Anna Maria Boniello – L’avvocato Salvatore Ravenna, direttore dell’Acap, l’associazione cabotaggio armatori partenopei, spiega i motivi che hanno portato le compagnie di navigazione che effettuano i servizi di trasporto pubblico a ridurre a partire dall’8 marzo i collegamenti e ad effettuare solo le corse essenziali previste dalle fasce protette, mentre dal 30 marzo verranno sospesi definitivamente i collegamenti marittimi nel golfo di Napoli se non si farà chiarezza sull’interpretazione della legge che obbliga alle compagnie il pagamento dell’iva sulle forniture.
D: Perché le compagnie questa volta hanno assunto una posizione così ferma e decisa?
R: “Bisogna far chiarezza sull’interpretazione di una legge che, nell’incertezza, rischia di farci incorrere nel reato di evasione. Noi stiamo agendo comunque anche nell’interesse generale, dei residenti sulle isole di Capri, Ischia e Procida, dei turisti e dei pendolari perché, in ultima analisi, non ci restano altro che due soluzioni: o ridurre le corse o aumentare il costo dei biglietti”.
D: L’emanazione della legge risale al 15 dicembre del 2011. Come si è potuti arrivare agli inizi di marzo senza che via sia stato nessun intervento?
R: “Noi da parte nostra abbiamo avuto una serie di incontri sia nelle sedi ministeriali che in quelle regionali ma nonostante il fattivo interessamento avvenuto da parte dell’assessore regionale ai trasporti Sergio Vetrella, che ha sollecitato il Governo a una pronta risoluzione del problema, fino ad oggi la situazione è stagnante. Si tratta solo di darci una giusta interpretazione”.
D: Le vostre lettere con richiesta di chiarimenti sono state inviate oltre che al Consiglio dei Ministri anche all’Agenzia delle Entrate. Nemmeno da quel fronte sono arrivate risposte?
R: “Tengo a ribadire che abbiamo sollecitato tutti gli enti e le istituzioni interessate ad intervenire prima di decidere lo stop dei servizi ma è il caso di dire che sino ad oggi navighiamo ancora nell’incertezza. Un’incertezza che non è più procrastinabile, anche perché se i fornitori ci chiedono la dichiarazione di esenzione iva noi oggi dichiareremmo il falso, rischiando anche l’arresto poiché oltre i 50mila euro scattano le manette. I biglietti, poi, non sono soggetti all’applicazione dell’iva per cui non c’è soluzione al problema anche perché i bilanci delle nostre compagnie non sono in grado di sostenere un costo così elevato che non può essere scaricato nella voce uscita rischiando, infine, un disastro finanziario”.
D: A due giorni dalla data fissata di riduzione delle corse intravede qualche via d’uscita?
R: “Lo ripeto: la nostra volontà è quella di non aumentare il costo dei biglietti e di lasciare le corse invariate. Quindi auspichiamo che siano gli organi preposti e l’Agenzia delle Entrate a chiarire o modificare quel comma della legge che impone l’iva al 21% a tutti i beni destinati ai rifornimenti di bordo e tra questi, ovviamente, il carburante che fino ad oggi veniva esentato”.