Fonte: Il Mattino di Foggia
I DOSSIER ITALIANI NELLAGENDA DEL SUMMIT CONCORDATI CON WASHINGTON
La presidenza italiana del G7 è di fatto già iniziata e Washington ha fatto sapere che sarà ”fondamentale” mantenere l’Ucraina ”tra le priorità dell’agenda”. Quindi, sarà Biden a comandare il vertice che si terrà in Puglia, con Giorgia Meloni al suo traino, come al solito. Lo ricorda Francesco Verderami in un articolo del Corriere della Sera, dove spiega che ”una delegazione della Farnesina è volata negli Stati Uniti a illustrare le linee guida del dossier”. In merito alla crisi ucraina negli Usa sono convinti, scrive Verderami, che non ci siano margini per trattative diplomatiche, perché la Russia vorrà proseguire lo sforzo bellico «almeno per il prossimo anno», puntando anche su un esito del voto negli Usa che «veda prevalere le tendenze più isolazioniste». E siccome «Putin è convinto di sopravvivere a noi», nei mesi a venire sarà necessario «intensificare l’assistenza sul piano militare» a favore dell’Ucraina. Per questo il G7, secondo Washington, sarà «essenziale» per mobilitare il massimo impegno politico e finanziario, utile a «esercitare pressione» su Mosca. ”Le preoccupazioni americane emerse durante gli incontri, sia sui problemi interni sia sulle tensioni in Europa, hanno fatto da sfondo agli obiettivi posti in risalto”, scrive Verderami sottolineando la necessità di ”rassicurare la popolazione ucraina, la cui «resilienza inizia a mostrare segni di fatica». Ma c’è anche il fronte geo-politico da gestire, dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente”. In questo senso, aggiunge, il Dipartimento di Stato ha ribadito che il conflitto tra Israele e llamas «non può far mutare atteggiamento» verso Kiev, perché le due crisi sono «di natura dire «un processo trasformativo delle proprie istituzioni e della propria economia». In questo contesto si inserisce il piano di ricostruzione dell’Ucraina, che è al centro dell’agenda della presidenza italiana del G7: una mission che il governo intende proiettare nel 2025, con l’organizzazione a Roma della Ukraine recovery conference. L’aspettativa di Washington è che il Piano di ricostruzione passi allora in maniera ancor più stringente attraverso la MultyAgency Donor Coordination Platform, istituita un anno fa con lo scopo di indirizzare le risorse: in questa Piattaforma dovrà essere garantita la centralità dei Paesi del G7. Ed è chiaro il motivo per cui dovranno essere evitate «duplicazioni». Specie se si intendono mobilitare
investimenti privati nei settori strategici. In quello della Difesa, che in prospettiva potrebbe trasformare Kiev in un fornitore di armamenti per i tradizionali partner di Mosca, spiazzando la concorrenza russa. E in quello dell’Energia, in vista della «triplicazione» della produzione nucleare dell’Ucraina entro il 2050. È un punto dell’agenda a cui gli Usa guardano con favore, auspicando la collaborazione tra aziende italiane e americane. I fondi privati saranno decisivi per il futuro ucraino. Per comprenderlo, basta annotare la «preoccupazione» espressa alla missione italiana dai rappresentanti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale: solo per il 2024 c’è uno scarto di «almeno 20 miliardi di dollari» tra le risorse disponibili e il fabbisogno di Kiev. Il report consegnato al governo dalla delegazione diplomatica spiega con crudezza come l’anno che verrà «sarà cruciale» per le sorti del conflitto, le aspettative ucraine e le opinioni pubbliche occidentali. Gli Usa nutrono «forti aspettative» verso Roma. Quello del G7 in Puglia è una sfida ogistica e diplomatica cui staff, ministeri e sherpa già si stanno preparando da tempo e che avrà il suo apice a metà giugno, quando si saranno appena chiuse le urne delle elezioni europee. A fine gennaio un primo incontro tra gli sherpa dei 7 paesi più industrializzati servirà a definire l’agenda: Ucraina (sulla quale ci potrebbe essere una videoconferenza ad hoc il 24 febbraio, a due anni dall’aggressione russa), Israele e Gaza,
saranno inevitabilmente tra i temi di cui discuteranno i grandi. Ma l’obiettivo dell’Italia è di portare “in prima pagina” nelle dichiarazioni finali la questione delle migrazioni. E’ il punto numero uno per Roma, insieme a quella rinnovata attenzione al Sud globale e all’Africa che è una delle questioni centrali per la regione e il cuore della politica estera italiana. La macchina organizzativa è già in moto da tempo: sopralluoghi e valutazioni sulla sicurezza sono ancora in corso ma già si pensa a una zona “rossa” attorno a Borgo Egnazia (il resort di Savelletri, in Valle d’Itria, che ospiterà i capi di Stato e di governo) di almeno 10 km quadrati, che potrebbe arrivare a 30 comprendendo anche una seconda zona “gialla”, circa 130 gruppi di lavoro per preparare 21 ministeriali e il vertice dei capi di Stato e di governo. Sono alcuni dei numeri del G7 italiano, con la presidenza che partirà ufficialmente da gennaio, con il rilascio anche della prima versione del sito web dedicato. Una macchina “complessa”, assicura chi sta lavorando per fare arrivare pronte all’appuntamento non solo la Puglia, ma in sostanza tutte le regioni d’Italia. Lo sforzo maggiore sarà concentrato sulla costa adriatica pugliese, in valle d’Itria, l’area tra Bari e Brindisi che ospiterà a metà giugno i leader. E insieme a loro, circa 2000 delegati e altrettanti giornalisti, con la mobilitazione di 5000 militari a garanzia della sicurezza del vertice. Tra le novità del summit italiano la scelta di dedicare un incontro al turismo e uno alla cultura, due driver di quella “superpotenza culturale” che Giorgia Meloni davanti agli ambasciatori pochi giorni fa ha definito come “strumento prezioso” e “sempre più pilastro della politica estera italiana”. Prima del vertice dei capi di Stato e di governo si terranno diverse ministeriali “di peso”, a partire da quella Esteri (Antonio Tajani ospiterà i suoi colleghi a Capri) ed Economia (Giancarlo Giorgetti discuterà con i ministri delle Finanze a Stresa, sul Lago Maggiore). In tanti accoglieranno gli omologhi nelle loro terre di origine (Gilberto Pichetto a due passi da Torino, Matteo Salvini a Milano, Carlo Nordio a Venezia, Adolfo Urso a Verona) e sfrutteranno strutture del patrimonio pubblico (che consentono anche di contenere i costi, visto il budget di 45 milioni).