(Fonte: Il Mattino – di Anna Maria Boniello)
Sul volto e sul corpo, ma soprattutto nell’ anima, porta ancora i segni di quella tragica notte che troncò la vita di sua moglie Patrizia Massimino, 54 anni, e delle loro due figlie, Antonella, 27, e Alessandra, 22 anni. Maurizio Cora, avvocato aquilano che aveva sposato la caprese Patrizia nella chiesetta di Sant’ Andrea a Marina Piccola, ieri mattina è tornato per qualche ora nell’ isola: il tempo di partecipare a una messa di suffragio celebrata dall’ amico don Nello e di ricevere il caldo abbraccio di don Carmine nella chiesa di Santo Stefano in piazzetta, per poi raggiungere il cimitero di Capri dove si è fermato a lungo davanti alla tomba in cui riposano le sue tre donne. «Io sono morto con loro, una morte che poteva essere evitata», dice. Perché, avvocato?
«Quella sera demmo ascolto alle istituzioni che dai mezzi di informazione ci assicuravano che non sarebbe accaduto niente e che potevamo restare tranquilli in casa, che quelle scosse continue erano solo il segno di uno scarico di energia, in defibitiva un fenomeno normale».
Chi dava questi messaggi?
«Il vice dell’ allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, Bernardo De Bernardinis, al termine della riunione della Commissione grandi rischi: una sottovalutazione per la quale è stato poi condannato nei tre gradi di giudizio, fino alla Cassazione. Nei giorni precedenti, ad ogni scossa noi uscivamo in strada, ma quella sera ci fidammo: io avevo addirittura fatto rientrare all’ Aquila mia figlia Antonella, che studiava a Napoli in una scuola di notariato. La mia vita e quella di tanti altri miei concittadini è stata distrutta da quelle rassicuranti parole».
Com’ è la sua vita, a dieci anni da quella notte?
«Mi sento come un morto vivente. Anche io ho fatto un volo di 27 metri dal quarto piano: ci ritrovammo tra le macerie del garage, sento ancora la voce di mia figlia Antonella, che sarebbe morta dopo alcuni giorni, che gridava Papà tirami fuori e poi l’ immagine di un vigile del fuoco che mi mostrava il corpo inerme di mia moglie. E, ancora, un altro che mi mostrava la foto di una giovane chiedendomi se fosse mia figlia. Era proprio lei, Alessandra, schiacciata da un masso mentre dormiva nel letto dei suopi sogni di ragazza».
Come è riuscito a superare questa tragedia?
«Non credo che la supererò mai.
Anche se mi sono tuffato nel lavoro, quella notte ho perso tutta la mia famiglia e la mia vita. Una vita che scorreva felice tra l’ Aquila, dove sono nato io e dove si svolgeva la nostra vita normale tra lavoro e scuola, e Capri, dove mia moglie è nata e dove le mie ragazze avevano centinaia di amici, in particolare Alessandra che qui aveva dato vita a un complesso musicale».
Alessandra, che aveva partecipato al Premio Mia Martini ed era stata notata dal regista Ozpetek che le ha dedicato un video, aveva cantato in piazzetta nel suo ultimo veglione di Capodanno.
Capri è ancora importante per lei?
«Qui ho il mio più caro tesoro, quella tomba che racchiude i resti della mia famiglia. Ma ogni volta tornare mi fa male perché ad ogni angolo ho un ricordo di quando eravamo insieme felici.
Per dire, non ho avuto mai più il coraggio di fare un bagno nel mare di Capri dove si tuffavano le mie bambine. Torno solo il 26 agosto, per presenziare al premio canoro Per Te Alessandra organizzato dai suoi amici di sempre. Lo faccio per loro, che sono sempre così affettuosi, e soprattutto per lei».