Anna Maria Boniello. Capri – Hanno confessato subito davanti ai Carabinieri, i cinque giovani capresi, tutti minorenni di età compresa fra i 16 e i 17 anni quattro residenti a Capri ed uno ad Anacapri, di essere stati loro a divellere e lanciare nel vuoto le pesanti panchine in legno e ferro che ornano il belvedere di Tragara ed addirittura hanno dichiarato di aver progettato il raid teppistico effettuando sopralluoghi nella piazzetta per assicurarsi che non ci fossero telecamere installate in quello spazio. I genitori dei cinque ragazzi, dopo essere stati convocati nella Stazione dei Carabinieri di Capri, hanno mostrato dapprima tutto il loro disappunto per l’incomprensibile gesto compiuto dai loro figli verso i quali hanno avuto una durissima reazione, assieme a tutta la mortificazione palesata alle Forze dell’Ordine mentre gli notificavano la denuncia per danneggiamento alla cosa pubblica che sarà inoltrata al Tribunale dei Minori che dovrà pronunciarsi sull’accaduto. Un lavoro capillare e minuzioso da parte dei Carabinieri di Capri che hanno dovuto visionare immagini di scarsa qualità che sono state riprese dalle telecamere e che durante la notte, al buio, non consentono una visione ottimale. Ma nonostante questi impedimenti sono bastate meno di 24 ore ai Carabinieri, coordinati dal Comandante della Stazione, il luogotenente Pietro Bernardo, per visionare le immagini filmate dalle telecamere di sorveglianza poste lungo la celebre strada panoramica che conduce ad uno dei belvedere più belli e più famosi del mondo, quello di Tragara, ed individuare i cinque autori del raid teppistico che ha avuto luogo dopo la mezzanotte del 26 Dicembre, quando il gruppetto, ripreso dalle telecamere, tornava dal luogo degli atti vandalici, dove avevano divelto due pesanti panchine in legno e ferro battuto e le hanno lanciate nel vuoto nel precipizio sottostante il parapetto dove ogni giorno sostano centinaia di persone, in ogni stagione, e restano incantate alla vista del paesaggio con i Faraglioni e la baia di Marina Piccola, così come descrivono i versi della celebre canzone Luna Caprese, scritta da Augusto Cesareo proprio su quel belvedere nel 1953, e incisa e lanciata da un giovanissimo Peppino di Capri che l’ha fatta diventare quasi l’inno dell’isola azzurra. Una sensibilità ed un affetto alla propria terra che forse oggi va man mano scomparendo, tanto che da i social e dalle pagine di qualche caprese si è cercato di minimizzare l’episodio criticando le immagini diffuse da una rete televisiva nazionale e scrivendo “Tanto chiasso solo per due panchine rimosse”. Non si tratta infatti del gesto in sé, ma di un campanello di allarme e di un malessere che si sta man mano diffondendo specie nei più giovani abitanti dell’isola. Non è la prima volta che le cronache si occupano di casi del genere, che vengono definite “bravate” ma che dovrebbero essere stigmatizzati come atti teppistici, così come avviene in ogni località del mondo. Bruciare una tenda di un negozio, spaccare il cristallo della porta di ingresso di una boutique in pieno centro storico o danneggiare l’arredo urbano o peggio monumenti artistici è diventato ormai quasi una routine per alcune frange di giovani che si divertono ad accanirsi contri quelli che sono beni comuni. Sull’ episodio si era registrata la ferma posizione da parte del sindaco di Capri Gianni de Martino che all’indomani del raid teppistico aveva dichiarato “E’ stata probabilmente una ragazzata, che però non può rimanere impunita.” Il primo cittadino proprio per l’importanza che assume per la comunità e per i turisti l’esistenza delle panchine sul belvedere a poche ora dalla scoperta aveva provveduto a far installare due nuove panchine negli stessi spazi occupati da quelle che erano state divelte dai suoi giovani compaesani la notte precedente. La posizione ferma del sindaco è condivisa da gran parte della popolazione adulta, ma sono proprio i giovani i frequentatori della rete a dividersi in più fazioni. C’è chi continua a minimizzare questi episodi definendoli ragazzate e che invece indica di ricorrere al pugno di ferro ed addirittura invoca la presenza di ronde notturne.