Fonte: IL Mattino – 6 novembre 2024
di Giovanni Chianelli
Un incontro che solo l’arte può rendere possibile. Quello tra il pittore e scultore Sandro Chia, 78 anni, fiorentino, uno dei massimi esponenti della transavanguardia, e Axel Munthe, il medico e scrittore svedese scomparso 75 anni fa. Proprio per celebrare la ricorrenza ad Anacapri, a villa San Michele che fu di proprietà di Munthe, è stata organizzata la mostra «Abitanti di un altrove. Sandro Chia incontra Axel Munthe», in programma fino al 30 marzo 2025. Dodici opere in cui l’artista realizza un racconto in forma di dialogo con lo psichiatra e letterato, mettendolo in scena nel suo stile colorato e ironico, proprio come ha fatto nel corso della lunga carriera con i soggetti raffigurati, di solito persone comuni (o meglio svariate declinazioni di se stesso) esaltate dai contrasti cromatici e l’enfatizzazione dei tratti. Munthe entra a far parte della galleria di ritratti di Chia «uscendo» dalle fotografie che lo ritraggono in bianco e nero, e nell’allestimento di villa San Michele i dipinti e le diapositive sono messi a confronto rivelando il metodo di lavoro: i quadri poggiano sugli ingrandimenti delle immagini, quasi carte da parati che accolgono l’esposizione.
«Le opere di Chia assumono le sembianze di abitanti di un mondo sospeso tra passato e presente, di un altrove condiviso e immaginifico impaginato nell’incontro tra la vivacità dei colori delle tempere di Chia e il bianco e nero delle foto d’epoca», spiegano Arianna Rosica e Gianluca Riccio che curano l’esposizione: «Con il loro rimando a un universo ricco di riferimenti storici e iconografici, l’impianto narrativo delle singole opere dell’artista italiano esprime a pieno il senso dell’incontro a distanza tra Chia e Munthe: il dialogo tra uomo e natura, la relazione tra universo antropocentrico e dimensione animale, pensate come entità complementari e in costante dialogo tra loro, convivono nella cornice di un estetismo mai fine a se stesso ma piuttosto inquadrato come forma di continua attraversamento del tempo e della storia». Chia ha ricevuto dai curatori le immagini di Munthe e si è immerso nel suo mondo, attraversandolo col suo estro divertito e giocoso. Interessanti gli abbinamenti tra le opere e le antiche fotografie; una diapositiva ritrae Munthe seduto in un momento di pausa e circondato dai suoi cani, è stata accostata a un ritratto di Chia dello psichiatra steso su un divano. In un’altra sequenza il volto dello scrittore svedese è ingigantito, tappezzato da rappresentazioni di Chia di scene campestri, in un’esplosione di colori.
Così, attraverso una sintesi di modernità e tradizione, continua Rosica, «Chia, che di solito non era mai stato così monografico, elegge nell’empireo dei suoi ideali compagni di sogni e viaggi anche la figura di Munthe, interpretando le atmosfere che circondavano il medico-scrittore svedese durante la sua lunga permanenza caprese attraverso una carrellata di figure mute, ieratiche e indolenti, ma al contempo, ironiche e giocose, immerse in un paesaggio di colori forti e vivaci, connessi alla natura mediterranea dell’isola di Capri. Isola che Chia conosce bene, avendola frequentata a lungo durante gli anni ’80». Il confronto impossibile continuerà anche nella terra di Munthe: il 26 novembre, nella sede dell’Istituto italiano di cultura di Stoccolma, si inaugurerà «Here and elsewhere. Chia, Munthe, ponti in dialogue».