e l’acetilene. Fu proprio una storica delibera del 9 febbraio 1903 che stabilì la sostituzione dell’illuminazione ad acetilene con quella elettrica. Va detto che l’idea di far una funicolare risaliva al 1892 con la creazione di un comitato promotore ma negli anni sorsero alcune società private interessate ad assumere il servizio. Bisognerà comunque attendere come detto solo il 1903 per ottenere il necessario permesso organizzativo. Ritornando alla fornitura elettrica fu solo nel 1908 che fu realizzato il capitolato definitivo per l’impianto ed esercizio della luce elettrica, ottenuta con energia termica, con un contratto di 15 anni. Nel 1928 il contratto fu rinnovato stabilendo il prezzo dell’illuminazione privata a 2.50 lire al kilowatt con l’obbligo di un minimo di consumo in proporzione ai kilowatt installati. Nel 1930, grazie al podestà Marino Dusmet il prezzo fu ridotto a 2,25 lire al kw. E fu abolito l’obbligo del minimo consumo. La centrale dava all’epoca l’idea di una casa nobiliare circondata da campi agricoli , con pochissime case e fitta vegetazione. Negli anni a seguire cambia il panorama ma anche la centrale interessata da lavori di ammodernamento legata soprattutto ad esigenze di aggiornamento date dall’evoluzione tecnologica. La prima importante ristrutturazione risale alla fine degli anni 50, successivamente sono stati effettuati interventi di potenziamento ed efficientamento della produzione con l’essenziale passaggio finalizzato all’unificazione della tensione da 2kV a 6kV. Nel 1962 la Sippic vince clamorosamente la battaglia contro lo Stato per la nazionalizzazione della centrale . Mentre quasi tutte le altre società italiane capitolarono, la Sippic si aggrappò davanti al Consiglio di Stato ad un cavillo burocratico: si trovava in un’ Isola e avrebbe realizzato anche un altro servizio, la dissalazione dell’ acqua. Pur se la cosa divenne effimera, la centrale Sippic venne dichiarata qualche anno dopo dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico come “impianto essenziale per la sicurezza del sistema elettrico nazionale”. Attualmente, la Sippic non è più la fonte energetica esclusiva dell’isola, perché la centrale elettrica è direttamente collegata alla rete di trasmissione nazionale Terna. La società caprese conserva però un ruolo strategico nella fornitura di energia, dal momento che rappresenta l’unico collegamento sottomarino con la terraferma che aggancia la rete elettrica nazionale, in attesa del secondo collegamento che dovrebbe essere realizzato entro il 2025. La Sippic garantisce infatti la riaccensione, nonché l’alimentazione totale o parziale dell’Isola nel caso in cui, per qualche motivo, si verifichi l’assenza del collegamento con la RTN.